Coronavirus, in Veneto scuole aperte per gli studenti che tornano dalla Cina senza sintomi Video

Sabato 1 Febbraio 2020
Coronavirus, la situazione a Nordest. In Veneto scuola aperta per gli studenti che tornano dalla Cina senza sintomi
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Coronavirus, la situazione a Nordest. Sul Gazzettino.it le ultime notizie sulla diffusione del virus, eventuali contagi, persone in quarantena, disposizioni sanitarie delle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Il vademecum del Ministero dell'Interno: «Evitare carne e prodotti poco cotti, lavare le mani»


STUDENTI DALLA CINA IN ITALIA POSSONO ANDARE A SCUOLA
Non c'è' preclusione a frequentare la scuola per gli studenti che sono arrivati in Italia dalla Cina e che non presentano i sintomi caratteristici del coronavirus. Lo dispone la circolare congiunta del Ministero della Salute e dell'Istruzione che verrà diffusa lunedì prossimo. Lo ha anticipato oggi Francesca Russo, dirigente della direzione di prevenzione regionale del Veneto, durante la conferenza stampa convocata a Venezia dal presidente Luca Zaia. La circolare, che verrà trasmessa alle direzioni scolastiche, interesserà oltre alle scuole primarie e secondarie, alle università anche le comunità infantili. Riguarderà tutti coloro che sono tornati in Italia dalla Cina e che non presentano sintomi. Stessa indicazione anche per i luoghi di lavoro. «Si può comprendere l'apprensione dei genitori - ha sottolineato Zaia - ma non ci deve essere fobia per gli studenti o persone asintomatiche. Quindi possono frequentare la scuola o andare al lavoro».

CESSATO ALLARME NELLA MARCA
L’Ulss 2 della Marca comunica che è stata revocata la misura dell’isolamento domiciliare per i due  italiani, una imprenditrice 50enne e un bimbo di 4 anni, per i quali nei giorni scorsi, al rientro dalla Cina, era stata disposta questa misura precauzionale. Per la 50enne, che aveva manifestato un quadro febbrile (in assenza però di problemi respiratori importanti) è giunto oggi pomeriggio dall’Istituto Spallanzani di Roma, l’esito negativo della ricerca del Coronavirus. Il caso è quindi chiuso.
Per il bambino l’evoluzione del quadro clinico ha consentito di riclassificarlo come asintomatico e, dunque, non più necessitante di isolamento domiciliare.

Coronavirus, cosa succede in Veneto in caso di contagio: task force in tutte le Ulss
«Il presidio c'è e ben collaudato, perche è attivato dall'organizzazione studiata sin nei minimi particolari dal 2012 e che, nel caso del Coronavirus, è scattata immediatamente con il coordinamento regionale e il coinvolgimento di tutte le Ulss, i medici di medicina generale e la sanità ospedaliera». Lo ha precisato stamani in una conferenza stampa in Regione, il presidente del Veneto Luca Zaia, presenti i dg delle Unità sanitarie regionali. «È presumibile che, come nel caso dell'influenza stagionale quando il picco non è stato ancora raggiunto - ha aggiunto Zaia - possano esserci altri casi sintomatici del Coronavirus. Siamo però pronti ad affrontare la situazione e mi sento di raccomandare i cittadini di non farsi prendere dal panico e di rivolgersi con fiducia alla rete sanitaria. Le persone che vogliono avere informazioni possono chiamare il numero telefonico 1500 attivato dal ministero della Salute. In Veneto, risponde il reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Padova che effettua un primo triage telefonico». «La squadra c'è, siamo attrezzati e preparati - ha spiegato - e siamo in grado di gestire con efficienza l'intera situazione anche tenuto conto dell'ottima collaborazione con il commissario per l'emergenza Angelo Borelli, del quale conosco le alte capacità - ha concluso Zaia - con il quale sono costantemente in contatto».

Borelli è stato sentito in collegamento telefonica da Zaia durante la conferenza stampa, che ha fatto il punto della situazione generale ribadendo la totale disponibilità della Regione Veneto a collaborare in spirito di squadra per qualsiasi necessità emergesse.

Da parte sua, Borrelli ha sottolineato l'efficienza con cui la sanità veneta si è sinora mossa e l'importanza del lavoro di squadra che si sta facendo tra Protezione Civile, Ministero della Salute e Regioni italiane. Nel corso della telefonata, Zaia e Borrelli si sono anche confrontati sulla prospettiva di organizzare un ponte aereo per riportare in Italia i cittadini che si trovano in Cina e vogliono rientrare (molti i veneti) e per i cinesi che vogliono tornare nel loro Paese. «Questo sistema sanitario - ha precisato Zaia - è stato celere nella risposta all'emergenza grazie all'organizzazione che c'è da tempo, sin dal 2012». Celerità confermata dall'assessore alla sanità veneta, Manuela Lanzarin: «C'è una vera e propria rete nella quale girano tutte le informazioni necessarie prima di tutto ai sanitari e agli esperti della prevenzione. L'informazione è e deve essere corretta, perché anche così si possono arginare le pur comprensibili paure delle persone».
 

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IN CINA PER IL CAPODANNO CINESE, TORNANO: FAMIGLIA IN QUARANTENA
Una famiglia residente a Corbola, in provicia di Rovigo, era partita alla volta di Hangzhou per riabbracciare i parenti al Capodanno cinese. Padre e figlia sono rientrati giovedì in Basso Polesine, a Corbola, dove abitano regolarmente, da otto anni, in via Rosetta Pampanini. Adesso sono “sorvegliati speciali”, perché la metropoli di Hangzhou si trova a 700 chilometri Wuhan, l’epicentro dove è scoppiata l’epidemia (LEGGI).

LO STUDENTE IN ISOLAMENTO NEL BELLUNESE
Era partito con i sogni dei suoi 23 anni per un’esperienza unica: un tirocinio al consolato italiano in Cina. È tornato con una mascherina, le immagini da apocalisse delle strade deserte impresse nella mente. Davide Barattin, di Polpet, studente di Relazioni Internazionali all’università di Firenze era arrivato il 10 gennaio scorso a Guangzhou, città della Cina del sud, a 850 chilometri da Wuhan. Nemmeno il tempo di ambientarsi iniziare il tirocinio al consolato, che si è trovato in piena emergenza. È tornato a casa sano e salvo l’altro ieri: non esce e starà due settimane nella sua abitazione, con mascherina per precauzione (LEGGI).

IN FRIULI 
«A Udine sono stati valutati per il nuovo coronavirus cinese 7 casi con il criterio epidemiologico, ovvero persone rientrate dalla Cina nei 14 giorni precedenti. Tutti i casi hanno evidenziato diagnosi alternative al coronavirus: per 3 pazienti ne è stata esclusa la presenza; per gli altri 4 si attendono i risultati sui campioni biologici inviati allo Spallanzani per averne la certezza microbiologica, anche se le co-infenzioni sono inferiori al 10%» lo ha spiegato oggi Carlo Tascini, direttore della Clinica di Malattie infettive di Udine, in occasione di un sopralluogo del vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Protezione civile e alla Salute, Riccardo Riccardi.

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Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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