Volo mortale dal tetto dell'azienda, Vasil lavorava a dodici metri d'altezza senza imbragatura

Giovedì 8 Febbraio 2024
Vasil Meshinkov, l'operaio 60enne morto

AZZANO - Vasil Meshinkov, l'operaio bulgaro morto il 31 luglio scorso precipitando dalla copertura della Idea Campionari Srl di Azzano, non era imbragato. Insieme agli altri operai lavorava a 12 metri d'altezza posando la guaina sui buchi lasciati dalla grandine sulla copertura in fibrocemento, camminando lungo le travi e cercando di calpestare il meno possibile le lastre ondulate e leggermente ricurve. Senza ancoraggio si spostava da una trave all'altra con un salto di oltre un metro e mezzo. È così che l'ingegner Franco Curtarello, consulente della Procura, ricostruisce le condizioni di lavoro del 60enne. Sarebbe bastato appoggiarsi alle già fragili lastre esercitando una maggiore pressione o camminarci sopra per farle collassare. Le conclusioni della perizia - eseguita mettendo in posizione di garanzia i responsabili delle società appaltanti e subappaltanti, ma anche proprietario e gestore del capannone - permetteranno alla Procura di chiudere le indagini.
Il perito non ha rilevato alcun nesso di causa con l'infortunio nè per il proprietario del capannone, il pratese Valter Fresch, nè con il committente dei lavori, Angelo Diana, anche lui di Prata, entrambi difesi dall'avvocato Alessia Fugaro. Ha invece messo in evidenza la mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro, l'assenza di verifiche sulla resistenza della copertura e la mancanza di un piano per eliminare il rischio di cadute dall'alto. Si tratta di condotte che la Procura dovrà valutare nei confronti dei legali rappresentanti delle ditte coinvolte. Si tratta di Arben Isufai, di Pavia di Udine, presidente del Cda della Benpower, ditta affidataria dei lavori (avvocato Maurizio Miculan); di Virgil Apostolesku Maragrit, di Martignacco (avvocato Stefano Buonocore), amministratore della Selibel e datore di lavoro della vittima); infine, Iliev Sergey Kirilov, amministratore delegato di Unika Corporation, la ditta esecutrice.
Quel giorno la vittima e altri due operai stavano riparando la copertura del capannone danneggiata dalla grandinata. Sul tetto sono saliti con una piattaforma di lavoro elevabile, alla quale erano assicurati con l'imbragatura. Da quanto emerso, una volta "sbarcati" sul tetto lavoravano senza alcun ancoraggio, spostandosi lungo le travi o saltando le lastre. Secondo il perito della Procura, sarebbero mancati accertamenti sulla copertura per rilevarne l'adeguata resistenza a sostenere il peso dei materiali (rotoli di guaina e attrezzatura) e degli operai; non sarebbero state adottate le necessarie precauzioni per garantire l'incolumità delle persone; le ditte esecutrici non avrebbero poi redatto Piano operativo di sicurezza con tutte le prescrizioni da adottare per evitare infortuni.
 

Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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