L’amore coniugale nell’architettura delle tombe Brion

Il complesso funerario ideato da Carlo Scarpa oggi è tutelato dal FAI

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Venerdì 29 Marzo 2024
https://www.flickr.com/photos/augustfischer/28144071712

Una tomba può parlare di fine, di un posto lasciato vuoto, oppure richiamare alla mente e al cuore un senso di inizio e pienezza, di vita che abbonda, nonostante tutto. Lo sa bene il FAI, che oggi ha in custodia, insieme all’omonimo Memoriale situato ai piedi delle colline di Asolo, i sarcofagi dei coniugi Brion: protesi l’uno verso l’altro, raccontano, come dovrebbe fare ogni opera cimiteriale, l’unica cosa che ci si porta via abbandonando la terra: l’amore. Questo complesso funerario monumentale fu commissionato nel 1969 da Onorina Tomasin Brion all’architetto Carlo Scarpa per onorare il suo defunto marito Giuseppe, fondatore e proprietario della Brionvega, azienda di punta nel settore dell’elettronica e del design nel Dopoguerra. La struttura, fra le più originali e significative del professionista, fu realizzata fra il 1970 e il 1978 - anno in cui Scarpa morì in Giappone. Proprio le filosofie orientali sono alla base dell’intero progetto, che, fin dal suo ingresso caratterizzato da un’apertura a due cerchi intrecciati che ricordano l’alleanza nuziale, celebra l’eternità dell’amore, incontrando perfettamente l’ideale occidentale. Una volta entrati nel complesso sono evidenti i richiami ai giardini giapponesi e la rievocazione di paradisi islamici, grazie a forme geometriche, vasche e prati perfettamente inseriti nel paesaggio verde della campagna trevigiana e fatti per accompagnare lo sguardo al fulcro del progetto, il ponte ribassato in cemento (arcosolio) con tessere in vetro a copertura delle due tombe. Quando studiò il progetto dedicato alla famiglia Brion, Carlo Scarpa non dimenticò un altro aspetto importante dell’amore, quello di essere inclusivo, di allargare le proprie maglie per fare spazio anche agli altri.

L’eredità dell’artista

È così che accanto allo spazio esclusivamente dedicato ai coniugi, all’interno del Memoriale eretto a San Vito di Altivole sorge anche un padiglione riservato alla meditazione, sospeso sull’acqua e situato dalla parte opposta rispetto alla tomba per i parenti e alla cappella per le cerimonie funebri. Anche questo tempietto è circondato dall’acqua e dai cipressi, in armonia con il senso complessivo del progetto. Non finisce qui: lo stesso Scarpa decise, alla fine della propria vita, di farsi seppellire in questo luogo, dedicandosi un’area più defilata, al confine tra il Memoriale e il cimitero pubblico. Oggi il sepolcro dell’architetto ospita la tomba della moglie Nini Lazzari, realizzata dal figlio, diventato anch’egli architetto sulle orme del padre.

Visite e tour guidati

Per accedere al complesso funerario non è necessario un biglietto d’ingresso, ma per chi vuole apprezzare la particolarità del Memoriale Brion il FAI ha predisposto visite guidate che si possono fissare fino al 22 dicembre 2024. Ogni prima domenica del mese, inoltre, vengono organizzate speciali tour tematici della durata di 90 minuti per approfondire gli aspetti più interessanti legati all’architettura del luogo.

Sul grande schermo

Oltre ad ospitare diversi eventi di carattere culturale destinati a un pubblico ampio e variegato, il Memoriale Brion si è fatto conoscere in tutto il mondo anche grazie alla scelta del regista del film premio Oscar Dune di girare parte del sequel negli spazi del complesso. Nel 2022, il canadese Denis Villeneuve si era infatti definitivamente convinto che l’area di San Vito di Altivole, con il suo Memoriale, fosse il luogo ideale dove ambientare alcune delle scene cruciali del film, sfruttando l’effetto particolare e affascinante dell’architettura di Scarpa. Un’ulteriore testimonianza, questa, di come, grazie al genio e allo spirito architettonico più sottile e audace, un luogo dove domina il cemento possa in realtà creare un nuovo mondo dal quale continuare a trarre ispirazione per realizzare nuove opere d’arte. Prima fra tutte quella dell’amore.
Ultimo aggiornamento: 18:30

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