Le richieste alla Regione Veneto per avere la casa di riposo: 15 anni di vani tentativi

Mercoledì 25 Gennaio 2023 di Angela Pederiva e Alda Vanzan
Le richieste alla Regione Veneto per avere la casa di riposo: 15 anni di vani tentativi

SANTA MARIA DI SALA - Si può chiedere una tangente per un intervento che non si sa se verrà autorizzato? Al netto di quanto accerterà la magistratura veneziana, e quindi basandosi sulle sole accuse che la Procura ha rivolto a due ex sindaci di Santa Maria di Sala (Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo), a un dirigente del Comune (Carlo Pajaro), a un costruttore (Mauro Cazzaro) con il suo manager (Battista Camporese) e a un progettista (Marcello Carraro), l'interrogativo è: come fai a domandare una mazzetta per costruire una casa di riposo se l'autorizzazione non dipende da te, ma da altri? Nello specifico, dalla Regione e, a cascata, dall'Ulss? E, per inciso, tutte e due, Regione e Ulss, ti hanno detto di no?


Verrebbe da dire che la banda del 10 per cento, ora agli arresti domiciliari, sia stata sfortunata: l'impresa del black, per mettere i nonni in una nuova casa di riposo, si è scontrata con i niet di Palazzo Balbi, con le graduatorie dell'Ulss che posizionavano Santa Maria di Sala all'ultimo posto della lista, con il rinvio alla nuova programmazione. E qui va detto come funziona il meccanismo: per aprire una casa di riposo (non un albergo per vecchi, ma una struttura in grado di soddisfare le necessità sanitarie) bisogna rientrare nella programmazione regionale. L'ultima risale al 2013, quand'era assessore lo scomparso Remo Sernagiotto, prevedendo un aumento del 25% di posti letto per le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali).

La trafila prevede che ogni Ulss metta la propria quota sul tavolo e che il Piano di zona - quindi con la concertazione dei sindaci - decida a chi assegnare i posti letto. Poi scatta il convenzionamento con la Regione.


Ebbene, il Comune di Santa Maria ci ha provato ad avere dei posti letto, ma non c'è riuscito. Ha tentato 15 anni fa, è tornato alla carica con l'ultimo mandato da sindaco di Fragomeni, gli hanno detto di no, non si è arreso, ha continuato a insistere. Come si vedrà, certe date - la domanda di avere posti letti, l'appuntamento per un caffè con il potenziale venditore del terreno - sembrano curiose coincidenze. Saranno i giudici a dire se quei fatti siano illeciti, intanto vediamone la cronistoria.


Il sindaco Fragomeni e il ritorno del bisogno della casa di riposo


I primi tentativi di realizzare una casa di riposo a Santa Maria di Sala risalgono al 2008 e al 2009. Il Comune fa domanda, ma nel 2010 la Conferenza dell'Ulss 13 (competente all'epoca per l'area del Miranese e della Riviera del Brenta) dice di no: il Comune allora guidato dal primo cittadino Paolo Bertoldo non ha i requisiti. Da allora il tema cade nel dimenticatoio, non c'è più la necessità di una struttura per i nonni, nessuno - almeno ufficialmente - avanza la richiesta di una Rsa.


Ma nel 2019, quando il sindaco al secondo mandato è Nicola Fragomeni, improvvisamente si decide che c'è bisogno di una casa di riposo. Il 18 ottobre 2019 viene così fatta richiesta di inserimento nella pianificazione del Piano di zona 2020-2022. Sono giorni cruciali per la programmazione sociosanitaria, visto che il 4 novembre l'esecutivo della Conferenza dei sindaci dovrà approvare le linee di indirizzo. Attenzione alle date: il 21 ottobre, cioè tre giorni dopo l'invio della domanda da parte del municipio, avviene l'incontro in caffetteria tra Fragomeni, Zamengo e il proprietario del primo terreno individuato dalla squadra. Si tratta del colloquio, registrato dal «cittadino con la schiena dritta» (parole del procuratore Bruno Cherchi), in cui viene prospettata la compravendita per 1,1 milioni con annessa tangente da 100.000 euro (l'ormai famosa proposta di «1 e 100 bianco», di cui però 100 «devono essere fuori, un black»).


