Costi sempre più alti: il porto di Chioggia è in bilico e i clienti puntano su destinazioni alternative

Domenica 5 Novembre 2023 di Roberto Perini
Porto di Chioggia

CHIOGGIA - Il porto di Chioggia rischia il peggio.

Ormai non risulta più competitivo con quelli vicini perché, a causa di una serie di preoccupanti fattori, primo fra tutto la mancata adozione di politiche mirate, i costi sono lievitati oltre il limite dell'accettabilità. In pratica non è più in grado di reggere la concorrenza.

IL CASO
Ad esempio, da quando lo scalo clodiense non dispone più del rimorchiatore che ha avuto a propria completa disposizione sino allo scorso anno, si rende necessario farne accorrere di volta in volta uno da Venezia per le manovre di entrata ed uscita di tutte le unità superiori ad una certa stazza. Il costo del servizio è aumentato del 300 per 100 perché, com'è ovvio, la compagnia mette in conto il trasferimento. L'indisponibilità immediata del traino crea ingenti perdite di tempo e denaro anche quando, a causa di improvvisi peggioramenti delle condizioni meteo marine, i comandanti delle piccole navi (che durante giornate di calma entrano ed escono autonomamente) ne chiedono l'intervento. Senza l'assistenza del rimorchiatore verrebbe messa a repentaglio la sorte della nave. In questi casi, fra la chiamata e l'arrivo dell'indispensabile mezzo da manovra, a causa di una congerie di motivi, intercorrono spesso tempi lunghissimi. Inoltre, gli armatori delle navi ferme per cause di forza maggiore, nell'attesa del rimorchiatore, si ritrovano a dover pagare comunque gli altri servizi tecnico nautici nel frattempo attivati. Debbono essere ad esempio pagati i piloti (giocoforza inattivi) che affiancano i capitani nella navigazione in ambito portuale e gli ormeggiatori, costretti ad attendere in banchina senza far nulla. La situazione è denunciata dalle agenzie marittime e case di spedizioni che rischiano davvero la chiusura. Si tratta di nove società altamente specializzate.


«Dall'8 giugno, data in cui sono entrare in vigore le attuali modalità penalizzanti si legge in una nota - anche i pochi clienti affezionati sopravvissuti al lungo periodo in cui le secche, recentemente eliminate, avevano reso lo scalo mercantile di Val da Rio inaccessibile alle navi di media stazza, stanno valutando scali alternativi. Loro malgrado, poterebbero dirottare i traffici in qualunque altro porto dell'Alto Adriatico, da Trieste ad Ancona». In questo caso, finirebbero pure vanificati gli sforzi dei professionisti che ormai da lunghi mesi stanno facendo l'impossibile pur di riportare a Chioggia i traffici perduti a causa delle secche. Il crollo degli arrivi e delle partenze ha, nel frattempo, messo in ginocchio i terminalisti portuali. Si tratta delle aziende che danno lavoro alle maestranze addette al carico ed allo scarico delle merci. I circa 40 dipendenti delle tre società attive a Chioggia espletano, organizzano e gestiscono le operazioni e dei servizi del ciclo portuale. «I terminalisti hanno già comunicato riferiscono gli agenti e gli spedizionieri - che qualora, entro il 31 dicembre, non fosse raggiunto un accordo nel merito dei canoni per il rinnovo delle rispettive concessioni demaniali, saranno giocoforza obbligati a ridimensionare drasticamente il personale o addirittura cessare ogni attività».
 

Ultimo aggiornamento: 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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