Figli di due mamme, il Comune di Padova in giudizio al fianco delle famiglie arcobaleno

La giunta Giordani, dunque, non cede di un passo rispetto al riconoscimento dei nuclei familiari omogenitoriali

Giovedì 21 Settembre 2023 di Alberto Rodighiero
La protesta di questa estate

PADOVA - Il Comune di Padova resiste in giudizio contro lo stop della Procura alla registrazione dei figli delle coppie arcobaleno. La giunta Giordani, dunque, non cede di un passo rispetto al riconoscimento dei nuclei familiari omogenitoriali. Lo scorso giugno la Procura padovana ha chiesto a 32 coppie di donne omosessuali di rettificare l’atto di nascita dei propri figli attraverso la cancellazione del nome della madre non biologica. Parliamo di famiglie omosessuali (tutte formate da due donne) che a partire dal 2017 hanno potuto ottenere dall’Ufficio Anagrafe di Palazzo Moroni un certificato che attesta che il bambino o la bambina sono figli di entrambi i componenti della coppia. L’intervento della magistratura ha fatto seguito alla circolare inviata a marzo dall’allora prefetto padovano Raffaele Grassi in cui si invitavano tutti i sindaci della provincia a rispettare la sentenza della Cassazione che bloccava i riconoscimenti anagrafici per i figli nati con maternità surrogata.

La richiesta di cancellazione dai certificati della madre non biologica riguarda quindi anche il Comune di Padova che però ha deciso di resistere in giudizio.

La posizione

A confermarlo è stato ieri il sindaco Sergio Giordani che però vuole evitare in tutti i modi di andare allo scontro frontale con la Procura. «Andremo a portare le nostre ragioni in sede di procedimento anzitutto come dovere verso le mamme, le loro piccole i loro piccoli. Siamo convinti di aver agito nel solco dei valori costituzionali e perseguendo l’interesse della primaria tutela del minore – ha spiegato ieri il primo cittadino padovano - Nessuno scontro istituzionale però, anzi, seguiamo l’iter previsto dalle leggi dello Stato per esprimere anche nelle sedi preposte l’esigenza di difendere i diritti di questi bambini, alcuni dei quali chiamano mamme i loro genitori da oltre 6 anni».
«Agisco e continuerò ad agire in coscienza – ha aggiunto - sempre in attesa con decine e decine di colleghi sindaci, che il Parlamento affronti la questione senza girarsi dall’altra parte e colmi questo gravissimo vuoto normativo che porta a inaccettabili discriminazioni le cui vittime incolpevoli sono soprattutto i più piccoli». Insomma, il messaggio è chiaro: nessuna contrapposizione con la magistratura, ma a Palazzo Moroni non si arretra sul fronte del riconoscimento delle famiglie arcobaleno.

La scelta

Teoricamente all’Ufficio Anagrafe di Padova è ancora possibile per una coppia omogenitoriale composta da due donne ottenere un certificato di nascita in cui compaiano i nomi di entrambe le madri. Da quel che risulta, però, dallo scorso giugno di richieste come queste non ne sono state più inoltrate. Al di là dei complicati tecnicismi legati a questa “autorizzazione a resistere” da Palazzo Moroni spiegano che questa iniziativa è fondata sul fatto che la decisione di iscrivere nel certificato anche il genitore d’intenzione è dovuta soprattutto all’obiettivo di tutelare i minori presenti all’interno di queste famiglie. Va tenuto anche conto che il concetto di “familiarità”, sempre secondo l’amministrazione padovana, negli anni si è profondamente evoluto e di conseguenza la fecondazione eterologa giustificherebbe l’iscrizione, come atto di stato civile, anche per due persone dello stesso sesso (in questo caso due donne). Una procedura che, alla luce di tutto questo sarebbe legittima anche se questa formula non è prevista dal regolamento di Stato civile del 2000. 

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