La Gioielleria Bacchetti compie 100 anni, «ma mi ricordo ancora quel furto...»

Mercoledì 5 Aprile 2023 di piante, ma soprattutto ho imparato a pensare». Daniela De Donà
Gian Ugo Bacchetti

BELLUNO - L'oreficeria "Bacchetti" compie cento anni. Nata nella primavera del 1923 a Sospirolo e in via Tasso dal 1960. Nessuna festa all'orizzonte: «Scelta di basso profilo», sintetizza il titolare, Gian Ugo Bacchetti, classe 1936, mostrando lo stile di una generazione a perdere.

Chiaro il suo orientamento «verso il prezioso, ovvero il gioiello propriamente inteso». E nessun dubbio su quale sia quello di classe: «La spilla - afferma, senza celare l'orgoglio di chi ha in cassaforte oggetti esclusivi - anche molto antichi». Ora è affiancato dal figlio Lorenzo, pronto nel portare avanti l'identità, ma pure a gestire un mercato certamente molto diverso da quello conosciuto da nonno Ugo, fondatore dell'azienda cento anni fa, e da papà Gian Ugo: «Per coinvolgere un pubblico più giovane la scelta è stata allargata anche a monili in argento poco costosi», è la precisazione di Lorenzo. Proprio sulla questione prezzi porta un confronto con gli anni 60'-70': «Il potere d'acquisto si è ridotto nel tempo. Oggi è molto più facile vendere un gioiello costoso rispetto ad uno di media categoria. Questo perché manca la fascia del ceto medio».


IL CONFESSIONALE
Parla diretto, ma sa ascoltare Gian Ugo Bacchetti. Non un caso che in città considerino la sua bottega un salottino dove passare anche solo per un saluto: «Un luogo dove regna la discrezione e che chiamo confessionale», afferma Gian Ugo. Tra i clienti anche tanti "intellettuali". «E un rapporto particolare con il tribunale di Belluno», sotolinea. Si confrontava, in confidenza, per fare due nomi del passato, con il giudice del Vajont, Mario Fabbri, e con il sostituto procuratore Arcangelo Mandarino.


GLI INIZI
È papà Ugo, sposato con Maria Stefani di Pieve d'Alpago, ad aprire la bottega nel 1923 in piazza a Sospirolo, in una stanza dell'abitazione che funge anche da laboratorio: «Era, all'inizio, esclusivamente orologeria. Poi papà ha imparato da un orafo le basi del mestiere. Si vendevano allora per lo più catenine con la medaglietta, immagine di Gesù per i maschi e della Madonna per le femmine».


LA PASSIONE
La grande passione e il desiderio di aggiornarsi danno il via alla vera e propria gioielleria. Ma arriva il tempo di ampliare la clientela e così, nel 1960, Bacchetti si trasferisce ed apre il negozio in via Tasso, di fronte a dove si trova quello attuale. «Erano tante le gioielleria in città, Sorgato, Brotto, Palla, De Marco, Dalle Vedove, Nalato. Ma non c'era concorrenza, nessun astio, insomma, anzi collaborazione», precisa Gian Ugo che entra nell'azienda nel 1975, dopo il diploma al liceo scientifico conseguito a Treviso («A Belluno, allora, c'era solo il classico») ed un'esperienza come informatore scientifico. «Avevo assorbito i rudimenti già da bambino e presi in mano l'oreficeria"», racconta In realtà Gian Ugo si dedica più alla parte commerciale, coltivando in modo metodico il piacere di andare a caccia di gioielli d'epoca.


LA FERITA
Nella memoria scorrono le soddisfazioni di tante giornate trascorse in negozio. Senza dimenticare gli incidenti di percorso. A portare ottimismo, a fianco di Gian Ugo, c'era sempre la moglie, Maria Rosa Ravenna, di origine veneziana. A tal proposito una ferita rimane indelebile: il furto subito nel 1991. «Era il 21 aprile, i ladri sfondarono una parete e portarono via tutto. Fu Renato Teso, che aveva il negozio accanto, ad avvisarmi la mattina presto», ricorda Gian Ugo. Ora a Bacchetti rimane l'amore per la bellezza di un bracciale antico o di un orologio da panciotto che suona. E per la montagna: da alpinista ha frequentato, quasi sempre da solo, i Monti del Sole, le cime sulla destra orografica della Valle del Mis, le vette dell'Alpago. «In montagna - conclude - ho imparato a conoscere le piante, ma soprattutto ho imparato a pensare».

Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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