ADRIA
La rapina in villa dell'8 febbraio scorso in via Piave, nel quartiere di Torre di Pordenone, quando una 79enne legata e imbavagliata ha rischiato la vita, non ha più misteri per la Squadra Mobile di Pordenone. All'alba di ieri gli investigatori hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare tra Cordenons, Mirano e Adria per concorso in rapina pluriaggravata, tentata rapina pluriaggravata e sequestro di persona. Altre quattro persone - due di Castelfranco Veneto, una di Cordenons e l'altra di Azzano Decimo - sono state indagate per le stesse ipotesi di reato e perquisite. Il materiale sequestrato nelle loro abitazioni è stato definito «interessate dal punto di vista investigativo» e potrebbe aiutare la Procura a chiarire il ruolo che hanno avuto nella vicenda. Non ci sono dubbi, invece, sul coinvolgimento di Gianfranco Sedda, 78 anni, sardo residente ad Adria dopo un passato a Pordenone, Udine e anche a Grado; Nereo Pilotto, 50enne di Thiene residente a Cordenons, un lavoro nel settore edile; infine, Daniele Dell'Anese (36) di Cordenons, da poco trasferitosi a Mirano, anche lui un lavoro sicuro. Per Sedda e Pilotto il gip Rodolfo Piccin ha applicato la custodia in carcere, sono stati accompagnati rispettivamente nelle case circondariali di Rovigo e Udine. Dell'Anese, come proposto anche dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, è agli arresti domiciliari.
LA VENDETTA
L'assalto in villa sarebbe una vendetta architettata da Pilotto nei confronti dell'imprenditore Carlo Brescancin. Non riusciva a recuperare un credito e quando un amico idraulico gli ha confidato che l'imprenditore aveva in casa una cassaforte, avrebbe pensato di recuperare i soldi affidandosi a un pluripregiudicato. Si è messo in contatto con Sedda, il sardo che le Procure del Nordest conoscono da trent'anni per i suoi coinvolgimenti in rapine, truffe e traffici di droga. «È lui l'esperto e ha i contatti giusti», avrebbero detto a Pilotto alcuni amici. E sarebbe stato Sedda - dopo un incontro avvenuto il 21 gennaio a Villotta di Chions - a organizzare la rapina su commissione. E sempre Sedda avrebbe ingaggiato due professionisti dell'Est per l'agguato in villa e predisposto i sopralluoghi con Pilotto e Dell'Anese.
L'AZIONE
Si decide di entrare in azione l'8 febbraio, verso le 19, perchè l'imprenditrice Alida Mareschi, moglie di Brescancin, verso quell'ora apriva la porta per fare uscire il cane e il marito sarebbe rientrato a casa molto più tardi. È in quel momento che in tre fanno irruzione indossando un passamontagna. Dell'Anese - secondo la ricostruzione - sarebbe uscito subito dalla villa. I due complici arrivati dall'Est avrebbero invece immobilizzato l'anziana legandole mani e piedi, chiudendole la bocca con il nastro adesivo e trascinandola in bagno. Mentre rovistavano nelle stanze, Maddalena Brescancin ha telefonato alla madre. Allarmata perché non riceveva risposta, l'ha raggiunta mettendo fine a un incubo durato 20 minuti.
I SOCCORSI
Quando hanno visto la figlia, i rapinatori sono fuggiti sull'auto che li aspettava vicino alla villa, si ritiene che a bordo ci fossero sia Sedda che Pilotto. La cassaforte non sono riusciti a trovarla, ma hanno rubato il collier e l'anello che portava la vittima, strappandoglieli mentre, colta da malore, era in stato di semi incoscienza. Pochi minuti dopo in via Piave si sono sovrapposte le sirene della Polizia e di un'ambulanza. L'imprenditrice era sotto choc. Accompagnata in pronto soccorso, era stata trattenuta in osservazione. I medici, vista l'età e alcuni scompensi cardiaci dovuti al trauma psicologico subito, avevano indicato una prognosi di due settimane.
