L'INCHIESTA
PADOVA A portare alla luce lo scandalo della gestione dei migranti

Mercoledì 19 Giugno 2019
L'INCHIESTA
PADOVA A portare alla luce lo scandalo della gestione dei migranti da parte della cooperativa Ecoffcina, ora Edeco, sono state centinaia e centinaia di intercettazioni effettuate dai carabinieri durante le indagini durate quasi due anni, dal 2015 al 2017. Registrazione telefoniche che hanno permesso al pubblico ministero Sergio Dini, titolare dell'inchiesta, di chiedere e ottenere il rinvio a giudizio di sette indagati (uno ha chiesto la messa alla prova ai servizi sociali) tra cui Simone Borile, amministratore occulto di Ecofficina, la moglie Sara Felpati, Tiziana Quintario funzionario economico della Prefettura di Padova, Pasquale Aversa vice prefetto con funzioni di vicario e il vice prefetto Alessandro Sallusto. Tutti sono accusati a vario titolo in concorso e con aggravanti dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e falso. Dovranno comparire davanti ai giudici del Tribunale collegiale il prossimo 14 gennaio.
LE INTERCETTAZIONI
Borile, per l'accusa, aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali ci sarebbe stato anche il vice prefetto Sallusto. Tra le tante intercettazioni c'è quella del 26 ottobre del 2015 con Sara Felpati dove gli inquirenti apprendono che la Prandina, già dal 2 settembre del 2015, era sovraffollata, tanto che Ecofficina faceva dormire i migranti in spazi minimi, persino in cucina. In quella chiamata Felpati chiede a Sallusto di poter intervenire per posticipare, dopo il 6 novembre, un controllo della comunità di Sant'Egidio nell'ex caserma. Sallusto: «Stanno finendo di fare la pratica per autorizzare Sant'Egidio. Nel caso si facciano avanti devi stopparli dicendogli che attendono l'autorizzazione dalla Prefettura»; Felpati: «Al momento la situazione alla Prandina è abbastanza critica dal punto di vista del calore»; Sallusto: «Come sono le pompe di calore che hanno preso?»; Felpati: «Quella della cucina funziona bene, mentre nelle tende non c'è ancora perchè manca la cisterna grande. In tenda si muore e io sono rimasta fino alle 20.30. La situazione è critica e preferisco che non entri nessuno a dire poveretti. Quelli di Sant'Egidio possiamo autorizzarli dal 6 novembre in poi?». I due, Sallusto e Felpati, si mettono a ridere al telefono. Indicativa è poi l'intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra quest'ultimo e Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un'ispezione dell'Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice Prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ancora per l'accusa Sallusto avrebbe avvisato Sara Felpati anche di una ispezione all'ex caserma Prandina. E la moglie di Borile avrebbe messo in ordine prima dell'arrivo degli ispettori.
GLI AFFARI DI FAMIGLIA
Simone Borile, sempre secondo l'accusa, grazie ai migranti riusciva a fare intascare migliaia di euro al mese anche ai parenti più stretti. L'allora Ecofficina, quale gestore dei servizio di accoglienza, doveva assicurare anche l'assistenza sanitaria agli ospiti. L'autorità sanitaria prescriveva farmaci per curare i migranti, per un ammontare mensile di oltre 5 mila euro. La cooperativa gestita da Borile, per l'acquisto delle medicine si rivolgeva alla parafarmacia Felfarma di Battaglia Terme: consigliere e presidente del Cda della parafarmacia è Sara Felpati, moglie di Borile, e nel negozio lavora Chiara Felpati, la cognata. Ecco alcune telefonate intercorse tra Borile, la moglie e la cognata nel gennaio del 2016. In particolare tra Borile e Chiara Felpati: «Se il medico non si adegua a inserire la nota nell'impegnativa, gli diremo che se non si uniforma cambiamo medico e perciò perde una sua entrata per i migranti mutuati. Da oggi gli ordini li faccio solo io». E poi c'è la telefonata dell'ex presidente di Ecofficina, Gaetano Batocchio, a un'operatrice dei centri di accoglienza: «Vai a comprare i para-farmaceutici alla Felfarma». La donna ride e aggiunge: «Ho capito».
Marco Aldighieri
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