Appello per ritrovare un ragazzo salvato dall'annegamento 40 anni fa. La storia di Valerio Cecchet e quella giornata incredibile al lago

Domenica 14 Maggio 2023 di Daniele Mammani
Valerio Cecchet

ARSIÈ (BL) - «Vorrei ritrovare l'uomo che ho salvato al Lago del Corlo. Mi piacerebbe fargli un dono, perché lui mi ha regalato tanta felicità». Era la fine degli anni 70 quando Valerio Cecchet, di Feltre, si trovava sul lago per una delle sue nuotate quotidiane: «Quel giorno ero in acqua e sono stato chiamato per soccorrere due giovani che erano in difficoltà, sono riuscito a portarli in salvo anche abbastanza agevolmente.

Subito dopo le persone presenti mi hanno chiamato di nuovo».

LA STORIA
Valerio è un feltrino classe 1939 amante del nuoto, tutta una vita trascorsa in acqua fra fiumi, laghi e mare. Faceva l'infermiere all'ospedale psichiatrico di Feltre e il tempo libero lo dedicava al nuoto, un'attività svolta quasi giornalmente al Lago del Corlo nel comune di Arsié, specchio d'acqua artificiale nel quale ha salvato una quindicina di bagnanti: «Stando sempre al lago - racconta Valerio - mi capitava di dover intervenire. L'ultima è stata una donna, non sono andato proprio leggero, l'ho presa per i capelli, era la metà degli anni 90. Sono fiero delle vite che ho salvato, ma quel ragazzo che ho aiutato più di quarant'anni fa, non lo dimenticherò mai».

IL FATTO
Gli occhi di Valerio sembrano rivivere la scena: «Mi sono avvicinato a un'imbarcazione, allora ce n'erano tante, e i ragazzi a bordo stavano tentando di salvare qualcuno con una corda. Il ragazzo in difficoltà stava già andando a fondo inerme con le braccia rivolte verso l'alto, la corda non serviva a nulla. Lo ho preso per le braccia e ho tirato fuori dall'acqua la testa e nuotando lo ho portato a riva». Fuori dall'acqua però la situazione non è migliorata: «Era tutto blu e non respirava. Allora mi è venuto in mente che in televisione avevo visto il massaggio cardiaco, una volta non veniva insegnato, non era una cosa comune come ora, e ho iniziato a praticarlo. Le persone intorno mi urlavano di lasciarlo stare, non sapevano cosa stessi facendo, ma io ho continuato credo per cinque o sei minuti. Pian piano il viso è diventato pallido, poi lui si è girato su un fianco, si è alzato ed è corso via. Aveva i capelli castani e un costume giallo, ha saltato la rete di recinzione di quella che era la discoteca La Stua (ora Il Mondo di Fortunato), è salito in macchina, una Fiat 500 mi pare, ed è scappato. Di sicuro era sotto choc e io non ho avuto il coraggio di fermarlo».

IL RICORDO
Negli a seguire Valerio ha portato avanti la sua passione con le traversate del lago e anche nel mare, quello che oggi chiameremo endurance, resistenza, dove gli piace andare al largo e vedere «gli ombrelloni piccoli», ma il volto di quel ragazzo non lo ha mai dimenticato. Una ricerca che dura da tempo, anche con un appello sui social a firma dei parenti più stretti. «Mi ricordo - dice Cecchet - che quando si è alzato in piedi non ci credevo e ho esclamato "ma... cammina!". Quel giorno ero contento di aver salvato i due ragazzi, ma il terzo è stato molto diverso: l'ho salvato una volta altrimenti finiva a fondo, ma non è bastato e allora l'ho salvato di nuovo con il massaggio. Io lo rivedo e questo mi rende felice».

L'ACQUA
Valerio Cecchet ha trascorso una vita in acqua. Dalla Sonna al Piave, dal Lago del Corlo a quello di Vedana. Nel 1992 è stato operato di tumore e cinque mesi dopo ha attraversato lo specchio d'acqua arsedese, ha avuto momenti di difficoltà e l'acqua lo ha salvato. Ha persino preso una multa in acqua: «70 mila lire per aver nuotato nel lago privato di Vedana, mi avevano anche scattato una foto a corredo. Era troppo costoso difendermi e ho pagato. Poi ho provato a comprarlo il lago di Vedana, ma i proprietari non erano interessati a vendermelo. Ho passato una vita in acqua e ci sono stato bene».

      

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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