Alla vigilia dell’incontro chiave che metterà l’uno di fronte all’altro il board di Electrolux Italia e il blocco dei sindacati sul taglio di 3mila occupati previsto a livello mondiale, sulla testa degli operai dello stabilimento di Porcia piove un dato: entro la fine dell’anno il gigante svedese degli elettrodomestici chiuderà con un livello di produzione inferiore persino a quello dell’anno scorso, quando era stato toccato il livello minimo di pezzi usciti dalla fabbrica negli anni “normali”, escluso quindi il biennio segnato dalla pandemia.
LA BATOSTA
Nei giorni che anche per lo stabilimento di Susegana dovranno significare maggior chiarezza sul futuro degli impiegati a rischio taglio, a Porcia arriva la mazzata dei numeri.
I RISCHI
L’incubo di nuovi tagli al personale si abbatte ancora una volta sugli stabilimenti Electrolux di Porcia e Susegana, due dei più grandi d’Italia e dal punto di vista degli uffici - per quanto riguarda Pordenone - il più rappresentativo dello Stivale. Sì, perché questa volta il timore non alberga in catena di montaggio. A rischiare, secondo il piano internazionale di razionalizzazione comunicato dall’azienda svedese, sarebbero più che altro gli impiegati. La decisione sarà formalizzata domani, ma a Porcia c’è più di un segnale ed è concreto. La conferma arriva dalle rappresentanze sindacali interne alla fabbrica più importante del Pordenonese: la razionalizzazione del personale difficilmente rimarrà fuori dallo stabilimento di Porcia.
Com’è noto, i vertici della multinazionale svedese hanno annunciato tremila esuberi a livello globale. Il 30 novembre, come confermano le sigle sindacali con un piede in azienda a Porcia, ci sarà il coordinamento del gruppo. In quella sede sarà fatta maggiore chiarezza in merito alla distribuzione territoriale degli esuberi. «Ma se si parla di impiegati - ha spiegato Walter Zoccolan della Rsu di fabbrica - Porcia non può essere fuori da questo ragionamento, dal momento che gli uffici sono concentrati proprio qui». Sempre nel coordinamento del 30 novembre, inoltre, sarà presentata ai vertici aziendali una lettera.
Nel documento, le parti sociali chiederanno di sospendere l’uso del contratto di solidarietà nel mese di gennaio, a patto che come accade ora si continui a lavorare sulle otto ore, cioè a tempo pieno. Quello che preoccupa maggiormente è la congiuntura economica che per il prossimo anno non si può certo dire che sia al top.