FELTRE - «Non sappiamo ancora quando rientrerà la salma di Giovanni. Siamo con le autorità francesi. Domani avremo più informazioni. Potrebbe essere venerdì». Così la cugina Marilisa risponde a quanti in queste ore stanno chiedendo informazioni su Giovanni Marcon, l’alpinista 49enne, originario di Agana di Fonzaso, residente a Villabruna, morto venerdì mentre stava rientrando dalla scalata alla cima del Monte Bianco. La salma si trova a Chamonix nel cantone francese di Mont Blanc nell’Alta Saovia.
Con altri due compagni aveva scalato la vetta più alta delle Alpi e se tutto fosse andato bene, spiega ancora la cugina, avrebbe dovuto rientrare già in serata. Invece la discesa gli è stata fatale. Lasciando il Dente del Gigante, sulla cresta Rochefort, Marcon è precipitato per oltre 200 metri, probabilmente a causa di un distacco di roccia. Non erano legati tra loro, proprio perché essendo il terreno fragile c’era il rischio che la caduta di uno trascinasse poi anche gli altri. A dare l’allarme non sarebbero stati i compagni di scalata, rimasti più indietro, ma una guida francese che avrebbe assistito in diretta al tragico volo finito in un canalone.
Tanti i messaggi di incredulo dolore sono apparsi sul suo profilo social dove venivano annotate tutte le imprese. Tantissime. «Credo di non averlo mai visto senza un caschetto in testa» ricorda la cugina nel raccontare la profonda passione di Giovanni per la montagna.
«Che dolore immenso che mi dai Gianni - scrive un’amica -. Eri il primo a cui scrivevo quando io e Cris scalavamo qualcosa. Ti avevo scritto ieri del Montasio: ero entusiasta e volevo dirtelo subito! E tu mi dicesti che stavi per scendere dalla cima del Bianco. Mi hai mandato una foto della cresta che stavi percorrendo. Ci saremmo visti al tuo ritorno e raccontati fra un tiro e l’altro. Non ci credo ancora. Che gran dolore che mi dai».
«Ti voglio bene Gianni - scrive un altro amico -. Non è possibile! Se ne vanno sempre i migliori. Pure te non avevi peli sulla lingua dicevi sempre quello che pensavi senza se e senza ma. Come me infatti le persone vere dicono sempre come la pensano. Mi dispiace tantissimo, una persona vera come te ci lascia troppo presto. Riposa in pace nelle tue adorate montagne che ti abbracceranno per sempre».
Giovanni era dipendente della Luxottica, nello stabilimento di Sedico, dove lavorava da quasi vent’anni. Persona sempre solare, spiritosa ed allegra, aveva un’unica grande passione: quella dell’alpinismo. Non c’è vetta, nel bellunese, che lui non abbia scalato. Anche in quei giorni in cui la nostra penisola era stretta nella morsa della pandemia lui fuggiva nella tranquillità e nella solitudine delle vette.
Il Club Alpino di Feltre, intanto, si prepara per accogliere il suo rientro. «Sicuramente - spiega il presidente - saremo presenti con il Gagliardetto».