Venezia. Il porto offshore in mare aperto fa paura a molti altri scali: progetto da 2 miliardi a 8 chilometri da Malamocco

Martedì 25 Aprile 2023 di Elisio Trevisan
Venezia. Il porto offshore in mare aperto fa paura a molti altri scali

MESTRE - Se, come si teme, tra una ventina d'anni il Mose verrà attivato cinquanta volte l'anno, e ogni volta per più giorni, non ci saranno conche di navigazione sufficienti a mantenere in vita il porto; oltretutto le conche ospitano navi da 150 metri che costituiscono appena il 10% del traffico dello scalo veneziano, e quindi già si parte male. Eppure a sostenere la necessità di chiedere i soldi del Pnrr, quelli che il Sud Italia non ha saputo ottenere per mancanza di progettualità, qui a Venezia per ora sono solo gli operatori portuali: ai primi di aprile hanno rispolverato il progetto Voops per un porto d'altura 8 chilometri al largo di Malamocco che può ospitare banchine per le navi da crociera e per quelle porta container risolvendo così i problemi di accessibilità dello scalo veneziano.

Comune e Regione, che pure qualche giorno prima avevano detto al Governo di essere pronti ad investire i soldi del Pnrr non assegnati dall'Europa, non hanno battuto ciglio. E nemmeno l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) ha colto l'occasione se non altro per avviare un dibattito; anzi, il presidente Fulvio Lino Di Blasio ha ribadito che il futuro del porto veneziano è all'interno della laguna e di Porto Marghera, nonostante il concorso di idee (varato in base al decreto Draghi che ha bloccato definitivamente il transito delle navi da crociera per il bacino di San Marco) per un porto offshore da costruire davanti al Lido.

CONCORSO DI IDEE

I maligni dicono che un vero porto veneziano in mare aperto darebbe fastidio a molti porti italiani, in particolare a quello di Genova tutelato dal potente viceministro leghista delle Infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi, e che quindi è meglio un concorso di idee che probabilmente non porterà a nulla piuttosto che un progetto già pronto per essere realizzato e finito in un cassetto dopo che il promotore, il presidente del Porto, Paolo Costa, nel 2017 ultimò il suo mandato e venne sostituito da Pino Musolino. Il progetto Voops (Venice Offshore Onshore Port System) da 2 miliardi di euro prevede di ricevere in mare aperto le navi porta container più grandi che non riescono a entrare in laguna e portare con delle navi più piccole (Mama Vessel) i container nell'area Montesyndial a Marghera dove vengono aperti, e i prodotti lavorati per gli assemblaggi finali e poi inviati ai destinatari via camion e treno; quel porto può ospitare anche le navi da crociera, come previsto dalla legge Draghi, la 103 del 2021. C'è pure un'idea alternativa alle Mama Vessel, ossia un tunnel ferroviario elettrificato (anche se in Italia i tunnel hanno sempre avuto scarso successo) dal porto offshore fino a Porto Marghera, Mestre Stazione FS, Aeroporto Marco Polo, Venezia e Chioggia, trasportando, alternativamente, container e passeggeri: lo propone, per una spesa di 3,5 miliardi, la norvegese Norconsult per evitare l'aumento dei costi derivante dalla rottura di carico determinata dallo scarico dei container sulla piattaforma d'altura e dal loro carico sulle navi più piccole, le Mama Vessel. Per gli operatori portuali è una questione tutta da discutere: in primo luogo le operazioni sulla piattaforma durano al massimo mezz'ora contro le due ore e mezza per arrivare a Porto Marghera, anche se è vero che, per converso, ci devono essere ormeggiatori e rimorchiatori in mare aperto e quindi i costi aumentano; in secondo luogo perché la merce può sopportare le rotture di carico negli interporti di Padova e Verona e non nel porto offshore nel caso che Marghera diventasse interporto?

LA CONCORRENZA

Oggi i due terminal container veneziani, Vecon e Tiv, possono movimentare circa 650 mila contenitori l'anno, ma con un porto in mare aperto arriverebbero a 2 milioni e mezzo e quindi in proporzione i costi si abbasserebbero di molto. Però questo darebbe parecchio fastidio agli interporti che si ritroverebbero una concorrenza fortissima e, al pari di Genova e altri scali, invece di combattere sul libero mercato, magari alzerebbero gli scudi protezionistici. Venezia, insomma, può galleggiare ma potrebbe anche navigare.

Ultimo aggiornamento: 12:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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