Disabile presta i soldi al padre e lui li restituisce, ma lo condannano per peculato

Lunedì 22 Maggio 2023 di Olivia Bonetti
Debora e Grazia Migotto

BELLUNO -  «Scriverò al ministro della Disabilità: sono costretta a vivere con 3 euro al giorno e quando ho fatto un prestito a mio padre lui è finito sotto processo: io voglio gestire i miei soldi». Rivendica la sua autonomia, la sua vita, Debora Migotto, 48enne non vedente che abita in città e che lavora come centralinista all’Ulss. Accanto a lei il padre Graziano Migotto, imprenditore del mondo delle gelaterie, 70 anni di Belluno, che è stato condannato in primo grado a tre anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per peculato. Secondo l’accusa avrebbe usato 70mila euro di soldi che avrebbe dovuto gestire per la figlia cieca, di cui era amministratore di sostegno. In realtà vedendoli insieme nulla lascia trasparire quel quadro emerso nell’aula del Tribunale di Belluno. «Era solo un prestito e i soldi me li ha restituiti», precisa la figlia che prosegue: «Non ho la libertà di farlo? Come viene fatto in tutte le famiglie? Io abito con mio padre lui mi aiuta e io lo aiuto. In quel momento si trovava in difficoltà con la sua impresa, aveva bisogno di liquidità in attesa che gli venissero pagate delle fatture. Appena sono state pagate me li ha restituiti». Ma perché non l’ha detto ai giudici? «In aula non sono riuscita a dire nulla, mi sono fatta prendere dall’emozione: ma questa è la verità», risponde Debora.


LA FAMIGLIA
Papà Graziano è andato a prenderla dopo il lavoro all’ospedale San Martino. Lo fa spesso, perché per quella figlia fin da quando era piccola, ha fatto di tutto per farle vivere una vita come tutti gli altri. «Sono persona capace di intendere e volere, come verificato anche da ben 4 perizie e posso gestire i miei soldi», fa sapere Debora. Il papà aveva richiesto l’amministrazione di sostegno per lei. «Viaggiando spesso - spiega Migotto -, e avendo 70 anni avevo il timore che potesse succedermi qualcosa e che mia figlia restasse sola: era un modo per dare delle garanzie a lei, visto che ha fatto anche dei prestiti in famiglia.

Se mancassi io cosa succederebbe a Debora, chi le restituirebbe quei soldi?». 


I GUAI
Quella cosa però, gestita male, alla fine è precipitata: il padre con il suo lavoro non è riuscito ad essere puntuale e preciso nella rendicontazione («non so farli», confessa) ed è subentrato un nuovo amministratore che ha segnalato il movimento di denaro dai conti di Debora. «Io non l’ho mai denunciato», precisa la figlia. Poi la condanna: «Se mi davano il 41bis forse sarebbe stato meno pesante...Non posso essere messo in galera per aver aiutato una persona che ha bisogno», dice papà. «Io ho fatto il servizio militare come carabiniere - ricorda -, ho fatto 7 viaggi umanitari nella ex Jugoslavia, ho portato l’incubatrice di Belluno ai bellunesi che sono a Petrosani. Ho portato da mangiare ai senzatetto qui nell’ospedale: non sono un delinquente». 
 

I CONTI
Debora ha un lavoro un’accompagnatoria, ma quei soldi non li vede mai: ha a sua disposizione solo poche centinaia di euro. «Io e la mia compagna con quello che ci rimane della pensione aiutiamo lei - prosegue il padre -, perché Debora, per quanto deciso dal giudice tutelare può disporre solo di 600 euro di quello che guadagna e della sua accompagnatoria: 300 per le spese vive di bollette e altro, le restano 3,90 al giorno per vivere. Questa è schiavitù». «Io sono invalida al 100% ma sono capace di intendere e volere - ribadisce Debora -: dicono che non so distinguere i soldi, ma ho la macchinetta per “leggerli” e sono indipendente». «Mi hanno bloccato l’accompagnatoria, lo stipendio, il conto dove prendo lo stipendio - prosegue -: mi hanno isolata. Io lavoro per cosa? ho fatto 4 visite, con psichiatri nominati dal Tribunale o dall’avvocato amministratore di sostegno, che confermano che sono capace: se fossi incapace come potrei lavorare?». «Non mi fermo qui - dice Debora -: voglio portare al conoscenza del ministro della disabilità la situazione». E conclude: «Mi mettono via i soldi per chi? Io voglio disporre dei miei soldi come tutti, godermi la vita per quello che posso vivere: e se voglio aiutare il papà essere libera di farlo».

Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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