Tragedia di Porcia. Il generale Clark a casa di Giovanni per incontrare la famiglia della vittima: «Più controlli sui militari Usa»

Giovedì 25 Agosto 2022 di Marco Agrusti
La mamma di Giovanni Zanier
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Nonostante l’imponente (anche se discreto) dispositivo di sicurezza, l’entrata è stata in punta di piedi.

Poco dopo le dieci di ieri mattina, il generale Tad Clark ha varcato in uniforme la soglia del cancello di via Vallona, al civico 42. Al suo fianco il comandante italiano dell’aeroporto Pagliano e Gori di Aviano, il colonnello Marco Schiattoni. Occhi lucidi, l’atteggiamento del “generale buono”, il linguaggio del corpo sincero. Di un padre, prima che di un militare. E non si è trattato solo di una visita di rito. «È rimasto con noi una buona mezzora», hanno spiegato Sergio Zanier e Barbara Scandella, i genitori del 15enne Giovanni Zanier, travolto e ucciso a Porcia dalla 20enne statunitense che resta ancora agli arresti domiciliari. 


COMMOZIONE

L’incontro, strettamente privato e sorvegliato dall’esterno dalle forze dell’ordine, è avvenuto nel salotto dell’abitazione della famiglia Zanier. Ad accogliere il generale Clark, oltre ai due genitori del giovane che non c’è più anche il fratellino di dieci anni. Al fianco della massima autorità della base Usaf, una traduttrice simultanea per garantire la comunicazione. «Ho un figlio, vi capisco», ha esordito il generale Clark. «Vi starò vicino non solo in questo momento, ma anche in futuro», ha aggiunto. «Ci ha fatto delle condoglianze sincere - hanno spiegato i genitori del 15enne scomparso nella notte tra sabato e domenica -. Aveva gli occhi lucidi, era davvero commosso per quello che è successo. Si è mostrato dispiaciuto, perché l’accaduto getta fango su di una comunità - quella statunitense - che in realtà non c’entra con quanto è successo a nostro figlio. Si sente anche lui parte offesa. Da parte nostra - hanno detto mamma Barbara e papà Sergio - non ci aspettavamo un gesto così grande». 


LA PROMESSA

Una visita emozionale, quella del generale Clark alla famiglia Zanier. Ma anche pragmatica, perché nella mezzora di chiacchierata è spuntata anche una promessa, da confermare con i fatti. La massima autorità militare della base di Aviano, infatti, ha garantito alla famiglia Zanier (ma indirettamente a tutto il territorio) una stretta sul fronte della prevenzione, che riguarderà i comportamenti tenuti dai militari a stelle e strisce fuori dal perimetro dell’installazione militare della Nato. «Ci raccomandiamo sempre con i nostri soldati - ha detto il generale - ma faremo di più, anche sul fronte dell’uso di alcol». Poi Clark ha lasciato la casa di via Vallona, salutato anche dal cagnolino Rocky, che come spiega mamma Barbara «sente la mancanza di Giovanni». 


LA DIFESA

«Non sono questi i momenti per presentare istanze per eventuali attenuazioni della misura degli arresti domiciliari: in accordo con la mia assistita, non faremo alcuna azione fino alle esequie». Lo ha reso noto, all’Ansa, l’avvocato Aldo Masserut, che cura gli interessi della 20enne soldatessa americana. «Fino ad ora non ho voluto approfondire l’accaduto: ho bisogno che comprenda bene, non solo linguisticamente, ma anche praticamente, le gravi conseguenze di ciò che ha fatto. Tra qualche giorno affronteremo assieme la strategia difensiva che prescinde dalle decisioni che verranno assunte circa la giurisdizione del caso, le quali arriveranno, se del caso, tra qualche mese. Per ora noi procediamo come se il processo si celebrasse certamente in Italia».

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Ultimo aggiornamento: 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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