Figlio di due mamme di Mel: la Corte Cassazione dichiara illegittimo il secondo cognome

Domenica 6 Agosto 2023 di Lauredana Marsiglia
Famiglie arcobaleno

BORGO VALBELLUNA (BELLUNO) - Cinque anni di battaglie legali non sono bastati alla coppia omogenitoriale di Mel per ottenere il doppio riconoscimento del figlio che, per la legge italiana, può portare solo il cognome della madre biologica non quello della sua compagna. La registrazione all’anagrafe del doppio cognome va quindi rivista. Il piccolo, nato dall’inseminazione artificiale, potrà portare solo quello della madre biologica, salvo che genitrice “intenzionale” non decida di procedere con un’adozione. 
La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al percorso giudiziario intrapreso dalla due mamme, aprendo la strada all’ultima possibilità rimasta per ottenere il doppio riconoscimento: il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

LA SENTENZA
«Non c’è nulla di imprevisto in questa sentenza - spiega l’avvocato Maurizio Paniz, legale della coppia e profondo conoscitore del diritto di famiglia -, ma era la strada obbligata per arrivare a Strasburgo. L’Europa ha emanato ben due direttive che impongono a tutti i Paesi Ue la doppia trascrizione, così come la stessa Corte Costituzionale ha spinto affinché il Parlamento operasse in questa direzione, cosa che però non ha inteso fare. Il Parlamento, in materia, è fuorviato perché confonde la problematica della tutela dei bambini rispetto a quella ben più articolata e complessa dell’utero in affitto, tema sul quale io non mi esprimo».

IL NODO
La domanda che Paniz pone, visionando la tematica sotto il profilo dei minori, è una: i figli di coppie omogenitoriali sono uguali a quelli di coppie etero o no? La risposta, attualmente, sembra essere no. Anche la strada dell’adozione, spiega Paniz, non porta i bambini sulle stesso piano dei diritti. Insomma, l’intera vicenda si incarta sul vuoto legislativo. Un vuoto che alcuni Tribunali e Corti d’Appello avevano cercato di riempire concedendo la doppia iscrizione. Ma a metterci lo zampino, nel 2018, era arrivato il procuratore presso il Tribunale di Belluno, Paolo Luca, impugnando tali iscrizioni, ottenendo ragione sia in Corte d’Appello sia in Cassazione. Manca il presupposto di una legge per poter autorizzare una svolta epocale nel quadro del diritto di famiglia. «Il problema - conclude Paniz - è la tutela dei figli, è questo il punto fisso al quale guardare, così come quando mi inventai la legge sull’affidamento condiviso grazie alla quale è stato radicalmente cambiato l’approccio in materia». L’affidamento condiviso non solo ha creato equilibrio nella gestione dei figli in caso di separazioni, ma ha reso meno sofferta e difficile la strada su cui si muovevano i coniugi, spesso a colpi di battaglie feroci. La decisione della Corte di Cassazione avrà ripercussioni sui tanti casi simili avvenuti nel Paese, unico in Europa a non aver normato la tematica. La parola passa alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 15:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci