Serena Mollicone, ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione: «Sono stati i Mottola»

Sono stati ripercorsi, con una lettura diversa rispetto a quella della corte d’assise, gli elementi portanti del caso giudiziario

Mercoledì 22 Marzo 2023 di Vincenzo Caramadre
Serena Mollicone, ricorso in appello contro la sentenza di assoluzione: «Tuzi ha detto la verità»

In 250 pagine la procura ha ribadito, punto per punto, l'impianto accusatorio nei confronti della famiglia Mottola (l'ex maresciallo Franco, suo figlio Marco e sua moglie Annamaria), dell'ex luogotenente Vincenzo Quatrale e del carabiniere Francesco Suprano. Ieri mattina, a 24 ore dalla scadenza dei termini, la procura di Cassino ha presentato appello alla sentenza di assoluzione pronunciata il 15 luglio 2022 nei confronti delle cinque persone finite a processo per l'omicidio di Serena Mollicone. Il pubblico ministero Maria Beatrice Siravo - con la piena condivisione del procuratore capo Luciano d'Emmanuele - nel chiedere, alla corte d'assise d'appello di Roma, la condanna dei cinque imputati ha ripercorso i punti salienti.

A partire dai presunti depistaggi messi in atto dall'ex maresciallo Mottola subito dopo il delitto, all'ultimo avvistamento della 18enne all'interno della caserma di Arce, fino alle prove scientifiche che hanno ricondotto alla porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la ragazza, quale arma del delitto.

LE CONCLUSIONI

Le conclusioni sono state in linea con la requisitoria pronunciata dai pubblici ministeri in aula l'estate scorsa. Per la procura un delitto maturato con l'accordo tra l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e suo figlio Marco. La conclusione è stata: «Sono stati loro». Dopo il litigio tra Marco e Serena nell'alloggio delle caserma, ha continuato a sostenere la procura, ci sarebbe stato un accordo per evitare conseguenze.

IL BRIGADIERE TUZI

Ampia parte dell'appello è stata dedicata alla rivelazione choc del brigadiere Santino Tuzi (morto suicida nel 2008), il quale riferì di aver visto entrare una ragazza la mattina del primo giugno, descrivendola come Serena.

La corte ha ritenuto «non attendibile» la ricostruzione di Tuzi, ma la procura continua a puntarci.

Un quadro che la procura ha calibrato rispetto alla 234 pagine di motivazioni con le quali la corte d'assise ha assolto i cinque perche i tanti indizi raccolti non hanno formato la prova

LE PARTI CIVILI

A presentare appello sono state anche le parti civili, la sorella di Serena, Consuelo con gli avvocati Sandro Salera a Antonio Iafrate, lo zio Antonio con l'avvocato storico di famiglia, Dario De Santis, la zia Armida con l'avvocato Federica Nardoni e la famiglia Tuzi con l'avvocato Elisa Castelluci. Anche le parti civili hanno argomentato molto alle dichiarazioni di Tuzi. «Tuzi ha detto la verità», hanno spiegato l'avvocato Salera a Iafrate.

Le argomentazioni sono state, poi, riservate al movente, legato, per la parte civile all'attività di spaccio che in quel periodo c'era ad Arce, come sempre sostenuto da Guglielmo Mollicone (papà della vittima, deceduto nel 2020) e dichiarato in un verbale mesi prima che le indagini si concentrassero sulla famiglia Mottola. Ieri mattina all'atto della deposito dell'appello, assieme all'avvocato De Santis, c'era lo zio Antonio. «Affronteremo anche il processo d'appello con lo spirito di sempre: vogliamo giustizia, proprio la voleva Guglielmo e Serena», sono state le parole di Antonio Mollicone.

 

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 06:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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