Udienza preliminare per Cavallini: «Attentato partito da Treviso»

Sabato 29 Luglio 2017 di Angela Pederiva
Udienza preliminare per Cavallini: «Attentato partito da Treviso»
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VENEZIA - Le persone offese sono così tante che è stato necessario procedere alla notificazione per pubblici proclami: un’intera paginata, sui quotidiani nazionali, che entra così di diritto nel grande libro dei misteri d’Italia. Ma è una storia che sa pure molto di Nordest, quella della strage del 2 agosto 1980, per cui il tribunale di Bologna avvisa appunto i congiunti delle 85 vittime decedute e i 205 feriti dell’epoca. Non solo perché a costituirsi parte civile nell’udienza preliminare del prossimo 6 ottobre potranno essere anche in 23 da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ma pure in quanto sono “trevigiani” i fatti e l’imputato: Gilberto Cavallini, l’ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari che nella Marca fin dal 1978 era conosciuto come “Gigi Pavan, rappresentante della Total di Padova”.
LA VICENDA – Eccoci dunque all’ultimo capitolo della lunga e tortuosa vicenda giudiziaria. Ultimo per ora, va detto, visto che il 26 ottobre sarà discussa la richiesta di archiviazione della Procura di Bologna per l’inchiesta a carico di ignoti sui mandanti dell’attentato terroristico, il più grave del Secondo Dopoguerra, dopo l’opposizione presentata dall’Associazione tra i familiari delle vittime. Ma per quanto riguarda gli esecutori materiali, finora sono stati condannati in via definitiva gli ex Nar Giusva Fioravanti e Francesca Mambro (entrambi all’ergastolo) e Luigi Ciavardini (a trent’anni), che come Cavallini si sono sempre proclamati innocenti, sostenendo che quel giorno si trovavano «a Padova, in Prato della Valle».
IL VENETO – Ecco dunque che, ancora una volta, il Veneto torna teatro della strategia della tensione. Lo scrivono nero su bianco il procuratore Giuseppe Amato, l’aggiunto Massimiliano Serpi e i sostituti Antonio Gustapane, Enrico Cieri e Antonella Scandellari, nella richiesta di rinvio a giudizio in cui collocano i fatti «tra Villorba di Treviso e Bologna». In particolare Cavallini, attualmente detenuto a Terni e difeso dall’avvocato Mattia Finarelli, viene accusato di aver fornito «alloggio protetto» in largo Primo Maggio a Fontane di Villorba a Ciavardini («latitante, proveniente da Venezia da alcuni giorni») e alla coppia Mambro-Fioravanti («anche quest’ultimo latitante, giunti in aereo da Roma la notte tra il 31 luglio e l’1 agosto 1980»). Inoltre all’oggi 64enne viene contestato di aver messo a disposizione «l’idonea attrezzatura in suo possesso» per falsificare la patente procurata da Ciavardini e consegnata a Fioravanti, nonché di aver fornito la macchina necessaria al viaggio da Villorba alla stazione ferroviaria di Bologna, e ritorno, «avendo la disponibilità di più autovetture tra le quali una Opel Kadett bianca intestata alla compagna Flavia Sbrojavacca». Quest’ultima è la trevigiana che, vedendo al telegiornale la propria auto sul luogo dell’omicidio di un carabiniere a Milano, il 26 novembre 1980 scoprì che “Gigi il rappresentante” era in realtà “Cavallini il terrorista” (e per questo fu assolta in Appello dall’accusa di favoreggiamento).
LE VITTIME – Le persone offese potranno nominare un avvocato in vista della richiesta di risarcimento dei danni, ma «ove non ritengano di intervenire non è obbligatoria la loro presenza» all’udienza fissata dal gup Alberto Ziroldi. Peraltro è possibilepure che qualcuna fra le vittime sopravvissute alle ferite dell’esplosione sia morta nel frattempo, dato che sono passati ormai 37 anni dalle «ore 10.25 del primo sabato del mese di agosto, all’interno del più importante scalo ferroviario nazionale», circostanze che secondo i pm denotano la volontà «di uccidere un elevato numero di persone», allo scopo «di attentare alla sicurezza dello Stato».
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Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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