POLO PROVINCIALE
TRECENTA Quando, ormai quasi un quarto di secolo fa, fu inaugurato

Giovedì 2 Aprile 2020
POLO PROVINCIALE TRECENTA Quando, ormai quasi un quarto di secolo fa, fu inaugurato
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TRECENTA Quando, ormai quasi un quarto di secolo fa, fu inaugurato dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che l'ospedale San Luca di Trecenta sarebbe stato convertito un struttura destinata ad accogliere i pazienti della più grande epidemia dell'era contemporanea. Una vera e propria catastrofe epocale, con l'ospedale nato dalla chiusura degli ospedali allora esistenti a Castelmassa, Badia e Lendinara, oltre al vecchio ospedale di Trecenta, che ha assunto il ruolo di Covid Hospital, un qualcosa a metà fra una simbolica fortezza a difesa dall'onda del contagio ed un lazzaretto d'altri tempi.
LE STRUTTURE
Gli ospedali Covid sono stati individuati dalla Regione, almeno uno per provincia. La loro attivazione è stata resa possibile sia dal punto di vista delle risorse umane, che da quello di spazi ed attrezzature, dalla decisione di sospendere tutte le attività specialistiche ambulatoriali non urgenti e le attività chirurgiche programmate. Da ieri Trecenta è ufficialmente Covid Hospital della provincia di Rovigo. Dei 39 pazienti positivi al Coronavirus ricoverati ieri in Polesine, solo 4 sono rimasti nell'ospedale di Rovigo, gli ultimi arrivati a Malattie infettive, ma anche loro sono destinati a Trecenta. Tutti gli altri sono già stati trasferiti. E il San Luca ieri ospitava 26 pazienti nella cosiddetta Area Covid e 9 in Terapia intensiva, un numero fortunatamente rimasto sostanzialmente stabile. Da ieri a Trecenta non ci sono altri degenti se non i pazienti con Coronavirus, eccezion fatta per quelli del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, al quarto piano, che resta attivo, ma con percorsi dedicati e separati per l'accesso. Il percorso Covid prevede l'accesso dalla rampa del seminterrato e l'utilizzo di un ascensore dedicato. Sono sospese tutte le attività specialistiche ambulatoriali e di radiologia destinate all'utenza esterna. Sospese anche donazioni, vaccini, prelievi. Restano attivi solo la medicina di gruppo e la dialisi. Anche il Pronto soccorso è stato trasformato in Punto di primo intervento di base, che per assistenza alle persone che si presentano spontaneamente, stabilizzazione e trasporto di pazienti al pronto soccorso di riferimento, diagnostica di base per screening delle patologie maggiori e prestazioni sanitarie minori.
SETTIMO PIANO VUOTO
Da ieri invece è rimasto vuoto il settimo piano dell'ospedale di Rovigo, dove il reparto di Pneumologia, allargato con una nuova unità di Terapia subintensiva polmonare, aveva accolto i casi intermedi. «I posti letto di semintensiva spiega il dg dell'Ulss Antonio Compostella - sono fondamentali e strategici, filtrando pazienti che altrimenti sarebbero destinati alla terapia intensiva, pazienti che hanno una sintomatologia respiratoria non più gestibile nel posto letto per così dire normale, ma non è della ventilazione meccanica». Il piano straordinario per il San Luca ha previsto l'attivazione di 29 posti letto di terapia intensiva, già praticamente tutti operativi, rispetto ai 4 originari, l'attivazione fino a 20 posti letto di Terapia semintensiva respiratoria, che in Polesine non esistevano prima di questa emergenza, e fino a 100 posti letto di malattie infettive, già attivati per circa la metà.
TEST SUI TAMPONI
Nel polo Covid anche il laboratorio è Covid. Ieri sono arrivati i kit per l'analisi dei tamponi con la nuova macchina acquistata dalla Regione, una fornitura che dovrebbe stabilizzarsi e permettere di processare circa 70 tamponi al giorno. Venerdì, invece, sono attesi 1.500 kit per l'altro macchinario riadattato, che dovrebbe invece arrivare ad una capacità di 100 tamponi al giorno. «Oltre ad avere una capacità aggiuntiva di circa 150 tamponi con risposta in giornata spiega Compostella - continueremo ad inviare anche i tamponi a Padova in modo da estendere il raggio d'azione dei test».
F.Cam.
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