Tommasi verso il ballottaggio: «Mai stato così sereno. Mi hanno sottovalutato»

«Le elezioni come una partita: si giocano in 2 tempi e fino all'ultimo minuto. Da centrocampista so come tenere insieme le cose e far girare chi mi sta intorno. Vengo da una cultura cattolica progressista»

Venerdì 17 Giugno 2022
Damiano Tommasi, a Verona dopo il primo turno è in testa

VERONA - Damiano Tommasi sta girando quotidianamente i quartieri, incontra i veronesi, fa il porta a porta accompagnato dai suoi gruppi d'appoggio. «Se sono preoccupato per il secondo turno elettorale? Mai stato così sereno. Non mi sono sorpreso del risultato del primo turno. Sono rimasti sorpresi i miei avversari, casomai, perché probabilmente mi avevano sottovalutato. A Verona si è registrato il risultato elettorale più basso di un sindaco uscente. Fossi nei suoi panni non sarei molto soddisfatto. Io sapevo che era un risultato possibile. Il che, tuttavia, è molto diverso dall'ostentare certezze. In tutta la mia vita, anche prima del calcio, ho imparato che ci sono due regole molto importanti da capire, quando si gioca una partita: non sottovalutare mai nessun avversario e nessuno dei problemi che si affrontano.

E la seconda: avere sempre la percezione del risultato massimo che puoi realmente ottenere».

«Elezioni come il calcio: si gioca in due tempi»

Così si esprime Damiano Tommasi, ex calciatore e candidato sindaco del centrosinistra a Verona, in un'intervista rilasciata sul nuovo numero del settimanale «The Post internazionale - Tpi». Le elezioni, afferma, «sono esattamente come le partite di calcio: si giocano in due tempi e fino all'ultimo minuto. Manca ancora un pezzo, ma ci arriveremo. Se vinco, è già tutto programmato. Me ne vado sullo Stelvio, alla cima Coppi: ovviamente in bicicletta». «Ho visto che Capello durante la campagna per il primo turno ha detto che sono stato il giocatore più importante della sua Roma, nell'anno dello scudetto - dice ancora - . Mi ha fatto un piacere enorme: non me l'aspettavo. Non lo aveva mai detto, così: il mister mi ha fatto un grande regalo. Con Carlo Verdone siamo amici da anni. Mi vuole bene, l'ho anche invitato a venire in città. Carlo mi disse già una volta che per lo scudetto della Roma ero stato più importante di Totti, mentre era con noi nello spogliatoio della Roma, il giorno in cui avevamo vinto il campionato, e stavamo festeggiando la nostra vittoria. Io mi sono girato e gli ho fatto un gavettone».

«Un centrocampista sa come far girare gli altri»

Tommasi non nasconde che la sfida è difficile. «Conosco i miei limiti. Non avevo un tocco di palla alla Maradona. Per questo in campo e fuori ho sempre dovuto far lavorare il mio cervello, se possibile come e più del mio corpo. - osserva - Un centrocampista è uno che sa come tenere insieme le cose. Uno che quando funziona sa come far girare gli altri. In questa attitudine c'è qualcosa che mi servirebbe anche da sindaco». Tommasi aggiunge: «Non sono un tuttologo, e non devo nemmeno diventarlo. Chi dirige deve scegliere le direttrici di fondo e i progetti, e poi deve saper trovare le migliori competenze per realizzarli. Sono stato il primo a presentare un programma elettorale, e mi sono tolto la soddisfazione di vedere che dopo due mesi gli altri candidati erano andati a saccheggiare le mie proposte per copiarle: evidentemente non erano così malvagie». Quanto a come definirsi ha le idee chiare: «Non posso essere 'ex calciatore' perché non ho mai smesso di giocare. Al massimo sono un "ex professionista". Sui campetti ci vado ancora. Vengo da una cultura cattolica progressista. Quella è stata la mia scuola. Non sul piano delle ideologie, ma su quello dei valori. Sono cresciuto in questo mondo, l'ambiente delle parrocchie e degli oratori. E lì ho imparato tante cose. Sono stato il primo giocatore obiettore di coscienza della serie A».

La discesa in campo e le 8 pistole di Tosi

Sulla sua scelta di scendere in campo chiarisce: «C'è stato un momento di questa campagna elettorale in cui mi sono ritrovato davanti a uno dei miei rivali, Flavio Tosi, che si vantava di avere 8 pistole in casa: quel giorno ho avuto modo di sentirmi orgoglioso di quella scelta. Mi fa paura l'idea di un ex sindaco che racconta candidamente di dormire sempre con una pistola sul comodino. Dopo tante stragi, dopo l'orrore delle guerre che stiamo vivendo, e dopo quello che è accaduto in America, anche pochi giorni fa, dovremmo anche noi essere consapevoli dell'esempio che diamo, soprattutto ai più giovani. Verona è una delle più grandi città del Nord, ma anche una di quelle che offre la più bassa qualità dei servizi, ed è, purtroppo, una delle capitali europee più arretrate sul piano dell'innovazione. Penso che questa situazione debba cambiare». Dunque, per lui, «Verona è una delle città italiane che oggi ha il più alto potenziale inespresso - conclude - . E dunque deve resistere alla tentazione di poter bastare a se stessa».

Movimenti a destra, Forza Italia chiede unità

Sull'altro fronte, dove la spaccatura tra Sboarina e Tosi si è fatta molto netta, appelli all'unità e al "ravvedimento ooperoso" tra i due. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ci prova: «Le elezioni amministrative hanno dato un'indicazione univoca: il centrodestra è vincente quando si presenta unito, e viene invece penalizzato dove prevalgono personalismi e localismi. Verona in questo senso è una città simbolo: sarebbe diabolico disattendere la volontà di riunire le forze in tutti i ballottaggi per non consegnare alla sinistra città in cui siamo maggioranza virtuale. C'è ancora tempo, anche se poco, per un ravvedimento operoso: Verona, per la sua storia e per la sua tradizione politica, per il centrodestra è una questione nazionale, e sarebbe grave non risolverla positivamente».

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