Pordenone. Crisi Cimolai, il giudice concede la proroga: altri 60 giorni per arrivare al concordato

Il capitale sociale va rimpinguato con almeno 150 milioni di euro se si vuole presentare un piano credibile di ripresa

Giovedì 22 Dicembre 2022 di Loris Del Frate
Altri due mesi alla Cimolai per il concordato

PORDENONE - Arriva un'altra notizia positiva per la Cimolai, il colosso dell'acciaio finita in disgrazia per una crisi finanziaria legata al deperimento di circa 300 milioni di operazioni portate avanti con i derivati. Il 20 dicembre, infatti, scadeva il termine per presentare il piano di rilancio dell'azienda pordenonese e chiedere il concordato. Il pool di esperti che segue la Cimolai, però, evidentemente non riteneva che ci fossero ancora le condizioni per poter accedere a questa seconda fase e così era stata chiesta nei giorni scorsi una proroga di altri 60 giorni.

Ieri la notizia che il giudice ha accolto la richiesta della Cimolai accordando i due mesi e quindi ci sarà tempo sino 18 febbraio per cercare di trovare la soluzione, salvare l'azienda, i lavoratori e ripartire.

Servono 150 milioni

C'è subito da dire che questa battaglia i legali della Cimolai la stanno combattendo su più fronti. Il primo, fondamentale, è quello di trovare altre grandi imprese che possano entrare nella quota societaria e garantire una ripresa. Per ora sembra che la situazione sia di stallo con i due colossi che si erano interessati, l'italiana Webuild e la francese Vinci. Sempre sul fronte delle indiscrezioni sembra che ci sia un maggior interessamento da parte del colosso italiano e che le trattative siano riprese. In ogni caso è necessario che il capitale sociale sia rimpinguato con almeno 150 milioni, cifra indispensabile per mettere sulla carta una piano credibile di ripresa che possa garantire di accedere al concordato. Se da un lato, infatti, i derivati hanno eroso quasi 300 milioni, c'è da mettere sul piatto della bilancia anche un indebitamento con le banche per altri 350 - 400 milioni.

Sino ad ora i circa mille dipendenti dei due stabilimenti della Cimolai Spa il cui consiglio di amministrazione è presieduto da Luigi Cimolai, hanno continuato a lavorare e - assicurano dal fronte sindacale che tiene sotto stretto controllo la situazione - gli stipendi sono stati pagati regolarmente. Del resto non mancavano gli ordini, anzi, anche se ovviamente non aver pagato per diverso tempo i fornitori per i problemi legati alla crisi finanziaria, aveva creato un allarme. Giudice e commissario, però, già da qualche mese, hanno dato mandato per il pagamento anche del pregresso dei fornitori che sono necessari per garantire la continuità del lavoro. Una boccata di ossigeno che è servita per mantenere sempre alta la speranza di portare a casa il risultato.

I nodi da sciogliere

Adesso arriva, però, la parte più importante e più difficile del lavoro: predisporre un piano credibile che possa avere il via libera da parte del giudice per avviare il concordato. Come detto serve denaro fresco e questi due mesi in più sono fondamentali per trovarlo. Il nodo che resta da capire è se l'eventuale nuovo socio voglia prendersi la maggioranza della società. All'inizio di questa crisi proprio Luigi Cimolai aveva indicato due cose imprescindibili: proseguire l'attività con tutti i dipendenti e mantenere la quota maggioritaria dell'azienda. Ora sarà necessario capire se è possibile. Passaggi delicati, ma che sono scanditi da tempi precisi anche se è stata concessa una nuova proroga.

Se il 18 febbraio è la linea ultima per avere le carte in regola legate al concordato, c'è da aggiungere che un'altra battaglia il pool di legali la sta combattendo a Londra dove sono state presentante alcune cause per annullare i contratti dei derivati che pesano sul conto finanziario. Il giudice del tribunale di Trieste aveva annullato il pagamento di 100 milioni che di fatto, però, erano già stati incamerati perchè a garanzia era stata messa liquidità che è stata incamerata. Il tavolo è aperto anche a Londra. 

Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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