Suicidio a Noale. Denuncia l'aggressione dell'ex, lui si uccide: «Ho lottato per salvarmi. Mi fa soffrire chi mormora che è morto a causa mia»

Parla la donna vittima dell'aggressione dell'ex compagno che poi si è tolto la vita

Sabato 11 Maggio 2024 di Giulia Zennaro
La vittima

NOALE - «Dicono che si è ucciso per colpa mia ma non è vero: quello che leggo in giro, quelli che mormorano alle mie spalle mi fanno soffrire. Ho visto la morte in faccia, su quel pavimento sono rimasta dieci minuti faticando per respirare, lottando per la mia vita. Siamo tutti e due delle vittime». R., la donna aggredita martedì mattina in casa dall'ex compagno, che poi si è tolto la vita, racconta con le lacrime agli occhi i minuti in cui ha guardato in faccia la morte.

È successo tutto a pochi passi da qui, nell'appartamento a Mestre dove avete convissuto. Com'è stata la vostra relazione, prima della violenza di martedì scorso?
«Siamo stati insieme sei anni.

Lui aveva un bagaglio emotivo importante, come tutti. Lo dico perché voglio che si sappia che io gli ho voluto bene, anche quando avevo smesso di amarlo, ma la vita con lui non era sempre facile, forse anche a causa di sofferenze e di traumi che si trovano nel suo passato. Non era una persona vivace, amava stare a casa e viveva per lavorare: io sono diversa, gli dicevo sempre che volevo vedere il mondo, uscire di casa, ma lui non era molto partecipe. Gli dicevo "Ma non sei curioso, alzati da quel divano, la vita è una e passa in un soffio, io non voglio trascorrerla in casa guardando la televisione". Le differenze di carattere, durante la convivenza, si sono fatte sentire e ho deciso di lasciarlo».

Ma lui non se n'era fatto una ragione.
«Era da almeno cinque mesi che ci eravamo lasciati ma lui ancora sperava potessimo tornare insieme. Mi diceva "Ma come fai a non soffrire?", e io gli dicevo che avevo voltato pagina, ero convinta della mia scelta. Ma non gli ho mai negato la mia amicizia. Negli ultimi mesi lui era diventato più introverso, più cupo del solito e in più mi riempiva di messaggi e di chiamate chiedendomi di tornare insieme. Ma, prima di martedì, non mi aveva mai fatto del male».

Lui, inoltre, non aveva mai riconsegnato le chiavi della casa di Mestre. Forse, nella mattinata di martedì scorso, sperava di poter recuperare il rapporto?
«Quella mattina lui era passato per casa per fare dei lavori in giardino. Ha insistito lui per venire, lo faceva spesso, me lo ritrovavo anche di sopra a farsi il caffé. Ma quando l'ho visto quella mattina... Non lo so, aveva qualcosa negli occhi che non mi piaceva. Gli ho chiesto di non entrare in casa, lui mi ha seguito e mi ha detto una frase su un'offesa che secondo lui gli avevo detto giorni prima. L'ho ignorato ma lui non voleva mollare la preda. Me lo sono sentita arrivare alle spalle e quando mi sono girata ho visto che la sua espressione era cambiata. Aveva perso il controllo: mi ha stretto le mani al collo, mi ha trascinata per terra, sull'ingresso di casa, e mi ha tenuta così per almeno dieci minuti. Io lì ho pensato "Sto per morire, è finita"».

Come sei riuscita a sopravvivere?
«Con la forza della disperazione. Ho lottato ma lui era più forte, così l'ho accarezzato sulla guancia e gli ho sussurrato "ti voglio bene". Lui deve aver sentito come una sensazione di affetto che l'ha fatto tornare in sé, ha mollato la presa e mi ha fatta rialzare. Ho dovuto tranquillizzarlo: quando si è reso conto di cosa mi aveva fatto mi ha detto "Adesso mi uccido". Io gli ho detto che andava tutto bene, che si sarebbe risolto tutto e sono andata in pronto soccorso».

Da sola?
«Lui non mi ha accompagnata».

Dall'ospedale di Mestre è partita la denuncia in automatico, grazie al Codice Rosso. Tu volevi denunciarlo?
«Ci ho pensato, ero preoccupata per le ripercussioni su di lui».

Quando il giorno lui non si presenta al lavoro, hai chiamato i carabinieri di Noale, dove era tornato a vivere, che l'hanno trovato morto.
«Soffro per la sua morte, gli ho voluto bene fino alla fine, sono giorni che piango. Vorrei far sapere alla sua famiglia che non sono io la causa di quello che gli è successo. In questa storia ci sono due vittime e due vite distrutte. Non avrei mai voluto che gli accadesse questo. Ho dovuto scegliere e ho scelto di vivere. Si dice che l'amore fa male ma non si può morire per amore». 

Ultimo aggiornamento: 19:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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