È terminato così il 2020, con i contagi in crescita e i pazienti in terapia intensiva che continuano ad aumentare. E con i timori per quello che accadrà nel nuovo anno. La seconda ondata non accenna a perdere quota e l'incognita legata alle feste ora fa paura. Ieri infatti sono stati registrati 24.477 nuovi casi di Covid e quindi il rapporto tra positivi e test è cresciuto ancora una volta, di tre punti arrivando al 12,6%.
Professore Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma, che cosa sta accadendo?
«Indubbiamente il virus sta circolando e le misure di mitigazione messe in atto, tra restrizioni, zone rosse e distanziamento, fanno quel che possono ma non riescono a bloccare l'infezione e la diffusione della malattia. L'unica vera svolta sarà il vaccino».
A che punto siamo in Italia?
«Siamo nel pieno della seconda ondata della pandemia. E viviamo una reale preoccupazione di quel che può avvenire a gennaio».
Perché?
«Potrebbe arrivare un'ulteriore circolazione del virus, un ulteriore vigore. Dipende da quel che sta accadendo in questi giorni: tra due settimane sapremo se le misure restrittive hanno funzionato».
I contagi di questi giorni?
«Rappresentano il risultato di quel che è accaduto nella prima metà di dicembre. Dai primi giorni di dicembre si oscilla dall'8 al 10% di contagi. Questo ci dice che il virus sta circolando e non è certo un aspetto positivo. L'indice Rt si sta alzando, anche se comunque a livello nazionale resta sotto l'1%».
E' un dato positivo?
«Cerchiamo gli aspetti positivi: anche l'aumento delle terapie intensive delle ultime 24 ore, pari a 27 in più, non è altissimo e questo dato resta quindi sotto controllo. Ma parliamo di numeri che oscillano di giorno in giorno. E' importante tenere sotto controllo questi numeri perché il rischio è nel nuovo aumento dei ricoveri».
Gli ospedali rischiano di andare in affanno?
«Sì, i contagi purtroppo sono in crescita e abbiamo anche un elemento decisamente doloroso da tenere sotto controllo: il numero dei decessi».
Ancora troppo alto?
«Restiamo sempre sull'ordine delle centinaia ogni giorno. E' decisamente allarmante».
Che vuol dire questo?
«Vuol dire che la malattia è tutt'altro che dominata».
Ora arriva l'influenza, che accadrà?
«Osservando i dati di Influnet, sul monitoraggio delle infezioni respiratorie acute quindi in questo periodo dell'influenza, notiamo che la percentuale dei pazienti è più bassa rispetto al passato in questo periodo».
Merito del distanziamento?
«E' presto per dire se c'è un ritardo o se è merito delle vaccinazioni, del distanziamento o dell'uso della mascherina. Comunque per ora va bene così, è importante per non gravare ulteriormente sul lavoro degli ospedali».