«Pochi gli stranieri nei rifugi e regole ferree, è un'estate tra luci e ombre»

Sabato 15 Agosto 2020
I rifugi non ridono, ma nemmeno piangono. Il Ferragosto 2020 vive le ricadute della pandemia: si segue il protocollo e, quindi, magari c'è il tutto esaurito, ma, rispetto allo scorso anno, su metà dei posti letto disponibili per norma. Oggi c'è il gruppo che, come avviene al rifugio 7° Alpini, salirà con le chitarre: «Le caricheremo noi sulla teleferica», racconta il gestore, Lara Forcellini. Qualcuno ha prenotato il pranzo in rifugio, qualcuno no. «Attenzione, in tal senso sono le parole di Mario Fiorentini, gestore del rifugio Città di Fiume e presidente dell'associazione gestori rifugi alpini del Veneto (Agrav) succede che, per seguire il protocollo di sicurezza collegato al distanziamento, noi non possiamo far entrare in rifugio tante persone, non si manda via nessuno però dobbiamo fare aspettare molto tempo a chi non prenota». È sempre Fiorentini a sintetizzare: «Se è generalmente buona la frequentazione di italiani a mezzogiorno, mancano, invece, gli stranieri che transitano lungo l'Alta Via e si fermano per pernottare». Non nasconde una certa amarezza Bruno Martini, storico gestore del rifugio Berti: «Tedeschi pochissimi, austriaci ancor meno, italiani tanti di giorno, di cui molti veneti. Tutti, mi dispiace dirlo, che fanno fatica a capire che bisogna rispettare le regole negli spazi dentro al rifugio». Certo ogni rifugio fa storia a sé, anche per Ferragosto. «Mancano gli stranieri - è l'analisi di Walter Bellenzier del Rifugio Tissi - ma se luglio ha segnato -40%, per agosto non è male, considerando il Covid». Certo, sulle Dolomiti bellunesi, non si stanno organizzando i soliti concerti in quota o eventi che portino a raggruppamenti.
Daniela De Donà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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