CONEGLIANO - «Siamo indignati per quello che è accaduto a Pordenone, dove l’uomo che ha travolto e ucciso due ragazze - Sara Rizzoto e Jessica Fragasso - sull’autostrada A28 è già stato scarcerato nonostante avesse alle spalle tre condanne, di cui una per guida in stato di ebbrezza». A parlare sono Alberto Pallotti, presidente dell’AUFV, Associazione unitaria familiari e vittime Odv, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada, che fa parte dell’AUFV insieme all’Associazione Familiari e Vittime della Strada e all’Associazione Unitaria Familiari e Vittime. «La legge sull’omicidio stradale è completamente disattesa», aggiungono. A sostegno della protesta c’è la testimonianza diretta di chi, quella sera, è intervenuto sul luogo dell’incidente in qualità di soccorritore. È il dottor Zeno Giuseppe Vignola, segretario dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada: «Mi aspetto che venga almeno preso un provvedimento esemplare per l’autore di questa tragedia», dice.
IL RACCONTO
Non potrà mai cancellare dai suoi occhi quello che si è ritrovato di fronte quando è arrivato sull’A28: «Quella sera ero di turno presso l’ospedale di Portogruaro», racconta Vignola, «abbiamo ricevuto una telefonata del 118 che ci comunicava un grave scontro sull’A28. Sono intervenuto sul posto, sono stato il primo medico a intervenire e ho subito capito che la situazione era gravissima. L’auto in cui viaggiavano le vittime era deformata in modo orrendo. Dopo pochi minuti è arrivato l’elisoccorso e ha portato le bimbe in ospedale. A me non è rimasto che dichiarare decedute le due donne, quando sono state estratte dalla Fiat Panda. Nonostante l’urto anche frontale, gli airbag non si erano aperti.