BASSANO - Ancora Canova e i suoi miti. Dopo la digitalizzazione e la messa a disposizione del mondo intero dei suoi scritti, ecco il ritorno della Ebe di Antonio Canova, simbolo dell'eterna giovinezza, coppiera degli dei, è risorta dalle ceneri. O più correttamente dai frammenti che, all'indomani del bombardamento alleato su Bassano del Grappa del 24 aprile 1945, venero raccolti come reliquie di un gesso tra i più belli e affascinanti tra quelli realizzati dal celebre scultore di Possagno. Questi frammenti sono rimasti nei depositi dei Musei Civici di Bassano per più di 70 anni, abbandonati all'oblio perché la loro ricomposizione è stata a lungo ritenuta impossibile. Poi, la messa a punto di nuove tecnologie applicate al restauro ha permesso alla mitica Ebe di ritrovare la sua forma e la sua grazia. A ridarle vita ha provveduto un innovativo intervento conservativo, interamente finanziato dal Rotary Bassano e dal Rotary Asolo Pedemontana del Grappa. All'impresa ha collaborato anche il Comune di Forlì, proprietario della versione marmorea di Ebe cui il gesso bassanese è collegato. Per celebrare l'evento, la Città di Bassano del Grappa, tramite i Musei Civici diretti da Barbara Guidi, ha deciso di proporre il capolavoro ritrovato quale protagonista di una mostra (dal 4 dicembre 2021 al 30 maggio 2022) sulla rivisitazione canoviana della figura mitologica di Ebe cui lo scultore di Possagno ha saputo dare sembianze tanto perfette da rimanere indelebilmente impressa nell'immaginario collettivo.
Le due versioni della divina adolescente
Canova seppe condensare il mito di questa divinità adolescente in un'immagine emblematica, quella della gioventù colta all'apice della sua fiorente bellezza, in quel fugace momento di perfezione che anticipa l'età adulta. Ne realizzò due differenti versioni. La prima, in cui la giovane dea, che si appresta a mescere l'ambrosia, atterra su una spumosa nuvola; l'altra, colta mentre appoggia leggiadramente i piedi alla base di un tronco d'albero. Entrambe le versioni, trasposte in marmo, sono il vanto di quattro importanti collezioni pubbliche e private d'Europa: dagli Staatlichen Museen di Berlino all'Ermitage di San Pietroburgo, dalla Collezione Devonshire a Chatsworth ai Musei di San Domenico di Forlì. Nel Salone Canoviano del Museo bassanese, la Ebe «restituita alla sua primitiva bellezza» sarà posta vis à vis con la prima versione in gesso del medesimo soggetto, patrimonio della padovana Collezione Papafava.
Immagine che torna nell'opera dell'artista
Un'immagine, quella di Ebe, che accompagnerà tutta la carriera dello scultore e che trova eco tanto nel tema delle figure danzanti protagoniste dei disegni e dei monocromi su tela grezza, quanto nei ritratti delle più celebri donne del suo tempo acconciate alla moda (Leopoldina Esterhazy-Liechtenstein, Elisa Baciocchi Bonaparte e Carolina Murat), fino alle teste ideali, genere di successo in cui lo scultore veneto sperimenta sottili e infinite variazioni del «bello ideale». Un capitolo è infine riservato all'illustrazione del complesso intervento di restauro che ha ridato dignità alla Ebe bassanese. La mostra, e la pubblicazione che l'accompagna - che, oltre alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, vede il contributo di autorevoli studiosi e dei curatori dei musei che conservano le molteplici versioni della popolare opera canoviana - intendono così celebrare la restituzione di questa importante testimonianza artistica alla pubblica fruizione.
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