Recital su Pantani, l'Ordine degli avvocati: «Si farà, la famiglia non può imporci la sua linea»

Giovedì 19 Maggio 2022 di Luca Ingegneri
Recital su Pantani, l'Ordine degli avvocati: «Si farà, la famiglia non può imporci la sua linea»

PADOVA - «Vogliamo stigmatizzare il processo mediatico di cui Marco Pantani è una delle vittime più emblematiche. Sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco, il nostro obiettivo è soltanto quello di favorire una profonda riflessione su una delle tante, troppe vicende giudiziarie trasformate in spettacolo sulla pelle di chi le subisce». Il presidente dell'Ordine degli avvocati di Padova Leonardo Arnau respinge al mittente le pesanti accuse lanciate dai genitori del Pirata, che avevano bollato Storia di un linciaggio liquidandolo come una «miserevole speculazione». E ribadisce che la pièce teatrale andrà regolarmente in scena lunedì sera (ore 21) al Teatro Mpx di Padova, con ingresso gratuito, in una sala che è in grado di ospitare fino a seicento persone. Quattrocento posti sono già stati prenotati dall'Ordine e ne restano disponibili solo poche decine. Sarà la prima nazionale di uno spettacolo destinato a fare il giro del Paese.
Con ogni probabilità i genitori di Pantani, Tonina e Paolo, regolarmente invitati e sollecitati a partecipare, non saranno in sala. I nuovi avvocati della famiglia, Fiorenzo e Alberto Alessi, scelti dopo la riapertura delle indagini nel novembre scorso, avevano del resto dettato precise condizioni.
A raccontarlo è il regista di Storia di un linciaggio, il bolognese Emanuele Montagna, noto al pubblico per aver realizzato il monologo di un altro famosissimo caso giudiziario, quello del presentatore televisivo Enzo Tortora. «Oggi (ieri, ndr) sono qui nonostante fossi stato invitato a Montecitorio assieme a Francesca Scopelliti, vedova di Tortora, per una protesta contro il processo mediatico.

Sono meravigliato e sgomento per le parole di disprezzo che ci sono state rivolte. È la prima volta che mi capita in oltre quarant'anni di carriera teatrale. Noi tutti siamo innamorati di Pantani ed è lontana anni luce dai nostri intenti la volontà di strumentalizzarne la morte».


IL DIALOGO
Montagna ammette che il dialogo con i legali della famiglia del Pirata è sempre stato complicato: «Il copione di questo spettacolo è stato realizzato nel 2019. A gennaio 2020 ho invitato per iscritto Tonina e Paolo a partecipare alla prima dello spettacolo, programmata nel mese di maggio. Non ho mai ricevuto alcuna risposta. Poi la pandemia ha purtroppo congelato tutto. Questa volta ho contattato i loro legali. Sono caduti dalle nuvole. Non ne sapevano nulla. Mi hanno chiesto di poter leggere il copione dello spettacolo. Abbiamo acconsentito ad inviarlo. A distanza di pochi giorni ci è stato restituito completamente stravolto. Avevano compiuto alcuni tagli sottolineando che una serie di affermazioni andavano eliminate, in particolare quando si affrontava il tema dei processi. Non volevano si facesse menzione della lettera alla fidanzata Cristina e pure il monologo finale non andava bene. Ci hanno persino scritto che non si poteva adoperare la parola cocainomane. È un termine riportato negli atti giudiziari e in tanti articoli di stampa. Marco inizia ad assumere droga dopo la famosa tappa di Madonna di Campiglio, quando gli cade il mondo addosso. È in quel momento che svela tutta la sua fragilità».
Il regista allarga le braccia: «Non possono dirci come si scrive un testo teatrale, frutto di un lavoro certosino tra atti giudiziari, libri e articoli di stampa. Noi vogliamo raccontare Marco, anche quando parlava con la bicicletta e se la curava dopo averla messa dentro la vasca da bagno. È folle pensare che noi possiamo avercela con Pantani». «In questo spettacolo la realtà diventa leggenda - rincara la dose il drammaturgo Andrea Maioli, autore dei testi - ma va ribadito che noi facciamo teatro, non ci occupiamo di inchieste giudiziarie. E non possiamo sentirci dire che il testo non corrisponde alla nuova strategia difensiva della famiglia. Abbiamo utilizzato alcuni simboli per rappresentare le categorie che hanno avuto un ruolo decisivo in questa triste vicenda. Con l'obiettivo di separare chi ha lavorato correttamente da chi non ha fatto il proprio mestiere nel migliore dei modi».
«Abbiamo voluto creare uno spettacolo teatrale con licenze poetiche - è la chiosa finale di Montagna - e non ci interessa occuparci di indagini. Anche se deve essere chiaro a tutti che Marco Pantani non si è suicidato».
 

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