«Io, bomber a 44 anni: vivo di passione ma dopo questa pausa forzata non so se continuerò»

Venerdì 8 Maggio 2020 di Michele Miriade
Fabio Puppetti, attaccante in Seconda Categoria a 44 ani
ARRA DI SOLIGO Ha giocato 27 stagioni fra i dilettanti, ha segnato più di 300 gol. E a 44 anni gioca ancora. O meglio ha giocato, almeno finchè l’emergenza coronavirus lo ha permesso. Lui è “l’eterno” Fabio Puppetti, attaccante del Valdosport in Seconda categoria, un fenomeno di longevità applicato al calcio. Nel sondaggio del nostro giornale con gli allenatori, è stato tra i più segnalati.
«Grande abnegazione, un faro, sempre presente agli allenamenti, un esempio per i giovani» dice di lui l’allenatore Slobodan Rozijar. Puppetti ha iniziato a giocare nell’ex Virtus Farra, squadra del suo paese: dalla trafila nelle giovanili al debutto a 17 anni in prima squadra, tra Seconda e Prima categoria. Poi il passaggio al Valdosport in Promozione, due stagioni al Montebelluna vincendo il campionato di Promozione e l’anno dopo la coppa Italia fase regionale. Quindi il ritorno a Farra, poi al Valdosport per tre stagioni, quindi alla Cisonese, alla Vitt Sangiacomo e il ritorno al Valdosport dove ha archiviato la stagione a tre quarti del cammino mettendo a segno 12 gol e senza subire ammonizioni.
Puppetti a 44 anni c’è ancora la voglia di giocare? 
«Fino a qualche anno fa ci riuscivo con maggior facilità. La presenza costante agli allenamenti e il fatto di vivere intensamente le partite sono stati essenziali per continuare».
Al Valdosport chiuderà la carriera?
«Avevo 40 anni, pensavo fosse l’ultimo, ma avevo voglia di giocare e la società del presidente Francesco Sanvito mi voleva ancora in campo, così sono passati altre tre anni. Nel dicembre scorso con la nascita del secondo figlio c’era l’intenzione di smettere, invece ho continuato grazie alla mia passione».
Peccato che la stagione sia terminata così presto.
«Ci saremmo tolti altre soddisfazioni dato che eravamo nella griglia playoff, come da programmi e con la semifinale del Trofeo Veneto in vista. Purtroppo non si sa come sarà il futuro. Certo che non sono mai stato così distante da un campo sportivo e questo mi pesa».
Come si mantiene in forma?
«Costanza negli allenamenti, volontà e passione sono alla base, come credere in quello che si fa. Poi ho anche avuto la fortuna di non aver subito gravi infortuni. Altra cosa importante in allenamento e in partita è saper mettere da parte altre cose, essere in campo anche con la testa».
Una carriera brillante da goleador.
«Non mi posso lamentare. Anche se ho giocato tanti anni da centrocampista, ho superato i 300 gol e con la maglia del Valdosport ho raggiunto i 104 con i 7 di quest’anno in campionato e 5 in coppa».
Ricorda qualche record particolare?
«Quello con la maglia della Virtus Farra, la tripletta nel ‘94/95 alla Cisonese nelle finali regionali di Seconda e la manita nel 2009/10 all’Alpina, la stagione che raggiunsi il record dei 36 gol in campionato».
Tre ritorni e otto stagioni al Valdosport, è vero amore?
«Mi sono sempre trovato bene, per questo ci sono tornato. Amo la maglia della Virtus, il mio paese, ma al Valdosport sono stato adottato calcisticamente ed è come se fosse la squadra del mio paese. Questo per me è stato importante».
Maglia e squadra hanno ancora molto significato?
«Decisamente, purtroppo non per tanti giovani. Io nelle squadre che ho militato sentivo l’importanza della maglia e ho sempre dato il massimo; non basta essere presente solo alla partita, bisogna vivere l’ambiente e fare gruppo».
Ai giovani che messaggio vuole mandare?
«Non mollare, ci sono quelli che lo fanno facilmente se le cose non vanno come credevano, invece bisogna combattere per farle cambiare. Se un giovane va in una categoria importante come fuori quota, e poi scende ha meno motivazioni, molla facilmente e questo è l’errore, invece ci si deve porre anche obiettivi diversi».
Pronto per la prossima stagione?
«Da un punto di vista vorrei esserlo ma quando sarà? Se gioco voglio farlo con il massimo impegno come sempre ma prima o poi bisogna smettere e questo stop forzato per il virus è stato troppo lungo: Mi fa riflettere. Forse è giunto il momento di tirarmi da parte perchè non sarà facile riprendere e potrei dare una mano alla società come dirigente visto che già ho iniziato a farlo collaborando con il ds Cristian Bortolomiol». 
Ultimo aggiornamento: 17:09
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