Coronavirus e il Carnevale di Venezia: cancellazioni e stanze a 50 euro

Sabato 1 Febbraio 2020
Coronavirus e il Carnevale di Venezia: cancellazioni e stanze a 50 euro
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VENEZIA - Come se l'acqua alta di novembre e gli echi foschi che ancora si inseguono per il mondo, non bastassero. A frenare una volta di più il turismo per il Carnevale - al via settimana prossima - e al contempo calare l'ennesima mannaia su albergatori già provati dal mese e mezzo di marea eccezionale, arriva ora il coronavirus

Con tutto quello che comporta: il blocco delle frontiere da parte della Cina e la psicosi che si espande forse più del morbo a stoppare la voglia di trovarsi in calli affollate, all'inseguimento di una maschera. Tanto che non mancano le cancellazioni di chi - da Oriente - aveva prenotato una stanza e si è trovato bloccato nel proprio paese.

STANZE A 50 EURO
«Nel primo fine settimana il tasso di occupazione è intorno al 70% - commenta il presidente dell'Associazione Veneziana Albergatori, Vittorio Bonacini - Ancora troppo basso, così com'è basso il prezzo delle camere». 
E l'esempio rende bene l'idea: «Nei giorni di punta del Carnevale si può trovare una stanza anche a 50 euro» con la percentuale di occupazione che nelle date infrasettimanali scende drastica al quaranta per cento. Segno che per il Carnevale di gioco, amore e follia disegnato per Venezia quest'anno si va verso la prenotazione last minute, strada che lascia aperta una porta verso la possibilità che le percentuali possano salire ancora. Anche perché tanto l'Ava quanto gli organizzatori delle due settimane di festa ci tengono a sottolineare che quello di Venezia non è solo un Carnevale degli eventi del fine settimana, ma è una giostra che continua ininterrotta anche negli altri giorni. «Speriamo - continua Bonacini - che il coronavirus non peggiori ulteriormente la situazione e che la psicosi non spinga molte persone a rinunciare a viaggiare. L'atmosfera di Venezia è magica tutti i giorni e invitiamo i visitatori ad approfittarne». 

DOPO L'ACQUA ALTA
L'appello è molto simile a quello lanciato dalla stessa assoalbergatori nei giorni successivi all'acqua alta di novembre, quando le immagini di una Venezia immersa nella marea aveva spinto centinaia di turisti a cancellare le proprie prenotazioni o non mettere la città d'acqua nell'elenco dei posti da visitare durante le vacanze del periodo natalizio e di Capodanno. E così è stato, tanto da spingere gli stessi albergatori a girare un video e spiegare, in una conferenza a Roma nella sede della stampa estera, come la situazione fosse tornata alla normalità pochi giorni dopo e Venezia fosse così nuovamente visitabile.

Per spiegare bene cos'è l'effetto marea a Venezia, come nasce, cosa succede e come viene affrontata, a febbraio verrà ospitato a Venezia, dall'Ava, un gruppo di giornalisti da tutto il mondo che visiteranno i luoghi principali della città, passando ovviamente per San Marco, ma non solo. Toccando anche i luoghi più difficili della città in modo da poter evitare la diffusione di notizie diverse da quelle che sono, e presentando Venezia non come una città ancora fantasma dopo un tornado.

Certo è che alle previsioni a tinte scure della stessa Ava, che parlava di una stagnazione delle prenotazioni almeno fino ad aprile per via, proprio, delle voci con le quali Venezia veniva tratteggiata, si aggiunge l'allarme sanitario arrivato dalla Cina, un mercato che smuove un fatturato di 60 milioni di euro negli alberghi. Ma che - forse - è ancora più importante per i negozi di lusso della città, quelli presi d'assalto dai turisti asiatici a caccia di firme e manifatture italiane e di pregio.
N.

Mun.

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