Violenza di genere, la denuncia di Belluno Donna: «Una ogni tre giorni bussa alla nostra porta»

Venerdì 24 Novembre 2023 di Giovanni Santin
Fiorella Bristot di Belluno Donna

BELLUNO - Ad ogni nuovo femminicidio l’attenzione si alza. Succede così anche ad ogni 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. «Il rischio è che dal 26 novembre tutto torni come prima», teme Anna Cubattoli, presidente dell’associazione Belluno-Donna. Eppure la situazione, anche a Belluno, non lascia tranquilli. Nel 2022 in provincia di Belluno sono state 143 le donne che per la prima volta hanno contattato il Centro.

Il numero più alto da sempre, pari ad un nuovo contatto ogni tre giorni. In vent’anni di Belluno-Donna le donne accolte dalle operatrici sono state finora 1.468, 9.787 i colloqui effettuati. E la percentuale delle donne bellunesi è pari al 93,6%. «Secondo dati Istat solo il 6% delle donne denuncia», precisa Cubattoli. E tuttavia le denunce sono in aumento.

GLI SPORTELLI
È accaduto anche nel nostro territorio: quando, dopo Ponte nelle Alpi, Belluno-Donna ha aperto sportelli anche a Sedico, Feltre, Belluno, subito il numero delle donne intercettate è stato maggiore. La modalità, insomma, è quella di avvicinarsi in tutti i modi possibili a chi vive una situazione di difficoltà. Dopo l’esordio a Ponte nelle Alpi ancora nel 2004, il sodalizio aveva aperto uno sportello a Belluno. Tuttavia qui giungevano poche richieste per esempio dal Feltrino. È stato proprio per avvicinarsi al bisogno che è stato aperto lo sportello di Feltre. E subito il numero di donne feltrine è aumentato. Identica la ragione per l’apertura dello sportello di Sedico, pensando soprattutto al bacino dell’Agordino. 

IL PROBLEMA
Per le donne vittime di violenza, arrivare sino a Ponte nelle Alpi può essere un problema, anche perché spesso non hanno la disponibilità di una macchina e denaro; oppure devono giustificare ogni loro piccolo spostamento. A fronte di una fotografia preoccupante e del lavoro immane che l’associazione sta facendo, vi sono le difficoltà con cui questo e altri centri si devono misurare. Si ricorderà, per esempio, l’allarme lanciato la scorsa estate e finora rimasto inascoltato. «Belluno-Donna – diceva allora la presidente Cubattoli - unico centro anti-violenza della provincia di Belluno, è seriamente e realisticamente a rischio chiusura». Questo si profila all’orizzonte nel momento in cui, per effetto di una delibera della giunta regionale, i Centri anti-violenza dovranno garantire una reperibilità per 24 ore al giorno per accedere ai fondi. La difficoltà rischia di concretizzarsi entro la prima metà del prossimo anno. Il nocciolo della questione è l’entrata in vigore dell’intesa Stato-Regioni approvata nella conferenza unificata nel settembre del 2022. A seguire il Veneto con una delibera di giunta di aprile ha indicato quali debbano essere i nuovi requisiti minimi di un Centro antiviolenza per ottenere il riconoscimento regionale e poter accedere alle risorse stanziate. Fra questi appunto la reperibilità che copra tutto il giorno. La normativa pretenderebbe che dal 2024 i Centri anti-violenza si organizzassero per offrire assistenza continua. Se non accadrà, nel nostro caso se Belluno-Donna non sarà in grado di farlo, sarà cancellata dalla mappatura e verrà costretta a chiudere. Un rischio serio, perché i parametri indicati dalla deliberà regionale sono impossibili da raggiungere dal momento che il Centro bellunese svolge la propria attività soprattutto grazie alle volontarie - una quarantina, ma solo la metà regolarmente attive - e a cinque persone assunte part-time. Finora, tuttavia, la politica non ha risposto all’appello. Ma siccome Belluno-Donna svolge un servizio sull’intero territorio provinciale, è davvero interesse di tutti adoperarsi per mantenerla aperta. 

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