I promotori dell'operazione non sanno che quella conversazione, consegnata ai carabinieri, darà il via alle indagini che tre anni dopo culmineranno nelle misure cautelari disposte dal Tribunale. Né possono immaginare che, di lì a poco, sul loro progetto scoppierà la grana del Covid. Il 20 febbraio 2020 scade l'avviso per la partecipazione del terzo settore al Piano di zona, ma l'indomani scoppia il focolaio di Vo', un imprevisto di portata globale che stravolge le vite di tutti e dunque pure la pianificazione delle politiche sanitarie e sociali. «Di fronte all'emergenza l'orizzonte della programmazione si accorcia, l'incertezza è ampia e si rende necessario capire quali possano essere realisticamente i tempi della programmazione», si leggerà nel Piano di zona straordinario 2021. Proprio così: dopo un confronto con le Ulss e con i Comuni, infatti, la Regione sostituisce il preventivato strumento triennale con un inaspettato documento dalla validità annuale.


I NUMERI E WHATSAPP
La pandemia cambia le priorità e a certificarlo sono i numeri. Nel distretto Mirano-Dolo, dove Santa Maria di Sala ha l'indice di vecchiaia più basso (119,9 anziani ogni 100 giovani), si contano 12 case di riposo, con 1.303 posti letto, il cui tasso di occupazione fra il secondo semestre del 2019 e il primo semestre del 2020 è sceso dal 96,3% al 91,9%, anche perché gli ingressi sono calati del 41,5%. Il crollo nei centri diurni è stato ancora più evidente: dal 64,8% al 22,6%. L'impennata di contagi, i decessi degli ospiti, l'aumento delle rette: «Con la fase di lockdown il sistema della residenzialità è entrato in profonda crisi», annoterà il Piano.


Non è il momento migliore per avviare un business nel settore delle Rsa, ma la squadra ci spera, ancora convinta a settembre del 2020 che la Regione abbia «aperto le maglie» e non opponga resistenza alla realizzazione del progetto. Secondo i riscontri degli investigatori, il 17 febbraio 2021 Fragomeni fotografa e condivide via WhatsApp i documenti esposti durante la seduta del Comitato dei sindaci, da cui risulta che fra gli obiettivi del distretto c'è Santa Maria di Sala, con un centro servizi da 120 letti per anziani non autosufficienti con ridotto-minimo bisogno assistenziale e un centro diurno da 20 posti per persone anziane non autosufficienti. In effetti il Piano viene approvato dalla Conferenza il 25 febbraio, ma con un'annotazione rossa accanto alle due strutture ipotizzate: Iter fermo per mancanza di posti disponibili nella programmazione. Inoltre Santa Maria di Sala si ritrova ultimo in classifica: dopo Campolongo Maggiore, dopo Martellago, dopo Fossò, a loro volta bloccati dall'assenza di posti. Però il Comune non demorde, tanto che nel settembre 2021 ribadisce la richiesta e puntualizza: la casa di riposo in paese serve e la domanda non può essere datata al 2019 perché la prima istanza risale al 2009. La richiesta della cittadina salese va ritenuta, dunque, prioritaria.


Arriviamo al 2022, il nuovo sindaco è la fucsia Natascia Rocchi che a Fragomeni, nuovo presidente del Consiglio comunale, attribuisce la delega all'Urbanistica. Il 9 agosto 2022, dunque, la società Sereni Orizzonti in accordo con il Comune chiede all'Ulss 3 Serenissima che venga valutato nella prossima programmazione 2023-2025 l'inserimento di una casa di riposo da 120 posti letto, specificando che basteranno 60 giorni dal rilascio della licenza edilizia per rendere il Centro servizi operativo. Il resto è cronaca di questi giorni.

Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 10:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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