Prima Santo Stefano di Cadore e Ponte nelle Alpi. Ieri anche Limana. Si allarga

Venerdì 2 Giugno 2017
Prima Santo Stefano di Cadore e Ponte nelle Alpi. Ieri anche Limana. Si allarga
Prima Santo Stefano di Cadore e Ponte nelle Alpi. Ieri anche Limana. Si allarga il fronte dei Comuni che dichiarano il Piave «patrimonio irrinunciabile per la comunità». Ma è davvero l'unica soluzione? Secondo il consigliere provinciale Mirco Costa no. Niente museo a cielo aperto, nessun monumento. «Il Piave va tutelato, ma non può essere messo sotto una campana di vetro. Non può rimanere intoccabile, perché attorno alle sue sponde ci sono comunità che vivono e devono continuare a vivere. Semmai, va analizzato nel dettaglio il suo valore economico». Parte da questa premessa la proposta di Costa. Il consigliere provinciale con delega all'Ambiente guarda oltre il contingente. Il problema del momento è quello di difendere le sacre sponde dall'invasore idroelettrico, ovviamente. L'ultima e forse più scottante richiesta di nuove centraline è arrivata (o meglio riarrivata, dopo una sospensiva di qualche mese) da Reggelbergbau srl, la ditta altoatesina che vorrebbe sbarrare il fiume all'altezza di Lambioi con una diga gonfiabile e realizzare un impianto idroelettrico sotto il Ponte della Vittoria. Uno scempio inaudito e un pugno in faccia ai bellunesi, certo; ma stando agli incentivi statali e alle norme europee, le centraline sono «opere di utilità pubblica, urgenti e indifferibili». L'attacco di Reggelbergbau srl va respinto senza ombra di dubbio. Ma non si può non pensare con un po' di lungimiranza, secondo Costa. Quindi? «Bisogna quantificare il valore del Piave - dice il consigliere provinciale che da gennaio ha in mano l'Ambiente -. Il valore ambientale deve essere tradotto in cifre, in valore economico. Solo così si può mettere a confronto quali sarebbero gli ipotetici benefici di una centralina, con incentivi annessi e connessi, e quale è invece il beneficio di un fiume libero da nuovi impianti idroelettrici. È doveroso impedire che la bellezza di certi scorci venga deturpata da impianti idroelettrici, dighe e sbarramenti affidati al miglior offerente. Ma è altrettanto doveroso impedire di mummificare il Piave e renderlo una sorta di monumento. Altrimenti, si rischia di non poter più fare nessun intervento sul fiume, una volta evitato lo scempio. Neppure interventi utili, come potrebbe essere la realizzazione di un ponte, di una passerella o di un parco fluviale». Il Piave come un'opera d'arte, insomma. Come un quadro di Picasso, o di Manet. Valore inestimabile, dal punto di vista artistico. Ma anche valore economico quantificabile in euro. «Propongo di fare un percorso in questo senso - continua Costa -. Una perizia per capire il valore paesaggistico e ambientale tradotto in valore economico. Perché dall'ambiente si fa economia». Un esempio? «Il lago di Centro Cadore - sintetizza il consigliere provinciale -. Chiediamo ai commercianti e agli albergatori di Pieve, Calalzo, Lozzo e Domegge quanti danni economici crea loro un lago vuoto. Chiediamoci quanti turisti in meno ci sono quando il lago viene svuotato. Quello è tutto valore da stimare e da mettere sul piatto della bilancia di fronte alle richieste di nuove centraline. Dopo che avremo fatto la stima del valore del nostro Piave, potremo andare da Enel e rinegoziare i contratti delle centraline storiche, quelle che bevono acqua da decenni. Sono convinto che ci spetterebbe molto di più di quanto non abbiamo ricevuto negli anni».

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