Edilizia, il Comune vieta gli ampliamenti permessi dalla Regione: «Evitiamo impatti eccessivi»

Sabato 7 Agosto 2021 di Emanuele Minca
Fiume Veneto si cautela per evitare "mostri" di cemento

FIUME VENETO - Il rischio era di vedersi innalzare in mezzo ad altre case un condominio o comunque di moltiplicarsi in modo indiscriminato la costruzione di abitazioni. Per prevenire tale fenomeno reso possibile dalla nuova legge regionale, il Consiglio comunale di Fiume Veneto, con i voti favorevoli di Flumen e Lega, ha disposto la sospensione, fino al 31 ottobre di quest'anno, della possibilità di effettuare interventi di ampliamento edilizio derogando ai limiti previsti dagli strumenti urbanistici in vigore per altezze, distanze dai confini e volumi.

Come appunto stabilito dalla recente legge regionale n.14/2020. Dal municipio assicurano che non c'è stata a oggi la corsa alle richieste di ampliamento «ma abbiamo voluto prevenire il fenomeno». 

L'OBIETTIVO

La decisione della maggioranza di procedere alla sospensione, spiega l'assessore all'Urbanistica Sara Pezzutti, «si è resa necessaria per valutare i potenziali effetti negativi sullo scenario esistente, onde evitare edificazioni impattanti, con il rischio di nuovi edifici a più piani nel mezzo di zone residenziali e in aree del territorio inadatte a tale scopo, come le zone a destinazione agricola, la cui vocazione rurale va preservata». Infatti, senza un intervento da parte dell'ente comunale, la legge regionale in questione permetterebbe ai proprietari di immobili di derogare i limiti che il piano regolatore di Fiume Veneto dispone, consentendo di realizzare ampliamenti fino al 50% delle superfici esistenti o 200 metri cubi di volume utile, in maniera indiscriminata sul territorio. L'amministrazione non è comunque avversa allo sviluppo urbanistico.

IL PIANO REGOLATORE

«Durante la fase di revisione del Piano regolatore e delle norme tecniche attualmente in corso - prosegue l'assessore - ci saranno degli approfondimenti puntuali, prevedendo l'applicabilità delle deroghe previste in alcune zone del territorio al fine di agevolare e incentivare il recupero degli immobili più vetusti e bisognosi di riqualificazione, nell'interesse e salvaguardia delle aree di tipo storico-documentale-architettonico. Un esempio riguarda gli edifici insistenti in piazza Marconi, il cui recupero da parte dei proprietari è auspicato e che ben si presterebbe all'applicazione delle deroghe introdotte dalla Regione che possono essere di ausilio e slancio, per i soli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ampliamento». Pezzutti conclude evidenziando «che l'analisi che si intende compiere permetterà di individuare altre aree territoriali ove mantenere le deroghe concesse dalla normativa senza che gli interventi edilizi finiscano per risultare troppo impattanti anziché tendere al recupero e risanamento dell'edificato esistente».
 

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