Acqua, stop prelievi dal Po

Sabato 5 Ottobre 2019
IL CLIMA CHE CAMBIA
ROVIGO Il livello del mare si alza inesorabilmente, aumentano le temperature, con un trend di crescita di 1,25 gradi in 25 anni, la pioggia resta stabile come quantità media annuale, ma con concentrazioni sempre più estreme, con inverni ed estati siccitosi e autunni e primavere con piogge torrenziali, provocando l'aumento della risalita del cuneo salino e rischi idrogeologici. Fenomeni naturali su larga scala che, a livello locale, si possono solo osservare nei loro effetti, spiega il geologo Massimo Mazzola, di Arpav. A questo si sommano le problematiche derivanti dalla comparsa, in falde e fiumi, di inquinanti emergenti, come i Pfas, per alcuni dei quali non esistono parametri, serie storiche e studi definitivi degli effetti sulla salute.
EQUILIBRIO DELICATO
Un quadro non certo rassicurante per il Polesine, quello tratteggiato dai relatori del seminario Servizio idrico nella bassa pianura veneta: problematiche e interventi dovuti alle mutazioni climatiche e agli inquinanti di nuova generazione, organizzato da Acquevenete e Confservizi, in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti, al Museo dei Grandi Fiumi. Proprio per fronteggiare l'imprevedibile, Acquevenete ha un piano: il Water Safety Plan, letteralmente il piano di sicurezza idrica, strumento progettuale per la gestione del rischio. Come ha spiegato Monica Manto, direttore generale della società nata due anni fa dalla fusione fra Polesine Acque e Cvs, la progettualità pensata per ridurre i rischi prevede «l'interconnessione fra tutte le fonti di approvvigionamento sulla quale stiamo investendo un centinaio di milioni», e «la graduale dismissione delle centrali di potabilizzazione sul Po». Per evitare che una contaminazione del grande fiume possa riflettersi sulla qualità dell'acqua che esce dai rubinetti dei polesani. Dei 60 milioni di metri cubi di acqua annualmente erogati da Acquevenete, infatti, 11 milioni vengono dal campo pozzi a Carmignano di Brenta, 10 milioni sono acquistati da altri gestori, 1,5 milioni arrivano da pozzi sui Colli Euganei e Berici, 25 milioni vengono prelevati dal'Adige con le sei centrali di Badia, Boara Polesine, Cavarzere, Anguillara, Piacenza d'Adige e Vescovana, mentre 12,5 milioni dalle sei centrali sul Po, tre delle quali prelevano da pozzi, Occhiobello, Castelnovo Bariano e Polesella, e tre acqua superficiale, Canalnovo, Corbola e Ponte Molo.
FONTI DIVERSIFICATE
Il problema della torbidità e dell'elevata concentrazione di alluminio nell'Adige in piena, nel corso degli eccezionali eventi meteorologici della Tempesta Vaia, a cavallo fra ottobre e novembre 2018 che ha mandato in tilt il sistema di depurazione lasciando a secco Rovigo per 48 ore, dovrebbe essere scongiurato in futuro con l'intervento da oltre un milione di euro già avviato sulla centrale di potabilizzazione di Boara, mentre la presenza della salmonella nell'Adige non è mai stato un problema per il gestore idrico, perché le analisi sui batteri sono costanti e, come spiegato da Anna Moschin, responsabile del laboratorio di Acquevenete, si avvalgono anche di metodologie rapide in grado di dare un risultato in appena un giorno, con i sistemi di potabilizzazione che abbattono le cariche batteriche in automatico.
NUOVI INQUINANTI
Il vero problema sono gli inquinanti di nuova generazione. Come, appunto, il cC6O4 trovato in alte concentrazioni nel Po. Il direttore dell'Area Ambiente della Regione Nicola Dell'Acqua, che è anche commissario delegato per gli interventi urgenti per i Pfas, ha spiegato che «si tratta di una sostanza nuova, che da quest'anno la Regione ha scelto di inserire nell'elenco di quanto va monitorato da Arpav. Arriva da un'azienda del Piemonte e, per il principio di precauzione, abbiamo imposto dei limiti, ai quali Acquevenete, essendo pubblico, si è immediatamente adeguato. La vicenda Pfas ci ha dato degli insegnamenti. Sui tempi di risposta. Sulla scelta di posizionare aziende chimiche in zone di ricarica delle falde. In generale, sull'importanza della pianificazione, che si fa con le leggi. E che per l'acqua significa limiti».
Francesco Campi
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