MESTRE - Un pestaggio brutale, selvaggio, a suon di pugni e calci, mentre uno dei due aggressori teneva ferma la vittima all'interno di un ascensore largo poco più di un metro.
È stato ucciso così Lorenzo Nardelli, il trentaduenne di Salzano che, nella notte dello scorso 9 agosto sbagliò scala, nel condominio Bandiera, in via Rampa Cavalcavia 9, a Mestre: invece che da una escort con cui aveva preso appuntamento, finì nell'appartamento di una coppia di cugini di nazionalità moldava, Radu Rusu e Marin Rusu, ora accusati di omicidio volontario aggravato, reato per il quale rischiano l'ergastolo.
La medico legale Cristina Mazzarollo ha ricostruito con il crudo linguaggio di un'autopsia le gravi lesioni inflitte a Nardelli, estese su tutto il corpo, smentendo l'ipotesi che il giovane abbia a sua volta colpito i suoi carnefici: sulle sue mani, infatti, non è stato rinvenuto alcun segno, così come i due cugini Radu non hanno riportato ferite da percosse, ha spiegato.
FATALI LE LESIONI CEREBRALI
Le lesioni letali sono state quelle inferte al capo e al volto di Lorenzo, che hanno provocato danni cerebrali gravissimi. La medico legale ha spiegato che uno dei due aggressori è probabilmente salito con i piedi sopra il trentanovenne per tenerlo immobilizzato con la faccia a terra mentre si infieriva sul suo corpo, senza pietà. Le ferite subite erano così gravi che, anche nel caso di un soccorso più tempestivo non si sarebbe potuto salvare: quando la polizia riuscì finalmente ad aprire l'ascensore trovò Nardelli esanime, come fosse seduto a terra, il capo in avanti e le braccia lungo il corpo.
La difesa dei due imputati, rappresentata dagli avvocati Giorgio e Luca Pietramala, anche attraverso il proprio consulente di fiducia, Matteo Bolcato ha cercato di creare qualche crepa nella ricostruzione del medico legale della procura, puntando soprattutto sulla minore partecipazione di Marian Rusu che, a differenza del cugino, non ha le nocche della mano destra lesionate a seguito dei pugni sferrati.
LA MADRE
In apertura di udienza è stata ascoltata la madre di Lorenzo che, con grande dignità e tanta sofferenza, ha raccontato la notte in cui fu avvisata di quanto accaduto al figlio. Alla Corte d'Assise, presieduta da Stefano Manduzio, ha detto di non aver ignorato che il figlio assumesse droga: sapeva solo dei suoi problemi con l'alcol. La sorella del trentanovenne ha smentito che Lorenzo avesse fatto corsi di arti marziali.
Il processo proseguirà nelle udienze del 13 e 20 maggio: non è escluso che i due imputati chiedano di farsi ascoltare da giudici e giuria popolare.