«I migranti della Rotta balcanica inquinano i boschi», scoppia la protesta del Wwf in Friuli

Giovedì 1 Dicembre 2022 di Antonella Lanfrit
I rifiuti lasciati dai migranti nei boschi
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Le emergenze neppure si contano più, di questi tempi: dalle bollette salate alle aziende che rischiano di chiudere proprio a causa di consumi energetici non più sostenibili. Ma c’è dell’altro. E a occuparsene è stato ieri il Wwf Italia sezione del Friuli Venezia Giulia, spintosi a definire «insostenibile dal punto di vista ambientale» ciò che i migranti provenienti dalla rotta balcanica lasciano nei boschi del Carso triestino e, in particolare, entro il perimetro di San Dorligo della Valle. Proprio qui, l’associazione ambientalista domenica scorsa ha organizzato una raccolta di rifiuti e indumenti lasciati dai migranti che transitano in queste aree e che invece dovrebbero portarseli con sé. «È insostenibile dal punto di vista ambientale l’abbandono nei boschi, privo di ragionevole motivazione, di indumenti, zaini e altro», scrive in una nota la presidente Martina Felician.

Una situazione complicata sì ma che, tuttavia, potrebbe comunque trovare «immediato rimedio». L’idea del Wwf, infatti, è di attivare, «magari in via sperimentale, luoghi di raccolta che consentano il più agevole asporto dei rifiuti». Resta però da capire come attivarle e, soprattutto, se in questo frangente il pensiero di chi deve affrontare di un flusso pressoché costante di migranti possa pensare a rispondere anche a questo aspetto. Compresa una forma di sensibilizzazione nei confronti di coloro che arrivano, affinché imparino sin dal loro ingresso in regione a comportarsi come si deve. Magari prendendo ad esempio chi, pur non avendo alle spalle chilometri e chilometri di viaggio non proprio agevole, lascia rifiuti ingombranti, o anche solo il sacco di indifferenziata, nei boschi o nei fossi friulani. Provare a fare i volontari nella Giornata ecologica, di solito in primavera, per avere un riscontro dell’entità del fenomeno generata dagli stanziali. Inserita nel progetto «Ri-Party-amo» promosso da Wwf Italia, l’iniziativa ha mobilitato socie e simpatizzanti che hanno ridato nuovo aspetto agli ambienti boschivi in località Prebeneg, con una partecipazione molto importante, tanto che sono stati raccolti ben trecento sacchi di rifiuti e, contestualmente, si è posto l’accento sulle cause ultime di una simile situazione: la crisi climatica e le migrazioni.


IL CLIMA E LE MIGRAZIONI


Quasi che, accanto alla proposta della soluzione istantanea – i punti di raccolta rifiuti lasciati dai migranti di passaggio -, si volesse sollecitare interventi di ben altra portata per non continuare a trovare i boschi pieni di zaini e scarpe dimenticate, addossando anche quella responsabilità agli uomini e alle donne in fuga. Il punto è cioè, che il clima sta giocando la sua partita e la migrazione per questioni economiche verso aree più promettenti rischia di essere solo all’inizio. Nel processo comunicativo, però, sulla crisi climatica e la migrazione ha prevalso la questione dei rifiuti lasciati indebitamente tra i boschi.


IL SINDACO DI TRIESTE


Tanto da sembrar portar acqua al mulino del sindaco di Trieste che ieri se l’è presa con i migranti ospiti al campo Scout di Prosecco. «Hanno distrutto tutto e a questo punto io non faccio più nulla per loro», ha affermato il primo cittadino Roberto Dipiazza, mostrando in un videomessaggio su Fb le condizioni del campo. Parole subito stigmatizzate da Furio Honsell, consigliere regionale di Open Fvg, che ritiene «molto grave che un sindaco non si preoccupi di aiutare le persone che si trovano sul territorio che amministra, ma che invece le denigri pubblicamente. Far ricadere su tutti la responsabilità di pochi non è mai corretto». Critiche anche dal M5S: «Non giustifichiamo atti di vandalismo, ma non si possono nemmeno prendere a pretesto per lasciare degli essere umani al freddo», hanno sostenuto i consiglieri regionali Andra Ussai e Ilaria Dal Zovo.

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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