Le piante sui colli Euganei sono macchine del tempo: «Da fiori e alberi un messaggio chiaro sul riscaldamento globale»

Venerdì 7 Luglio 2023 di Nicoletta Cozza
Foto di Picography da Pixabay

Una macchina del tempo, che testimonia i mutamenti della vegetazione causati dai cambiamenti climatici.

Con fiori, alberi, erbe, boschi, e prati che con linguaggi magici, silenziosi, ma eloquenti, lanciano un sos per salvare la loro meraviglia, perchè il contatto antico fra rocce sedimentarie e prodotti vulcanici 30-40 milioni di anni fa ha creato un paesaggio dalla fisionomia unica. E incredibilmente diversa, con il bosco di castagno che sta nel versante a nord, la boscaglia di Roverella, a metà tra vulcanico e calcareo, situata in quello rivolto a sud, o ancora la macchia mediterranea, sui distretti più assolati. E pure i colori si alternano, con il rosso ammonitico a far da contrasto al biancone, mentre la flora è costituita da migliaia specie differenti, che insieme danno vita a un unicum particolarissimo.


Un contesto affascinante, sul quale c'è ancora molto da approfondire, ma su cui getta una luce particolarissima il libro "La Flora dei Colli Euganei" (Cierre edizioni), scritto da Antonio Mazzetti, laureato in Scienze Naturali al Bo e docente, il quale in decenni di appassionata ricerca "sul campo" ha raccolto una grande quantità di informazioni e di immagini, tanto che nelle 230 pagine si sofferma sulle descrizioni di oltre 250 specie vegetali, corredandole con 310 fotografie e con una serie di note riguardanti il paesaggio, la geologia e il clima passato e presente. Una miniera di notizie e di dati, quindi, che alla fine danno vita e un curioso spaccato divulgativo sul mondo collinare padovano, considerato une dei più interessanti angoli del territorio italiano.


GLI SPUNTI
In realtà questo è un ritorno il libreria del volume che era stato pubblicato per la prima volta nel 1987 in vista della nascita appunto del Parco del Colli Euganei, e poi in edizioni successive nel 1992 e nel 2002 su cui hanno studiato generazioni universitari, per evidenziare l'importanza della biodiversità, mentre nella versione appena data alle stampe, pur rimanendo inalterate meraviglia e passione, l'autore porta anche una nuova testimonianza riguardante il fatto che il clima è cambiato.


«Lo evidenziano - spiega Mazzetti - le fioriture, tutte praticamente "sbagliate", in quanto negli ultimi quattro decenni si sono anticipate di circa un mese. Per questo mi piace definire il libro una sorta di "testimone" del tempo e del rapido riscaldamento globale, non ancora abbastanza compreso a livello generale nella sua enorme portata storica. Un messaggio chiaro, del tutto innocente, con il quale il microcosmo euganeo partecipa nell'evidenziare la dinamica climatica in atto a carico dell'intero pianeta. Un richiamo, quindi, alla consapevolezza verso un complesso di fenomeni ambientali tra i più ardui a cui la specie umana sta andando incontro. Nelle pagine cerco di spiegarlo con il "linguaggio dei fiori" e divido questi ultimi per ambienti, con un'analisi che definirei fitosociologica, cercando di insegnare a guardare, per esempio a situazioni insolite, come a Fontanafredda dove c'è la riolite, un minerale che attraversa e ricopre il biancone da 180 milioni di anni, da un lato, e appena da 35, poco distante: in pratica, una differenza di 125 sullo stesso confine. Oppure il Monte di Lozzo, una parentesi graffa distesa sulla pianura, con una parte calcarea e la cuspide vulcanica».


LE CURIOSITÀ
A proposito della flora, l'autore parla molto di alberi e ne mostra i dettagli, ma anche di fiori. «C'è la robinia, di origine americana, che avanza sopra i vigneti - annota - e nel libro ne narro la storia, come il giglio martagone tipico delle flora alpina protetta. E poi mi sono divertito a riproporre gli antichi nomi dialettali: penso alle campanelle, chiamate dalle gente "campanee ricamà", perchè quello degli Euganei è un paesaggio che sembra "dipinto" con ago e filo, oppure le ginestre, denominate qui "sarassòi"».


«La flora degli Euganei è sorprendente - ha detto ancora il docente - c'è perfino il mirtillo, e non sto sognando, a 400 metri di altitudine sotto a un faggio, relitto dell'epoca glaciale. Sui Berici tutto ciò non esiste, perché non ci sono rocce vulcaniche assieme a quelle calcaree; è la chimica diversificata, quindi, che consente in poco spazio di avere una tale biodiversità. Un'altra particolarità è la ruta patavina, che è una pianta steppica che in Italia troviamo solo sui nostri Colli, in una zona tra Arquà Petrarca e Baone. E non mancano le contraddizioni estreme: sul Monte Cera c'è la presenza contemporanea di piante di fico d'India nano, arrivata dai deserti rocciosi del Messico dopo la scoperta dell'America, e del semprevivo ragnateloso, giunto dalle Alpi durante le glaciazioni. In pratica, a stretto contatto crescono una varietà tropicale e una alpina».


Infine c'è una zona a cui il naturalista è particolarmente legato. «La macchia mediterranea è davvero stupefacente, e al suo interno si può trovare persino il cisto a foglie di salvia, come quello che cresce in Sardegna, in Corsica o all'Elba, isole del Tirreno, mentre qui siamo in mezzo alla Pianura Padana».


L'AUSPICIO
«Vorrei - ha concluso Mazzetti - che questa ristampa fosse un ulteriore invito al camminare lento, attento e curioso, rispettoso dei luoghi e dei loro contenuti di cultura, poesia e bellezza. Un augurio di calma, di confidenza con i silenzi e la pace che questi luoghi possono dare. Poi, magari anche di ritrovare erbe salutari, care alla cucina delle nostre nonne, come l'aglio orsino, sui Colli chiamato ajo pitón: ottimo il pesto con le foglie e il bulbetto per la pasta, per tartine, o per accompagnare uova sode. E poi il pungitopo, i bruschi, germogli amari, squisiti lessi conditi con olio pepe e sale o messi in vasetto con olio o aceto, le s-cròssoe, germogli ottimi per risotti delicati. Un patrimonio stupefacente di bellezza, profumo e bontà che non dobbiamo mai smettere di amare in questa che è una terra di chiara sostanza dal punto di vista naturalistico e storico. Per me è stato un privilegio averlo potuto dimostrare in questi anni a quanti ho raggiunto con le cose scritte, o con quelle dette lungo i sentieri».

Ultimo aggiornamento: 14:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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