Tragedia di Porcia, parla la testimone: «Quell'auto andava a zig zag già dalla discoteca, ho capito sarebbe finita male»

Martedì 23 Agosto 2022 di Marco Agrusti
Il luogo dell'incidente

PORCIA - La 20enne statunitense Julia Bravo, che alla rotonda di via Lazio a Porcia ha investito e ucciso quasi sul colpo Giovanni Zannier aveva passato la serata nella stessa discoteca del giovane pordenonese.

E già dal parcheggio aveva mostrato le prime incertezze alla guida. Poi, metro dopo metro, è andata sempre peggio. L’andamento a zig zag, la sensazione che qualcosa di brutto stesse per accadere, fino all’accelerazione inspiegabile poco prima della rotonda maledette e alla carambola finale. La ricostruzione è quella di chi il dramma lo ha prima intuito e subito dopo visto da vicino con i suoi occhi. Una donna, Cristina Fusaz, attorno alle 2 del mattino di domenica si trovava proprio nel parcheggio della discoteca “Papi” di Roveredo in Piano. «Ero andata a prendere mia figlia - racconta - perché aveva preso parte alla stessa festa alla quale era andato Giovanni Zanier. La ragazza che poi ha causato l’incidente mortale si trovava davanti alla mia auto già nel parcheggio del locale». Ovviamente tutto quello che ha visto, Cristina Fusaz lo ha raccontato anche ai carabinieri. 


I PRIMI SOSPETTI


«Già dal parcheggio - ha spiegato un giorno e mezzo dopo la tragedia di Porcia -, avevo capito che qualcosa non andava. Non riusciva nemmeno ad accendere l’auto, le si è spenta due o tre volte prima di partire». Poi Cristina Fusaz e la 20enne statunitense hanno lasciato il parcheggio della discoteca e hanno svoltato a sinistra, imboccando la stessa strada che porta - se completata - alla statale Pontebbana. È stato in quel momento che i sospetti della donna che era andata a prendere la figlia fuori dalla discoteca si sono fatti più concreti. «Sin da subito - ha raccontato ancora - mi sono accorta che il suo andamento non era affatto regolare. Non correva in quel momento - precisa Cristina - , ma procedeva a zig zag. Non sembrava affatto avere il pieno controllo del mezzo». A quel punto la paura ha “consigliato” alla donna di prendere le distanze. «Ho rallentato ancora di più - ha riferito ieri -, per allontanarmi da quella macchina. L’andatura non era stabile, ondeggiava, non mi sentivo al sicuro. Ho pensato “questa persona andrà a farsi male”». 


L’EPILOGO


Le due auto, a distanza, si avvicinano alla rotonda di via Lazio, quella della tragedia. «Un centinaio di metri prima della rotatoria - racconta ancora Cristina Fusaz -, ha compiuto un’accelerazione improvvisa e immotivata. Ha preso velocità, ha colpito la rotatoria sul cordolo e ha buttato giù tutto quello che incontrava». È l’attimo esatto in cui l’auto condotta dalla 20enne statunitense colpisce anche il povero Giovanni Zanier. 


LA REAZIONE


«Dopo lo schianto - spiega sempre la donna che ha visto tutto - ho messo le quattro frecce. Uno degli amici di Giovanni mi ha chiesto di chiamare i soccorsi. La donna ripeteva che avrebbe pagato tutto lei, ma non si rendeva conto di quello che aveva fatto. Sembrava fredda, inconsapevole. Forse sopraffatta anche dallo choc. Si è seduta al lato della strada, chiedeva continuamente scusa ma non sembrava davvero aver capito cosa avesse combinato. Fortunatamente non ho visto l’impatto con il corpo del giovane, ma comunque non dimenticherò mai la scena. Sono ancora provata». La sua, però, è un’ulteriore testimonianza chiave. La rotonda poteva anche essere illuminata, ma la 20enne aveva manifestato problemi alla guida già prima dell’incidente. 

Ultimo aggiornamento: 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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