Il lago di Corlo e quel campanile solitario simbolo di resilienza

Martedì 12 Settembre 2023 di Giovanni Carraro
Il lago di Corlo e quel campanile solitario simbolo di resilienza

Sul lago artificiale di Corlo, nel comune bellunese di Arsiè, l’ultima testimonianza di una comunità di 3mila abitanti cancellata dalla costruzione dell’invaso nel 1953: il paesaggio sconvolto, la valle del Ligónt sommersa dalle acque.

Nelle profonde valli alpine, la maestosa presenza del campanile che emerge solitario dal lago di Resia in Val Venosta ha catturato l'attenzione di tutto il mondo. Turisti, curiosi, il popolo dei selfie e attori di serie televisive sono avvolti da un senso di meraviglia e al tempo stesso di riflessione mentre osservano quel pinnacolo romanico, unico superstite del paesino di Curon cancellato da una diga. Da quell'immagine, solo all'apparenza fiabesca, ci spostiamo in Veneto verso una storia altrettanto significativa, ma meno conosciuta: quella del lago artificiale di Corlo, un'opera umana che ha profondamente segnato l'ambiente e le comunità locali. Anche qui case sommerse dalle acque, tranne il campanile che racconta memorie e tradizioni scomparse per sempre.

L'INVASO

Rocca è una piccola frazione del comune di Arsiè, in provincia di Belluno.

All'inizio degli anni Cinquanta, le chiuse della diga costruita sotto la borgata Corlo vengono azionate, l'invaso comincia a riempirsi. La valle lussureggiante del Ligónt, incastonata tra le ripide pendici del Monte Roncone, del Monte Fredina e del Col del Gallo, a poco a poco viene sommersa dalle acque fredde e cristalline del torrente Cismon, cancellando secoli di tradizioni contadine. Le acque avanzano inesorabilmente là dove un tempo vi era la popolosa borgata Giuliàt, demolita per lasciar spazio all'invaso. La piazzetta, la bella fontana ottagonale, il crocifisso, saranno solo un ricordo in vecchie foto in bianco e nero. La società elettrica metterà una pezza con la costruzione del Villaggio Nuovo, trecento metri più a nord, ma non sarà mai gradito dagli abitanti. Vengono cancellate parzialmente anche le borgate Césa, Cabalàu e Carèr, sparirà la strada comunale e verranno sommersi i ponti della Pria e di Polo. Il cimitero verrà ricostruito ai piedi del Col della Rocca, mentre una nuova chiesa parrocchiale e la canonica troveranno spazio sulla sommità dei Coi, un chilometro più a sud. Ma il campanile rimarrà nel luogo di origine, intatto, solitario, diventando un simbolo di resilienza duraturo per la comunità che lo frequentava. Nascerà il detto popolare secondo cui la "chiesa è divorziata dal campanile", rappresentando una curiosa testimonianza delle sfide affrontate dagli abitanti di Rocca nel corso dei decenni. Come al lago di Resia, è il campanile a ricordare la storia.

IL PROGETTO

Dopo uno studio preventivo del 1908, a partire dagli anni Trenta venne avviato dalla Sade Società Adriatica Di Elettricità, un ambizioso progetto che comportò l'esproprio di terreni e la demolizione di borgate per costruire lo sbarramento sul torrente Cismon. La diga a cupola, alta 71 metri, venne completata nel 1953 sfruttando una fessura naturale nella roccia come coronamento, la stessa che ospita la galleria di accesso all'abitato di Corlo. Il serbatoio è il maggiore bacino generato dal torrente Cismon, con un volume utile di 48 milioni di m3 che alimenta la centrale elettrica di Cavilla situata nel comune di Valbrenta in provincia di Vicenza. Da menzionare un curioso episodio. «Per un breve periodo, furono avviati due cantieri separati per la costruzione di due dighe nello stesso bacino. La S.m.irr.el, Società Serbatoi Montani per Irrigazione ed Elettricità appartenente al Gruppo Sava, gettò le basi della diga nei pressi del vecchio ponte di Pria, oggi sommerso, mentre la Saici, Società Anonima agricola industriale della cellulosa del Gruppo Snia Viscosa, iniziò i lavori al di sotto della borgata Corlo, ovvero 300 metri più a sud», racconta l'esperta di storia locale Elena Maddalozzo. «Questa situazione si risolse con la fusione delle due aziende nella nuova S.i.i.a. Società idroelettrica irrigazione per azioni, che scelse l'abitato di Corlo come ubicazione definitiva dello sbarramento». Tutt'ora, infatti, quando le acque si abbassano notevolmente nei periodi di forte secca, si riescono a scorgere ancora gli scavi laterali dove erano iniziati i lavori.


Completato l'invaso, nulla sarà come prima, la gente è inerme, dei tremila abitanti, duemilacinquecento fanno le valige verso nuove prospettive, gli altri rimangono, animati da un'innata e inconsapevole resilienza, ma devono fare i conti con un paesaggio totalmente stravolto. La costruzione della diga, oltre ad aver sommerso la valle, interruppe l'attraversamento di Rocca con la sponda sinistra, dove in località Coste esistevano distese di vigneti che davano dell'ottimo vino bianco. Come risposta, la società elettrica fornì alcune barche agli abitanti, altre furono autocostruite, consentendo loro di preservare le attività agricole e di attraversare il lago. Fu così che intere famiglie di contadini si ritrovarono improvvisamente a diventare barcaioli e anche pescatori. «Mi ricordo da bambino che mio zio Fausto partiva con la barca dalla sponda di Avìg indossando la pompa del verderame», racconta Giacomino Maddalozzo, uno dei testimoni di quel periodo. «La barca era grande e tutta in legno. Mentre masticava tabacco, la faceva fluire sul lago con ampie remate verso la sponda opposta, alle Coste, poi ad una certa distanza dalla riva, buttava le reti per pescare le trote. In autunno era un via vai di barche colme di ceste d'uva, ma si approfittava anche per ripulire la riva dai tronchi lasciati dalle frequenti "brentane" autunnali. Si appendevano dietro lo scafo trascinandoli fino a casa, era tutto materiale prezioso. Ogni tanto capitava che, con il vento grosso, la barca dondolasse. Pregavo che non si ribaltasse, perché né io né mio zio Fausto sapevamo nuotare. Bisognava remare e basta».

IL LAGO OGGI

Il lago di Corlo fa parte del comune di Arsié in provincia di Belluno. Con una superficie di 2,5 chilometri quadrati, è dotato di due campeggi, un albergo, due bar e una piscina a bordo lago. Oggi il turismo è assai rilevante, soprattutto nei periodi estivi dove si registra quasi sempre il tutto esaurito. Un'ampia rete di sentieri escursionistici e comode zone per il relax lo rendono sempre più una alternativa preferita rispetto a mete più vocate.


Il lago di Corlo, nato da una diga, racconta la storia di un'intera comunità che ha dovuto affrontare il cambiamento all'improvviso. Sotto le acque verde smeraldo giacciono i resti di borgate e campi coltivati, un passato che il progresso ha sommerso. È un testimone silente di ciò che è stato, di sacrifici e di rinunce.

Ultimo aggiornamento: 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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