In agosto, per fare un esempio, l’indice generale dei prezzi per gli articoli e i beni alimentari - bevande comprese - in Friuli Venezia Giulia è cresciuto rispetto a luglio. L’inflazione, che sembra allentare la presa in altri settori, non cala per la spesa al supermercato. L’indice resta infatti ancora sopra quota undici. In rialzo, seppur di poco, anche l’inflazione relativa ai servizi sanitari. La vita continua a costare di più rispetto all’anno scorso, con i ritocchi verso l’alto che hanno colpito praticamente ogni ambito dell’esistenza di ciascuno. Eppure ci sono voci che rimangono ferme: sono quelle degli aiuti pubblici - nello specifico comunali - dedicati proprio alle persone con maggiori difficoltà economiche. E dalle badanti agli asili privati, gli aumenti non vengono compensati dai sussidi.
GLI ESEMPI
Ci si deve naturalmente concentrare sulla fascia più fragile della popolazione, cioè quella anziana e parzialmente non autosufficiente quanto non totalmente dipendente dall’aiuto di una collaboratrice domestica. Proprio l’inflazione, all’inizio dell’anno, ha messo in moto il meccanismo di adeguamento degli stipendi di colf e badanti. Considerata la corsa dei prezzi di circa l’11 per cento a gennaio, il conseguente rincaro dei costi a carico delle famiglie è arrivato a quota 9,2 per cento sullo stipendio minimo delle collaboratrici. Tradotto, significa che usufruire dell’aiuto di una badante quest’anno è pesato per circa 100-120 euro in più al mese sulle tasche dei datori di lavoro.
LA BATOSTA
Praticamente tutti i servizi più utili - e spesso indispensabili - finiscono per costare di più. Invece, anche per strette ragioni di bilancio, gli aiuti comunali rimangono fermi. In quel caso non c’è alcun adeguamento in base all’inflazione. Funziona un po’ come gli stipendi di migliaia di friulani, rimasti inchiodati agli anni scorsi nonostante la corsa sfrenata dei prezzi.
Si prenda ad esempio il Fondo per l’autonomia possibile. Si tratta di un bacino di aiuti fatto proprio dai Comuni che viene incontro alle persone sole che però non scelgono la soluzione della casa di riposo. In poche parole, serve molto spesso per contribuire alle spese necessarie per sostenere l’aiuto di una badante. Sia chiaro, in quel caso la collaboratrice domestica dev’essere assolutamente in regola, con un contratto. Ebbene, il Fondo per l’autonomia possibile non è aumentato così come lo hanno fatto gli stipendi delle badanti. Chi è fortunato riesce a percepire 700-800 euro al mese, ma non è stato previsto un incremento successivamente all’aumento dei compensi delle badanti. E quei 1.400-1.500 euro in più sulle spalle delle famiglie non vengono compensati. Lo stesso si può dire per i tanti sussidi che riguardano l’integrazione delle rette degli asili nido. Anche in questo caso i Comuni hanno le mani legate dalle ristrettezze di bilancio. E possono fare poco. Una buona pezza l’ha messa spesso la Regione, ad esempio alzando gli aiuti per chi vive in casa di riposo. Ma i conti non tornano lo stesso.