Rapina in villa per vendetta, arrestati

Mercoledì 15 Settembre 2021
Rapina in villa per vendetta, arrestati
ADRIA
La rapina in villa dell'8 febbraio scorso in via Piave, nel quartiere di Torre di Pordenone, quando una 79enne legata e imbavagliata ha rischiato la vita, non ha più misteri per la Squadra Mobile di Pordenone. All'alba di ieri gli investigatori hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare tra Cordenons, Mirano e Adria per concorso in rapina pluriaggravata, tentata rapina pluriaggravata e sequestro di persona. Altre quattro persone - due di Castelfranco Veneto, una di Cordenons e l'altra di Azzano Decimo - sono state indagate per le stesse ipotesi di reato e perquisite. Il materiale sequestrato nelle loro abitazioni è stato definito «interessate dal punto di vista investigativo» e potrebbe aiutare la Procura a chiarire il ruolo che hanno avuto nella vicenda. Non ci sono dubbi, invece, sul coinvolgimento di Gianfranco Sedda, 78 anni, sardo residente ad Adria dopo un passato a Pordenone, Udine e anche a Grado; Nereo Pilotto, 50enne di Thiene residente a Cordenons, un lavoro nel settore edile; infine, Daniele Dell'Anese (36) di Cordenons, da poco trasferitosi a Mirano, anche lui un lavoro sicuro. Per Sedda e Pilotto il gip Rodolfo Piccin ha applicato la custodia in carcere, sono stati accompagnati rispettivamente nelle case circondariali di Rovigo e Udine. Dell'Anese, come proposto anche dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, è agli arresti domiciliari.
LA VENDETTA
L'assalto in villa sarebbe una vendetta architettata da Pilotto nei confronti dell'imprenditore Carlo Brescancin. Non riusciva a recuperare un credito e quando un amico idraulico gli ha confidato che l'imprenditore aveva in casa una cassaforte, avrebbe pensato di recuperare i soldi affidandosi a un pluripregiudicato. Si è messo in contatto con Sedda, il sardo che le Procure del Nordest conoscono da trent'anni per i suoi coinvolgimenti in rapine, truffe e traffici di droga. «È lui l'esperto e ha i contatti giusti», avrebbero detto a Pilotto alcuni amici. E sarebbe stato Sedda - dopo un incontro avvenuto il 21 gennaio a Villotta di Chions - a organizzare la rapina su commissione. E sempre Sedda avrebbe ingaggiato due professionisti dell'Est per l'agguato in villa e predisposto i sopralluoghi con Pilotto e Dell'Anese.
L'AZIONE
Si decide di entrare in azione l'8 febbraio, verso le 19, perchè l'imprenditrice Alida Mareschi, moglie di Brescancin, verso quell'ora apriva la porta per fare uscire il cane e il marito sarebbe rientrato a casa molto più tardi. È in quel momento che in tre fanno irruzione indossando un passamontagna. Dell'Anese - secondo la ricostruzione - sarebbe uscito subito dalla villa. I due complici arrivati dall'Est avrebbero invece immobilizzato l'anziana legandole mani e piedi, chiudendole la bocca con il nastro adesivo e trascinandola in bagno. Mentre rovistavano nelle stanze, Maddalena Brescancin ha telefonato alla madre. Allarmata perché non riceveva risposta, l'ha raggiunta mettendo fine a un incubo durato 20 minuti.
I SOCCORSI
Quando hanno visto la figlia, i rapinatori sono fuggiti sull'auto che li aspettava vicino alla villa, si ritiene che a bordo ci fossero sia Sedda che Pilotto. La cassaforte non sono riusciti a trovarla, ma hanno rubato il collier e l'anello che portava la vittima, strappandoglieli mentre, colta da malore, era in stato di semi incoscienza. Pochi minuti dopo in via Piave si sono sovrapposte le sirene della Polizia e di un'ambulanza. L'imprenditrice era sotto choc. Accompagnata in pronto soccorso, era stata trattenuta in osservazione. I medici, vista l'età e alcuni scompensi cardiaci dovuti al trauma psicologico subito, avevano indicato una prognosi di due settimane.
LE INDAGINI
Da quel momento - come ha spiegato ieri il questore Marco Odorisio - gli accertamenti non hanno escluso alcuna ipotesi. È stata un'indagine vecchia maniera, un passo alla volta, testimonianza dopo testimonianza fino a imboccare la pista giusta, quella «lavorativo-imprenditoriale». «Il colpo - ha spiegato il questore - è stato pianificato nel giro di pochi giorni. Nell'ambiente frequentato dai protagonisti si parlava di un forziere pieno di gioielli: era quello l'obiettivo. Peccato che fosse vuoto».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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