Il grido di dolore dei due papà: «Lui comodo in casa sua e noi nella disperazione. Ha ucciso le nostre figlie deve stare in carcere»

Venerdì 4 Febbraio 2022 di Valeria Lipparini
I genitori di Sara e Jessica
2

MARENO - Al dolore si aggiunge, se possibile, altro dolore. Che fa male. Brucia fino a diventare rabbia. «Non basta aver perso le nostre figlie per mano di un pirata della strada. Adesso il giudice ha concesso gli arresti domiciliari a quel mostro, che guidava ubriaco». Quasi urlano Alain Fragasso, papà di Jessica, 20 anni, e Luca Rizzotto, papà di Sara, 26 anni. Le loro due ragazze, entrambe figlie uniche, sono morte domenica, 30 gennaio, in un terribile incidente stradale lungo la A28.

Alain Fragasso e Luca Rizzotto sono insieme, passeggiano nel giardino di Conegliano, dove vive il papà di Sara. Uniti nella tragedia e nella voglia di chiedere giustizia. Con forza. Con convinzione e determinazione.

Quale la reazione alla decisione del giudice di concedere i domiciliari a Dimitre Traykov, piombato come un missile sulla Panda dove si trovavano le due cugine e le due figliolette di Sara?
«Non capiamo. Non possiamo e non vogliamo capire una decisione che non parla di cuore e sentimento ma della freddezza dei numeri della legge. La legge è sbagliata. E gli uomini devono applicare una legge giusta. Non una somma di ingiustizie».

Cosa chiedete ai giudici?
«Il pirata ubriaco che ci ha ucciso le nostre ragazze ci risulta fosse già stato condannato per guida in stato di ebbrezza. C’erano tutte le aggravanti per trattenerlo in carcere. Invece è a casa sua, con la sua famiglia. Noi diciamo che non può stare a bersi il caffè, guardare la televisione, stare sul divano della sua bella abitazione e aspettare tranquillamente il processo. Non esiste. Noi non mangiamo, non dormiamo, non viviamo più da quella terribile domenica».

Che paura avete?
«La nostra paura è che come è scappato la sera dell’incidente, possa scappare ancora. Quella maledetta domenica, dopo lo schianto, quell’uomo era rimasto ferito anche lui e non poteva arrivare fino a casa sulle sue gambe. Qualcuno lo ha aiutato. Lui ha telefonato a un parente, un amico - questo non lo sappiamo anche se abbiamo i nostri sospetti - e sono venuti a prenderlo in auto per portarlo a casa. Le forze dell’ordine ci hanno detto che sono sulle tracce di chi l’ha aiutato a scappare. Penso che non sia difficile scovarlo. Resta la paura che possa scappare di nuovo. D’altro canto, gestisce un’impresa internazionale di trasporti e per lui non sarebbe difficile prendere il largo».

Però gli è stato applicato il braccialetto elettronico
«Per fortuna, questo ci tranquillizza un po’. All’inizio ci avevano detto che lo avrebbero controllato ma che non avevano dispositivi elettronici a disposizione. Tanto che ci eravamo offerti di pagarlo noi».

Probabilmente il corso della giustizia sarà certo, ma lento
«Non è questo il punto. Mi chiedo se il giudice che ha concesso i domiciliari ha famiglia e figlie. Se fosse stato nei nostri panni, come si sarebbe comportato? Chiedo a quel giudice di venire a casa nostra, chiedo a quel giudice di incontrarci e spiegarci perché non si poteva fare diversamente. E se davvero la legge è questa, va cambiata. Non è possibile che nel 2022 si muoia così».

Cosa sperate?
«Speriamo che dalla nostra tragedia nasca una nuova consapevolezza. Che il nostro caso sia quella goccia che fa traboccare il vaso e serva ad aggiustare una legge, già modificata ma forse non ancora abbastanza. Chi spezza vite umane perché si mette al volante ubriaco deve stare in carcere. Altrimenti è una provocazione costante per le famiglie delle vittime. Il pirata di turno che ricomincia e le famiglie delle vittime che si struggono in un dolore che non avrà mai fine, giorno dopo giorno. Vi rendete conto di cosa vuol dire entrare in casa e vedere la loro cameretta vuota, non sentire più la loro voce, sapere che un’auto assassina ha strappato i sogni di due ragazze con una vita davanti?».

Insomma, cosa chiedete?
«Vogliamo giustizia, solo questo ci farà andare avanti, pur con la nostra incommensurabile disperazione».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci