Corpo nel canale. «Quella felpa è di Henry»: il papà ​del rugbista scomparso la riconosce

Venerdì 28 Dicembre 2018 di Davide Tamiello
Henry Kazim
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MIRA - La famiglia, ora, ne è convinta: quel corpo trovato nell'idrovia appartiene a Henry Kazim, il 19enne rugbista scomparso nel nulla un mese fa. Il padre del giovane, mercoledì, giorno del rinvenimento del cadavere, aveva chiesto subito un confronto alle autorità per un'eventuale identificazione. Cosa non facile persino per un genitore, visto che il corpo, rimanendo in ammollo per così tanto tempo, è fisicamente irriconoscibile. E infatti, a un primo sguardo, l'uomo aveva scosso il capo: «Non è lui». Un riscontro, però, che non l'aveva convinto. Probabilmente ci avrà pensato tutta la notte. Poi, ieri mattina, ha chiesto di poterlo vedere una seconda volta. A mente fredda, forse, per poter analizzare ogni minimo dettaglio con più lucidità. Quella felpa, che il primo giorno non aveva riconosciuto,  ora secondo il padre apparterrebbe proprio a Henry. Un particolare più che sufficiente, per la famiglia del giovane, per affermare con certezza che si tratti di lui. 
AUTOPSIA E DNALa voce, ieri pomeriggio, ha cominciato a diffondersi anche tra gli amici e conoscenti di Henry. Per i carabinieri e per la procura, però, non basta un capo d'abbigliamento per affermare con certezza che si tratti del 19enne. Il fatto che la maglia non sia stata riconosciuta immediatamente, infatti, non permette di escludere che in un tale contesto possa essere entrato in gioco il fattore suggestione. Stress e ansia, ormai, sono a livelli di guardia: Henry non dà più notizie di sé dalla notte tra il 26 e il 27 novembre. Oggi, in ospedale a Dolo, si eseguirà l'autopsia e il test del Dna: questi due accertamenti scientifici spiegheranno la causa della morte e daranno definitivamente un'identità a quel corpo. Quantomeno potranno confermare (o smentire) con precisione se si tratti di Kazim. 
NESSUNA NOTIZIAL'eventuale ritrovamento del suo corpo, però, non chiuderà la vicenda, anzi. Ora inizierà la fase delle indagini, perché la storia di questo 19enne di origini nigeriane, nato e vissuto sempre in Riviera del Brenta, è quella di un ragazzo come tanti. Dallo sport allo studio, dal volontariato agli amici. Talento naturale nel rugby, tanto da togliersi diverse soddisfazioni approdando in prima squadra nella squadra della sua città, in serie B. La pagina Facebook del Rugby Riviera era stata la prima a lanciare l'allarme: il presidente Flavio Lupato lo ama come un figlio. E poi c'è lo studio. Perché dopo il diploma di geometra all'istituto 8 Marzo di Mirano, si era iscritto all'Università, a Padova, facoltà di Scienze politiche. Un secchione, per gli amici, sempre con la testa china sui libri in biblioteca. Infine, il volontariato: dopo gli scout, aveva cominciato a collaborare con la Casa San Raffaele, che dà accoglienza ai migranti perché, come amava ripetere, «lavorare qui mi aiuta a capire quanto sono stato fortunato a nascere in Italia, e quanto siano stati fortunati i miei genitori ad avercela fatta». Perché un ragazzo con così tanti stimoli, sogni, progetti, potrebbe aver pensato di mandare tutto all'aria? L'unica anomalia riscontrata dai carabinieri è quella lite in famiglia avvenuta la sera prima che se ne andasse. A scaldare gli animi, la sparizione di una collanina in casa. A quanto pare, il ragazzo l'avrebbe rivenduta per pagare i danni causati in un piccolo incidente. Uno screzio da nulla, insomma. Sproporzionato, forse, alla decisione di scomparire nel nulla. 
LE SEGNALAZIONIHenry avrebbe mandato solo un ultimo audiomessaggio prima di spegnere il cellulare. Poi, dopo l'allarme, decine di avvistamenti segnalati alle forze dell'ordine. L'ultimo solo pochi giorni fa. Tutti verificati, tutti con esito negativo. Fino al ritrovamento di quel cadavere di un uomo probabilmente, secondo i medici, immerso in acqua da più di tre settimane. L'ultima speranza che sia tutto un orribile equivoco, che si tratti solo di una maledetta serie di coincidenze, è affidata all'esame di oggi. 
Davide Tamiello
(Ha collaborato 
Luisa Giantin)

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