Dall'aglio al salice, ecco le proprietà farmacologiche di piante e fiori delle Dolomiti

Sabato 10 Dicembre 2022 di Daniela De Donà
Ernesto Riva

BELLUNO - Si va da acetosella a viola. Passando per antillide, filipendula, epilobio, verbasco. O per le più comuni achillea, borragine, ginepro, melissa, tarassaco. Sono le piante medicinali delle Dolomiti. Foglie, cortecce, bulbi, fiori e radici messi a disposizione dalla natura. Con tanto di fotografie e descrizione puntuale storica e scientifica - Ernesto Riva, farmacista ed erborista di Belluno, ne ha riunite più di cento dentro le pagine di un fruibile volume.

Poderoso, peraltro: 527 pagine in formato 30x25. Herbarium-piante medicinali delle Dolomiti (Antiga Edizioni)è già in libreria, con traduzione completa in inglese per una divulgazione che mira ad essere internazionale.


LE ERBE
Ogni pianta ha una storia, un mondo dietro. È questa la cifra della raccolta di erbe che, come precisato da Riva «non sono tutte da considerasi autoctone, non sono cioè tipiche delle Dolomiti, ma sono cresciute qua, sui prati dell'arco alpino e prealpino bellunese». La resina trementina del larice è usata come medicamento fin dall'antichità: «Veniva venduta dagli speziali nei mercati di Venezia spiega Riva se ne facevano cataplasmi o sciroppi contro la tosse. Oggi vi sono indicazioni inaspettate sulla sua corteccia ricca di princìpi attivi benefici a favore del metabolismo». Altro legame tra leggenda e farmacopea riguarda la pianta a cui è stato dato il nome, non casuale, di polmonaria. Nel Medioevo le sue foglie a chiazze venivano lette come fossero un messaggio divino. Ernesto Riva così spiega: «Pensavano fossero le macchie dei polmoni ammalati, con l'indicazione delle ulcere e degli sputi di sangue tipici di chi ora definiamo tubercolotici. Sta di fatto che, ora lo sappiamo per certo, la polmonaria contiene mucillagini che valgono come emollienti nelle piccole complicazioni bronchiali».


SALICE E MIRTILLO ROSSO
Il cassetto dei medicinali ha a che fare con il salice. Con le sue foglie, nell'antichità, si facevano tisane. Poi siamo nel XIX secolo un chimico francese, tale Leroux, fa una scoperta: «Nella sua corteccia si trova una sostanza che viene da lui denominata acido salicidico visto che è regola che il principio attivo si riferisca al nome della pianta dato da Linneo - sono parole di Riva arriva, anni dopo, la Bayer che unisce l'acido salicidico all'acido acetico. Ed ecco la nostra aspirina». Ultimo accenno al mirtillo rosso. I testi, da sempre, ne descrivono l'uso come disinfettante delle vie urinarie: «Vero. Contiene effettivamente principi attivi con questa azione».


NARCISO
A tutti è noto il mito di Narciso. Il fiore non a caso è legato alla bellezza. A questo proposito va sottolineata un'operazione di sostenibilità ambientale che ha visto Ernesto Riva fare da locomotiva in quanto presidente di Unifarco (azienda che ha sede a Santa Giustina Bellunese). Vi è un'area della Valbelluna precisamente a Pian di Coltura, in Comune di Lentiai dove la fioritura del narciso è veramente spettacolare. «Nell'ottica della salvaguardia del territorio, nel 2019, in collaborazione con vari enti locali, abbiamo circoscritto 20 ettari di prato. Solamente sfalciando nei tempi giusti dopo tre anni si è tornati alla grande fioritura». L'andare per prati e boschi a caccia di erbe medicinali è una passione, trasmessa dalla famiglia, ma scoperta tardi da Ernesto Riva. Titolare della farmacia di San Pietro di Cadore era il papà, Cesare Riva, originario di Calalzo. Ernesto Riva, tra la scrivania e una lunga antica libreria in legno del suo studio, si rivede ragazzo, quando il padre lo portava nei boschi a raccogliere le erbe: «Allora ci andavo quasi per forza. Ma ho imparato moltissimo, e quel sapere mi è tornato indietro». Tant'è che, per scelta, Ernesto ha seguito quelle orme, così come i suoi due figli a Castion, frazione di Belluno ai piedi del Nevegàl. «Negli anni Settanta rilevai la farmacia compresa l'eredità delle Carte dell'erborista dei primi del Novecento». Ed ecco i primi passi verso l'Herbarium: «Prima mi sono istruito meglio in ambito botanico, poi ho iniziato a girare tra Valbelluna, Prealpi e Dolomiti». Dai 300 ai 2000 metri di quota.


LA RACCOLTA
Ernesto Riva, armato di una macchina fotografica tra il 1979 e il 1980 raccoglie 200 piante medicinali che crescono spontanee. Due anni di continue escursioni: «Non potevo saltare neppure un giorno, perchè se si perde il momento della fioritura occorre aspettare la stagione successiva». Recise e messe in presse rudimentali le piante medicinali diventano esemplari secchi messi in scaffali. Rimangono là, al buio, per quarant'anni. Quando, dopo una conversazione con lo stampatore Silvio Antiga, il farmacista-erborista decide di ridare vita a quella collezione: «Ne è uscito un taccuino della sanità, tra aspetti storico e agganci con la scienza moderna».
 

Ultimo aggiornamento: 17:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci