Coronavirus, due in isolamento a Treviso al rientro dalla Cina. L'Uls esclude contagi

Venerdì 31 Gennaio 2020 di Mauro Favaro
Treviso, isolati nelle proprie abitazioni due viaggiatori di ritorno dalla Cina
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TREVISO - Due casi sospetti del nuovo Coronavirus cinese nella Marca. La paura è arrivata anche nel trevigiano. Un bambino di 4 anni e una imprenditrice di 50 anni adesso vivono isolati all’interno delle loro case. Così come un terzo paziente, di 32 anni, per il quale però ci sono meno timori. L'Ulss però smentisce: «Nessun caso sospetto - spiega una nota dell'Ulss - La donna, con febbre, e il bambino, senza febbre con tosse, sono isolamento domiciliare per 15 giorni dal giorno del rientro ma non ci sono collegamenti con il coronavirus». Aggiunge Francesco Benazzi, direttore generale: «La situazione in provincia di Treviso è totalmente priva di criticità».

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Il caso più complesso è quello di un bambino, italiano, residente nella zona di Treviso, colpito dalla febbre dopo essere rientrato dalla Cina, assieme alla madre, facendo scalo con l’aereo in un paese arabo, dove non sono ancora stati avviati controlli specifici contro la diffusione del virus cinese. Una volta tornato, il bambino è stato portato dal pediatra, che alla luce dei sintomi e del viaggio in oriente l’ha immediatamente segnalato all’ospedale di Treviso.

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I medici hanno imposto al piccolo di rimanere a casa, senza avere alcun tipo di contatto con l’esterno. Il suo quadro clinico al momento non appare grave. E’ stato eseguito un tampone già spedito allo Spallanzani di Roma, l’istituto nazionale per le malattie infettive.

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SOSPETTI
Lo stesso procedimento è stato seguito per una imprenditrice trevigiana di 50 anni che è tornata dalla Cina con la febbre e che per massima precauzione è stata ricoverata nell’unità di Malattie infettive del Ca’ Foncello.

Per ridurre i rischi al minimo, però, anche in questa occasione è stato spedito un tampone allo Spallanzani. L’ospedale di Treviso non può ancora effettuare l’esame sul nuovo coronavirus cinese in modo autonomo. E’ già partita la richiesta di poter avere il sequenziamento genetico del virus in questione per usarlo come metro di paragone direttamente nei laboratori della Microbiologia del Ca' Foncello per giungere in poco tempo a diagnosi certe. I dati dovrebbero arrivare dalla Corea nel giro di una decina di giorni. Quindi entro la fine della settimana prossima. Nel frattempo i campioni prelevati dai casi sospetti devono essere tassativamente inviati allo Spallanzani, come prevedono le linee guida dettate dal ministero della Salute, che la Regione ha trasmesso a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto. Ora il ragazzo minorenne è chiuso a casa. Così come la 45enne, che dopo il periodo di ricovero è tornata nella propria abitazione. Sempre con la prescrizione di non uscire, di non frequentare altre persone e addirittura di limitare i contatti con i familiari.

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LA PRESCRIZIONE
Lo stesso discorso vale per un 32enne che martedì si è rivolto al pronto soccorso per una tosse (senza febbre) che non smetteva di tormentarlo appena quattro giorni dopo aver lasciato Shanghai, alla fine della settimana scorsa, per far ritorno nella Marca. Dopo la visita infettivologica, il giovane è stato mandato a casa. Nemmeno lui può uscire dalla sua abitazione. "Rinviato a domicilio con la prescrizione di restare in casa, limitando per quanto possibile i contatti ravvicinati con i conviventi o altre persone – hanno scritto i medici – con la prescrizione in caso di comparsa di febbre o altri sintomi di presentarsi in Malattie infettive avvisando prima il reparto e indossando una mascherina chirurgica”. Dall’Usl della Marca predicano calma.

Tutte le attività rientrano nel piano di prevenzione per scongiurare il rischio di una rapida diffusione del coronavirus anche in Italia. “Al momento non c’è nemmeno un caso confermato”, ripetono. La 45enne ha visto salire la febbre pochi giorni dopo aver lasciato la Cina per rientrare nel trevigiano. E’ stato questo sintomo a spingerla a rivolgersi al pronto soccorso. E qui è subito scattato il piano di allerta per il nuovo coronavirus cinese. La donna è stata isolata, separandola dagli altri pazienti. Poi i medici hanno deciso di ricoverarla in Malattie infettive, inviando i campioni allo Spallanzani di Roma in modo da eseguire tutti gli accertamenti possibili sull’eventuale contagio dal virus cinese. Con il 32enne le cose sono andate in modo simile. Anche in questo caso il paziente è stato isolato e sottoposto a una visita infettivologica. Il tampone nasale per evidenziare la presenza di virus respiratori ha dato esito negativo. Un campione è stato inviato anche alla Microbiologia di Treviso per accertamenti più approfonditi. Alla fine, però, non è servito il ricovero.

L'ALLARME
Nel giovane non sono emersi elementi sufficienti per sospettare un contagio da nCoV, il nome tecnico del virus che ha iniziato a circolare a Wuhan, città cinese da 11 milioni di abitanti, arrivando a contagiare fino ad ora oltre 7.800 persone (nove in Europa), considerando solo i casi confermati, e provocando 170 decessi.

Per il ragazzo minorenne e per la 45enne adesso si attendono gli esiti degli esami condotti dall’istituto nazionale per le malattie infettive di Roma. “Non ci sono allarmi. La paziente è stata tenuta precauzionale in osservazione perché rientrava dalla Cina con un po’ di febbre, ma senza sintomi respiratori – è quanto filtra dall’azienda sanitaria – essendo stata precauzionalmente ricoverata, sempre per massima cautela è stata fatta anche la ricerca del virus”. Il nuovo coronavirus si è diffuso in concomitanza con il picco dell’influenza stagionale. E’ il momento peggiore, dato che i sintomi iniziali sono praticamente gli stessi. Ma proprio per questo non può essere lasciato nulla di intentato.

Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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