Litigio con i genitori, rugbista scomparso

Mercoledì 5 Dicembre 2018
Litigio con i genitori, rugbista scomparso
IL CASO
MIRA (VENEZIA) C'è qualcosa di strano, di non detto, nella scomparsa di un ragazzo di 19 anni. Un giovane con tanto da perdere, che avrebbe lasciato tutto e tutti per ricominciare da zero altrove, forse da solo. Da una settimana Henry Kazim non dà più notizie di sé. Origini nigeriane ma passaporto italiano, nato e vissuto a Mira (Venezia), in riva al Brenta. Una lite in famiglia, tra genitori e figli, come se ne vedono tante. Poi, il nulla: il giovane, nel cuore della notte, è uscito di casa e non è più rientrato. Non una telefonata, non un messaggio. Solo un ultimo sms agli amici prima di staccare il cellulare: «Vi voglio bene».
VITA PIENA
La vita di Henry è proprio come quella di tanti coetanei: un presente colmo di stimoli per alimentare le speranze sul futuro. Dallo sport allo studio, dal volontariato agli amici. Henry, nel rugby, ha trovato una valvola di sfogo. Talento naturale e stazza da atleta, si è già tolto diverse soddisfazioni approdando in prima squadra del Rugby Riviera, in serie B. «Può diventare un campione, ha tutto per emergere», dicono i compagni di squadra e il presidente della sua società, Flavio Lupato. La pagina Facebook del Rugby Riviera è stata la prima a lanciare l'allarme. «Siamo in continuo contatto con la famiglia e con le forze dell'ordine - spiega - nella speranza di avere al più presto qualche notizia». E poi c'è lo studio. Perché dopo il diploma di geometra all'istituto 8 Marzo di Mirano, si è iscritto all'Università, a Padova, facoltà di Scienze politiche. «Io me lo ricordo sempre in biblioteca, chino sui libri - racconta un amico, Tommaso - è un ragazzo serio e molto timido. Ma quando prende confidenza si lascia andare e mostra tutto il suo carattere travolgente, da vero uragano. Adorava aiutare gli altri, il volontariato per lui era quasi una missione». Anche per questo, dopo gli scout, ha cominciato a collaborare con la Casa San Raffaele, che dà accoglienza ai migranti. «Lavorare qui mi aiuta a capire quanto sono stato fortunato a nascere in Italia, e quanto siano stati fortunati i miei genitori ad avercela fatta», ripeteva sempre. Ecco, questo è Henry. Un ragazzo con la testa sulle spalle, con voglia di radici, con una valanga di progetti. Ed è proprio per questo che risulta ancora più difficile pensare che abbia deciso di mandare tutto all'aria.
LA SCOMPARSA
«Ci sono stati degli screzi racconta Williams, il fratello maggiore come ce ne sono sempre in una famiglia, ma nulla di grave o che non si possa risolvere con il dialogo. Poi verso l'una siamo andati a dormire, io e Henry dividiamo la stessa stanza. Alle 5 mi sono svegliato e non l'ho visto nel suo letto. Ci siamo preoccupati e ho provato a chiamarlo, ma il cellulare era già staccato». La sera prima della scomparsa, raccontano gli amici, c'è stato un episodio strano. «Una macchina scura l'ha affiancato mentre tornava dall'allenamento. Ha parlato con degli uomini, degli sconosciuti. Poi se ne sono andati». Dopo la denuncia ai carabinieri, le ricerche. Che però, finora, non hanno prodotto granché: un ragazzo nero, di un metro e novanta con fisico atletico, è una descrizione troppo generica per avere riscontri efficaci. Di segnalazioni ne sono arrivate diverse, da Aosta a Palermo. Il giorno dopo la scomparsa sarebbe stato avvistato prima a Marghera, poi a Pisa. Nessuna che sia servita però a riportarlo dai suoi cari. «Vogliamo solo che ci faccia sapere che sta bene - continuano gli amici - e speriamo che decida di tornare presto tra noi».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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