BATTAGLIA TERME (PADOVA) - «Quest’anno il Castello si supererà». Tradisce la consueta cautela Marco Moressa, direttore del Castello del Catajo, sorridendo di fronte ai dati di visita sempre in aumento, complice anche un calendario di eventi estivi particolarmente ricco e variegato. Se solo sette anni fa, la villa ai piedi dei colli Euganei che dà il benvenuto a Battaglia Terme chiudeva il 2016 con 16 mila presenze, già nel 2019 si raggiungevano le 50 mila. Un aumento che ha sfiorato il 300% e che solo una pandemia poteva arrestare. «Ora siamo tornati a sistema – tira un sospiro di sollievo Moressa – tant’è che anche quest’anno siamo in forte aumento e la previsione è quella di raggiungere e probabilmente superare i 50.000 visitatori del boom di quattro anni fa».
Eventi e restauri
Una crescita frutto della nuova gestione e del marketing? Probabilmente sì, ma non solo. Continue, infatti, sono le aree che vengono messe a nuovo con doviziosi restauri, ma anche le scoperte di spazi e storie che arricchiscono la narrazione di un luogo che incanta fin dal primo colpo d’occhio per l’architettura imponente eppure elegante. «Oltre alle aree aperte al pubblico una volta al mese, - ricorda il direttore – ora viene anche fatta visitare in alcuni appuntamenti la Chiesetta imperiale, gioiello neogotico di legno dipinto che sta affascinando gli ospiti».
La guerra con il centro commerciale
Ma andiamo per ordine. Se il Castello del Catajo è stato alla ribalta della cronaca in tempi recenti per avere scongiurato la costruzione di un grande centro commerciale all’uscita dal casello Terme Euganee, tra Due Carrare e Battaglia, proprio grazie alla sua bellezza da proteggere insieme al paesaggio circostante, la sua insolita magnificenza si era fatta notare fin dal XVI secolo. Nacque, infatti come residenza della famiglia Obizzi, che volle distinguersi dai linguaggi architettonici del tempo proponendo una casa bizzarra che sembrasse eguagliare il palazzo dell’imperatore della Cina, considerato dal mercante veneziano il più bello al mondo.
La sua storia
Una reggia di rappresentanza utile a meravigliare gli ospiti dei mercenari, per convincerli che il loro esercito fosse il migliore al mondo. Da qui il modello stilistico a struttura militare, che svela però all’interno un palazzo principesco. Nessuna guerra, dunque, ma feste celebrate sul piano nobile, allora come ora nei matrimoni per i quali viene scelto, tra enormi spazi esterni sopraelevati e panoramici con terrazze tetto pensate come sale da ballo estive e interni interamente affrescati. Perfettamente conservati nel piano nobile i cicli pittorici rinascimentali di Giovanni Battista Zelotti, tra i più grandi interpreti della pittura del ‘500 veneto, che abbandonò la mitologia per rendere protagonisti del racconto epico gli stessi proprietari, gli Obizzi. La loro millenaria storia conclusa nel 1803 lasciò in eredità il castello agli Asburgo Este di Modena, che continuarono ad utilizzare il Catajo per feste sontuose e villeggiature estive. Sul finire dell’800 il castello, per lascito testamentario, passò in mano all’erede al trono d’Austria, negli anni più difficili della casata imperiale, che convinsero gli Asburgo a spogliare progressivamente il Catajo dei suoi tesori amovibili, come collezioni, armerie e quadrerie ed il progressivo abbandono nel quale fu lasciato dai successivi proprietari.
I lavori per tornare a splendere
Se in tutte le favole è garantito il lieto fine, diversamente non poteva essere per un castello. Nessun principe azzurro in questa storia, ma la lungimiranza di un imprenditore, Sergio Cervellin, che, stanza per stanza, ha messo mano ai restauri e rinnovato i giardini, tra imposte che si spalancano e boccioli che si schiudono. E per il futuro? «Stiamo continuando anche al momento con lavori che interessano diverse zone del castello e che prevedono importanti novità per il 2023». Bocca cucita, ma occhio sognante, per Marco Moressa, che dà da pensare che il Castello abbia ancora tante fiabe da raccontare.
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