Sfruttamento di lavoratori pakistani a Grafica Veneta: 11 arresti, c'è anche l'amministratore delegato

Lunedì 26 Luglio 2021 di Paolo Francesconi
Grafica Veneta, lo stabilimento di Trebaseleghe
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TREBASELEGHE - Sfruttamento lavoratori pakistani, almeno una ventina, 11 arresti.

Ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite per 5 cittadini pakistani e arresti domiciliari per due italiani, l'amministratore delegato Giorgio Bertan, 43 anni e il funzionario Giampaolo Pinton, 60 anni, dell'azienda Grafica Veneta di Trebaseleghe, la nota azienda padovana che ha stampato tra l'altro i libri di Harry Potter e del presidente Barack Obama. Tra le misure anche il divieto di dimora per altri due cittadini pakistani. Ordinanza di custodia in carcere anche per altri 4 pakistani, tutt'ora ricercati.

In tutto quindi le ordinanze di custodia sono 11.

 Sono i risultati dell'intervento dei Carabinieri della Compagnia di Cittadella e del Nucleo Carabinieri Tutela Lavoro di Venezia portato a termine questa mattina a conclusione dell'operazione “Pakarta” avviata a maggio 2020 a Piove di Sacco. 

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova, ha svelato i metodi utilizzati dai destinatari delle misure per soggiogare e intimidire i lavoratori, alloggiati in abitazioni nella provincia di Padova, impiegati all'interno di Grafica Veneta che aveva appaltato all'azienda trentina etichettatura e altri servizi: i lavoratori prestavano la loro opera all'interno di Grafica Veneta. La Procura parla di "delocalizzazione interna, in sede".

Gravissimi reati

Gravissimi i reati a carico dei 9 pakistani: lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione, sfruttamento dei lavoro. Per Bertan e Pinton il reato contestato è lo sfruttamento del lavoro.

L'inchiesta

Le vittime erano tutte dipendenti della società trentina B.M. Services con sede a Lavis gestita da padre e figlio Mahmood Badar, 54 anni e Abdullah Badar, 28 anni, pakistani con cittadinanza italiana. L'azienda si occupa di confezionamento e fissaggio di prodotti per l'editoria (etichette, fascette ecc.) e fornisce manodopera ad alcune grandi aziende del Nord. Gli operai venivano assunti per brevi periodi, con regolari contratti, ma venivano sfruttati per molte ore al giorno (anche 12), senza pause, ferie, tutele. Anzi, l'azienda estorceva gran parte dello stipendio formalmente versato con prelievi agli sportelli Atm o la consegna in denaro e con altri mezzi. Inoltre i lavoratori pakistani dovevano pagarsi l'affitto per un posto letto in abitazioni dove vivevano in 20. Grafica Veneta aveva appaltato alla ditta trentina alcuni lavori, i pakistani lavoravano all'interno degli impianti dell'azienda di Trebaseleghe. Secondo l'accusa, Grafica Veneta era perfettamente a conoscenza della condizione di sfruttamento (incessanti turni di lavoro, sorveglianza a vista ecc) e delle degradanti condizioni (mancanza di mascherine, protezioni, scarpe anti-infortunistica ecc).

Gli altri tre pakistani finiti in carcere oggi sono: Hassan Bashir (classe '89), Zaheer Abbas ('87) e Muhammad Rizwan Haider ('86). 

La Procura: «Assoluta complicità dell'azienda»

Dure la parole del procuratore capo di Padova, Antonio Cappelleri: «Di fatto c'è stata una delocalizzazione all'interno di Grafica veneta, con la sua assoluta complicità. Tanto che hanno cercato di ostacolare le indagini, dimostrando di avere piena conoscenza di cosa doveva essere nascosto e contribuendo a nasconderlo». Il riferimento del magistrato riguarda tra l'altro la presunta alterazione o eliminazione dai server informatici di gran parte dall'archivio gestionale che rileva ingressi e uscite dei lavoratori. 

Nota dell'Azienda

Il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, esprime «la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda e ne sottolineo la piena stima e il completo supporto». Precisa poi che la società trentina di Lavos aveva numerosi appalti di questo tipo in altre aziende del Nord, e che «ero del tutto all'oscuro di quanto sembrerebbe emergere dall'inchiesta, e del resto l'oggetto della contestazione ai  funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all'indagine, ostacolo che non è mai stato posto dalla società, che intende invece collaborare con le forze dell'ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità».

I precedenti

A Piove di Sacco, nel maggio scorso, era stato trovato un cittadino pakistano lasciato a margine della carreggiata con le mani legate dietro la schiena, vittima di un violento pestaggio e di rapina. Altri pakistani, poco dopo, erano stati trovati abbandonati per strada dopo essere stati malmenati e derubati dei loro averi, mentre 5 connazionali si erano presentati al pronto soccorso di Padova dopo avere subito un analogo trattamento.

Gli accertamenti svolti avevano condotto a un unico evento che si era verificato nei comuni di Trebaseleghe e Loreggia facendo scattare le indagini.

 

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Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 10:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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