Marostica, la partita del secolo tra dame e cavalieri. Il nuovo “podestà” rievoca la sfida a scacchi vivente di quel lontano 1923

Venerdì 18 Agosto 2023 di Pieralvise Zorzi
Marostica, la partita del secolo tra dame e cavalieri. Il nuovo “podestà” rievoca la sfida a scacchi vivente di quel lontano 1923

Se è vero che la Storia si fa con i documenti e non con i sentimenti, è altrettanto vero che a Marostica i sentimenti, documenti o no, hanno fatto la storia.

La prova si può ammirare sabato 2 settembre (con epilogo domenica 3), centesimo compleanno della magnifica Partita a scacchi vivente. Cent'anni che potrebbero essere tranquillamente seicento, a vedere i figuranti in stupendi costumi (cavalli compresi) sull'enorme scacchiera davanti al Castello Inferiore. Si perpetua la leggenda di un illuminato podestà veneziano del 1440, tale Taddeo Parisio, che, davanti ai due gentiluomini Rinaldo di Angarano e Vieri da Vallonara pronti ad ammazzarsi in duello per la mano di Lionora, la sua bella figliola, proclama che si affrontino sì, ma nel gioco dei re: gli scacchi. Il podestà riesce anche a piazzare la sorella nubile Oldrada, anch'ella guarda caso giovane e bella, dandola in sposa al perdente. Tutti felici e contenti, insomma, sotto il governo illuminato della Serenissima Repubblica che dal 1404 incluse la città nello stato da tera. Da allora si susseguirono i podestà, tutti patrizi veneti, che Francesco Spagnolo nelle sue "Memorie Storiche di Marostica" del 1868 elenca in ben dieci pagine. Dal 1404 al 1796 sono tanti, cambiano ogni poco e - per precisare che chi scrive è, come dire, un po' di "parte" - ce ne sono ben cinque della mia famiglia.


GLI INIZI
Della partita a scacchi però non c'è traccia in alcun archivio. Fino al 1923, anno in cui un eccentrico personaggio, Francesco Pozza, ventenne scacchista e frenetico organizzatore di eventi e manifestazioni in costume, incappa nelle immagini di una partita vivente, forse quella che dal 1068 si tiene a Ströbeck, o forse quella di Compiégne, e viene fulminato: facciamola qui da noi, ora, subito! Così si scatena con gli amici del circolo studentesco a reclutare i figuranti, biondi per i bianchi e mori per i neri, noleggiare i costumi alla Fenice di Venezia e armi, parrucche e calzature a Milano. Requisisce cinque cavalli, imbandiera la città con l'antico stemma da lui ritrovato in archivio di Stato a Venezia, dipinge le caselle sulla Piazza, ed ecco nascere la prima partita. Un successo al di là delle aspettative: una folla strabocchevole invade Marostica il 2 settembre, per assistere alla famosa sfida "L'Immortale" di Anderssen e Kieseritzky, del 1851. Lo stesso Pozza, a cavallo e in armatura, si sfiata urlando le mosse. Allo scacco matto, l'incredibile imprevisto: sulla città vola un biplano Caproni che sgancia il messaggio di augurio "Dai moderni cavalieri dell'aria agli antichi cavalieri", firmato Gabriele D'Annunzio. Marostica, da cittadina produttrice di paglia, diventa la città degli scacchi.


LA RIPRESA
La guerra e il dopoguerra mandano in soffitta la partita ma nel 1953 entra in scena colui che la resuscita: il geniale artista futurista, regista, architetto, musicista, Mirko Vucetich. Viene letteralmente trascinato nell'impresa dall'imprenditore Angelo Carlo Festa, subito si innamora e parte in quarta. È lui che valorizza la "pax veneta" della Serenissima Repubblica, rielaborando la leggenda della saggia decisione del podestà veneziano. Non importa che i patrizi veneti Parisi nel 1440 fossero già estinti da un secolo e che il podestà vero fosse Marco Quirini: Vucetich inventa perfino, con carta, inchiostro e linguaggio d'epoca, il manoscritto della disfida, oggi perduto in un incendio. Fa persino tradurre in veneto la partita Immortale Minore del 1893 di Schlechter e Flessing. Tutto è pronto nel 1954 ed è un successo colossale. In piazza sfilano 150 figuranti in costume, attori famosi, cavalli e bandiere. Invitati dal marchese Roi, presidente dell'Ente del turismo della Provincia di Vicenza, sfilano anche illustri esponenti del patriziato veneziano: Mocenigo, Barozzi, Foscari, Dolfin, Boldù, Donà dalle Rose. Tremila persone si spellano le mani applaudendo dalle tribune. Da allora, è storia. La partita viaggia in tutto il mondo, i costumi sono sempre più ricchi, tutta la città e la regione danno il loro contributo.


TEMPI MODERNI
Oggi la tradizione continua grazie all'Associazione di volontari Pro Marostica, capitanata dal presidente Simone Bucco e da una grande donna, Carla Frigo, memoria storica dell'Associazione, sceneggiatrice, scrittrice, affabulatrice di Marostica e dei suoi misteri: è pure amica di Orazio, il fantasma del castello. Nella squadra formidabile spicca un'altra gentildonna: Rosanna Moscato, che con pugno di ferro e dita di velluto gestisce e custodisce i costumi di scena. Infine, l'ultimo acquisto: il regista Maurizio Panici, frusinate convertito in marosticense, forte di una lunga esperienza cineteatrale. Chi vincerà? Comunque sia, la vera partita la vince l'economia di Marostica e del suo territorio, che oggi trae grandi risorse dal turismo. Un turismo non di massa ma intelligente, che sostiene la tradizione e la creatività, la cultura e l'impegno dei cittadini, l'artigianato e la gastronomia locale. Quest'anno, col centenario, se ne vedranno di tutti i colori. Non solo alla partita del sabato ma anche il giorno dopo, dove gli appassionati di scacchi, di Veneto e di medioevo potranno godersi una festa medievale e un mercatino di artigianato che si preannuncia coi fiocchi. Con una sorpresa, molto personale: sarò il sesto della mia famiglia a ricoprire l'alta carica di podestà. Speriamo che non faccia troppo caldo perché il costume è di broccato pesantissimo. Pazienza: oltre all'onore, sopporterò allegramente anche l'onere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci