Leggende venete, quel trono d'oro della regina ostrogota e i tesori nascosti fra le montagne

Domenica 14 Maggio 2023 di Giovanni Carraro
Leggende venete, quel trono d'oro della regina ostrogota e i tesori nascosti fra le montagne

Si dice che dietro ad ogni leggenda ci sia un fondo di verità. Ed è proprio quello che si chiedono da tempo immemore gli abitanti di Rasai di Seren Del Grappa, piccolo paesino posto allo sbocco della Val dello Stizzon, in provincia di Belluno. Perché da quelle parti, ai piedi del Monte Grappa, aleggia il mito di un personaggio passato alla storia per essere stato nientemeno che la regina degli Ostrogoti. Le opinioni nel borgo non lasciano spazio ad alcun dubbio: Amalasunta ha soggiornato a Rasai durante la fuga dal perfido marito, portando con sé monete, preziosi e un trono d'oro di inestimabile valore. Un tesoro rimasto nascosto per secoli che ha alimentato misteri e leggende, come in molte altre parti del Veneto, d'altronde.


A Tarzo, nella terra del Prosecco, tanto per citarne un'altra, si ricorda la leggenda di una statuetta d'oro nascosta nel Bus della Regina Todòsia per salvarla dalle invasioni degli Unni, così come la collina isolata e panciuta posta nella pianura trevigiana a sud di Farra di Soligo non è altro che la tomba di Attila, sepolto insieme ai suoi immensi tesori.

Per non parlare delle fortune lasciate dal feroce Ezzelino III in qualche luogo sconosciuto tra Bassano, Romano o San Zenone. Fantasia o realtà, più facile supporre la prima ipotesi, fatto sta che in quella parte di terra feltrina ancor oggi resta fissa l'idea che il tesoro della Regina Amalasunta sia effettivamente esistito, cambiando le sorti di qualche fortunato abitante.


CHI ERA
Amalasunta, nata a Ravenna nel 494 d.C., è stata regina degli Ostrogoti, unica figlia del re Teodorico. Fu donna di grande cultura, intelligente e di carattere risoluto. Vedova di Eutarico Cillica, ebbe due figli, Matasunta e Atalarico, quest'ultimo designato come erede al trono. Alla morte di Teodorico nel 526 d.C., Amalasunta assunse la reggenza, vista la minore età del figlio, tuttavia la scelta fu mal tollerata dal popolo che non vedeva di buon occhio una figura femminile attiva nel promuovere la pacifica convivenza tra barbari e romani. La morte improvvisa del figlio Atalarico costrinse la regina a sposare il cugino Teodato, pur di garantire la continuità del regno, ma questi assunse il potere poco dopo il matrimonio e con l'appoggio degli Ostrogoti mirò ad eliminare Amalasunta che fu costretta a fuggire da Ravenna.


IL TESORO
Ecco nascere a questo punto la leggenda, secondo la quale la regina durante la fuga fece sosta proprio a Rasai. Soggiornò in una casa nobiliare simile ad un castello e portò con sé grandi ricchezze lasciate in loco. Vasti appezzamenti di terra da coltivare e un tesoro costituito da monete, preziosi e un "caregon de oro", nascosto in un luogo segreto. Fece redigere una pergamena per localizzare il punto esatto, a disposizione degli abitanti dopo la sua morte in caso di carestie e tale documento venne inserito in una bottiglia murata in una casa. Nel frattempo, Amalasunta cadde in una trappola organizzata dal perfido marito e venne uccisa mentre era in esilio nell'isola Martana nel lago di Bolsena. Del tesoro di Rasai non si seppe più nulla, per lungo tempo.


UN SALTO NEL TEMPO
Passano i secoli e, a partire dal 1950, cominciano a manifestarsi in paese strane coincidenze. Come il castello leggendario dove soggiornò la regina, che sembra essere sorto in quella che è oggi la serie di case allineate in località Castel e che in una di esse vi fossero finissime decorazioni e mosaici, stranamente sparite pochi anni dopo. O che testimoni oculari narrassero di una bottiglia contenente una pergamena rinvenuta ai Coi, decifrata dal parroco, unico dotto del paese. Così come vi era chi giurava sul ritrovamento del "caregon de oro", smontato a pezzi per essere portato in bicicletta a Milano per la rivendita. Per non parlare di strani movimenti, ancora in località Castel, con lenzuola stese attorno ad un edificio per celare chissà quali intenzioni. Fatto sta che c'è chi spergiura, e sono in molti, che il tesoro sia stato realmente ritrovato da una famiglia di Rasai e che lo avrebbe utilizzato per far fortuna altrove, per non dare nell'occhio. Nella "Trevisana", sostengono in paese, dove hanno cambiato radicalmente il corso della propria vita "essendo diventati signori". Chiacchiere del borgo, notizie gonfiate, echi di tempi lontani, o forse semplicemente fantasie. Certo è che l'omertà a Rasai è simpaticamente viva e quel ragazzino appassionato di castelli medievali entrato ai Coi qualche anno fa per capirci qualcosa in più di questa strana e incredibile vicenda, deve aver avuto qualche grattacapo a non limitarsi ad ascoltare i racconti dei vecchi "perché voleva metterci il naso". Ma questa è un'altra storia, che forse non conosceremo mai.


SULLE ORME
Il recupero di una antica strada di montagna in Vallorna, unitamente alla volontà di tramandare questa leggenda custodita gelosamente dagli abitanti di Rasai, sono le basi per un semplice anello escursionistico tutto dedicato alla regina che si snoda attorno al paese, nato in occasione del Decennale di San Rocco 2016. Ideatrice del percorso, Denise Guadagnin, vicesindaco di Seren del Grappa: «l'iniziativa ha visto la realizzazione lungo il sentiero di numerosi murales realizzati da artisti locali che raffigurano le tappe principali della vita di Amalasunta. Dalla chiesa parrocchiale di San Martino si sale in località Castel, sede del leggendario castello della regina, per poi raggiungere, tramite la Cavallera, i Coi di Rasai, ridente località dove si ammira una magnifica vista verso le Vette Feltrine. Tutt'attorno si susseguono i castagni secolari che producono una qualità di marrone particolarmente pregiato, il Morone Feltrino, tipicità esclusiva dei comuni di Feltre, Seren del Grappa, Quero, Alano di Piave, Pedavena e Arsiè facenti parte del Consorzio Tutela Castagno e Morone del Feltrino. Il ritorno in paese si svolge tra boschi, cascatelle e prati in un contesto paesaggistico di grande valore ambientale. L'anello si completa con un tempo di percorrenza di due ore e un quarto per una distanza di 4,5 chilometri».

Ultimo aggiornamento: 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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