LE INDAGINI
Da quel momento - come ha spiegato ieri il questore Marco Odorisio - gli accertamenti non hanno escluso alcuna ipotesi. È stata un'indagine vecchia maniera, un passo alla volta, testimonianza dopo testimonianza fino a imboccare la pista giusta, quella «lavorativo-imprenditoriale». «Il colpo - ha spiegato il questore - è stato pianificato nel giro di pochi giorni. Nell'ambiente frequentato dai protagonisti si parlava di un forziere pieno di gioielli: era quello l'obiettivo. Peccato che fosse vuoto».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA La rapina in villa dell'8 febbraio scorso in via Piave, nel quartiere di Torre di Pordenone, quando una 79enne legata e imbavagliata ha rischiato la vita, non ha più misteri per la Squadra Mobile di Pordenone. All'alba di ieri gli investigatori hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare tra Cordenons, Mirano e Adria per concorso in rapina pluriaggravata, tentata rapina pluriaggravata e sequestro di persona. Altre quattro persone - due di Castelfranco Veneto, una di Cordenons e l'altra di Azzano Decimo - sono state indagate per le stesse ipotesi di reato e perquisite. Il materiale sequestrato nelle loro abitazioni è stato definito «interessate dal punto di vista investigativo» e potrebbe aiutare la Procura a chiarire il ruolo che hanno avuto nella vicenda. Non ci sono dubbi, invece, sul coinvolgimento di Gianfranco Sedda, 78 anni, sardo residente ad Adria dopo un passato a Pordenone, Udine e anche a Grado; Nereo Pilotto, 50enne di Thiene residente a Cordenons, un lavoro nel settore edile; infine, Daniele Dell'Anese (36) di Cordenons, da poco trasferitosi a Mirano, anche lui un lavoro sicuro. Per Sedda e Pilotto il gip Rodolfo Piccin ha applicato la custodia in carcere, sono stati accompagnati rispettivamente nelle case circondariali di Rovigo e Udine. Dell'Anese, come proposto anche dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, è agli arresti domiciliari.
LA VENDETTA
L'assalto in villa sarebbe una vendetta architettata da Pilotto nei confronti dell'imprenditore Carlo Brescancin. Non riusciva a recuperare un credito e quando un amico idraulico gli ha confidato che l'imprenditore aveva in casa una cassaforte, avrebbe pensato di recuperare i soldi affidandosi a un pluripregiudicato. Si è messo in contatto con Sedda, il sardo che le Procure del Nordest conoscono da trent'anni per i suoi coinvolgimenti in rapine, truffe e traffici di droga. «È lui l'esperto e ha i contatti giusti», avrebbero detto a Pilotto alcuni amici. E sarebbe stato Sedda - dopo un incontro avvenuto il 21 gennaio a Villotta di Chions - a organizzare la rapina su commissione. E sempre Sedda avrebbe ingaggiato due professionisti dell'Est per l'agguato in villa e predisposto i sopralluoghi con Pilotto e Dell'Anese.
L'AZIONE
Si decide di entrare in azione l'8 febbraio, verso le 19, perchè l'imprenditrice Alida Mareschi, moglie di Brescancin, verso quell'ora apriva la porta per fare uscire il cane e il marito sarebbe rientrato a casa molto più tardi. È in quel momento che in tre fanno irruzione indossando un passamontagna. Dell'Anese - secondo la ricostruzione - sarebbe uscito subito dalla villa. I due complici arrivati dall'Est avrebbero invece immobilizzato l'anziana legandole mani e piedi, chiudendole la bocca con il nastro adesivo e trascinandola in bagno. Mentre rovistavano nelle stanze, Maddalena Brescancin ha telefonato alla madre. Allarmata perché non riceveva risposta, l'ha raggiunta mettendo fine a un incubo durato 20 minuti.
I SOCCORSI
Quando hanno visto la figlia, i rapinatori sono fuggiti sull'auto che li aspettava vicino alla villa, si ritiene che a bordo ci fossero sia Sedda che Pilotto. La cassaforte non sono riusciti a trovarla, ma hanno rubato il collier e l'anello che portava la vittima, strappandoglieli mentre, colta da malore, era in stato di semi incoscienza. Pochi minuti dopo in via Piave si sono sovrapposte le sirene della Polizia e di un'ambulanza. L'imprenditrice era sotto choc. Accompagnata in pronto soccorso, era stata trattenuta in osservazione. I medici, vista l'età e alcuni scompensi cardiaci dovuti al trauma psicologico subito, avevano indicato una prognosi di due settimane.
LE INDAGINI
Da quel momento - come ha spiegato ieri il questore Marco Odorisio - gli accertamenti non hanno escluso alcuna ipotesi. È stata un'indagine vecchia maniera, un passo alla volta, testimonianza dopo testimonianza fino a imboccare la pista giusta, quella «lavorativo-imprenditoriale». «Il colpo - ha spiegato il questore - è stato pianificato nel giro di pochi giorni. Nell'ambiente frequentato dai protagonisti si parlava di un forziere pieno di gioielli: era quello l'obiettivo. Peccato che fosse vuoto».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA