Il Musme messo in ginocchio dal lockdown: 10 dipendenti, 50mila visitatori, servono risorse straordinarie

Mercoledì 3 Giugno 2020 di Alberto Rodighiero
Lezioni online di "Live anatomy", foto dal sito del Musme

PADOVA - Lo stanziamento straordinario per salvare il Musme, Museo della Medicina, non sembra convincere tutti i soci pubblici. Se, da un lato, il Comune sembra possibilista, dall’altro l’Università non nasconde qualche perplessità rispetto allo stanziamento di qualche decina di miglia di euro che dovrebbero consentire alla struttura di via San Francesco, messa in ginocchio dalla crisi sanitaria, di arrivare fino alla fine dell’anno. Dei distinguo che potrebbero affiorare venerdì prossimo quando i rappresentanti di Regione, Comune, Provincia, Università, Ulss 6 Euganea e Azienda ospedaliera, in una riunione convocata ad hoc, dovranno dare una risposta alla richiesta d’aiuto lanciata qualche giorno fa da Francesco Peghin, presidente della Fondazione che gestisce lo spazio museale.

Le speranze di Giordani
«So che il museo è in difficoltà – ha spiegato ieri il sindaco Sergio Giordani –. Mi auguro che tutti i soci possano collaborare per uscire da questa situazione. Per forza di cose sarà necessario trovare delle risorse, non possiamo permettere la chiusura di questa realtà». Il primo cittadino, però, è conscio che, in un periodo come questo, non è per nulla scontato che si possano trovare finanziamenti per iniziative di questo tipo. «Mi auguro che ci sia uno sforzo collettivo per raggiungere questo obiettivo, non posso negare, però, che sarà dura – ha ammesso il sindaco –. Il punto è che, in questi anni, la gestione è sempre riuscita a far quadrare i conti. Questi tre mesi di chiusura, però, hanno fatto saltare tutti gli equilibri».

La posizione del Bo
Se da parte di Giordani, seppure con qualche timidezza, pare esserci la volontà di mettere mano al portafogli, un messaggio diverso è arrivato, sempre ieri, dal rettore Rosario Rizzuto. «Come Ateneo – ha spiegato Rizzuto - abbiamo tutto l’interesse a contribuire perché un’esperienza di questo tipo continui ad andare avanti. Venerdì, infatti, ascolteremo con molto interesse il piano che ci verrà presentato da chi gestisce il museo. Come università, continueremo a dare il nostro apporto per quel che riguarda le risorse umane e i pezzi da mettere in esposizione» ha concluso Rizzuto non facendo nessun riferimento ad un possibile stanziamento economico. Una circostanza che potrebbe far presupporre che il Bo non abbia intenzione di mettere mano al portafogli.

Situazione grave
Che la situazione sia particolarmente grave, lo testimonia la lettera che, lo scorso 25 maggio, Peghin ha scritto ai soci della Fondazione. «L’emergenza Covid, a partire da marzo, ha completamente bloccato le attività e quindi la possibilità di ricevere tramite visite, eventi e altre iniziative, gli introiti che garantiscono la sostenibilità economica del museo – ha scritto Peghin - Come sapete il Musme è stato inaugurato nel giugno di 5 anni fa, grazie all’investimento economico e in altre forme dei soci fondatori, della Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo e a quello di una società privata, Palazzo della Salute srl, che ha investito 230.000 euro per avere l’affidamento in gestione dell’immobile per un periodo di 18 anni e avviare le attività museali». «La Fondazione Musme ha mantenuto il ruolo di indirizzo e controllo scientifico dell’attività del museo e di sostegno promozionale alle attività grazie alle quote annuali dei soci fondatori, attualmente consistenti in complessivi 60 mila euro - ha aggiunto il presidente - Una formula di collaborazione pubblico-privato che ha funzionato molto bene. Il museo ha raggiunto in meno di 5 anni la ragguardevole cifra di 50 mila visitatori da tutta Italia e anche dall’estero, di cui una quota importante proveniente dal mondo scolastico. Questo pur avendo limitatissime risorse economiche a disposizione per promuoversi».

«Rischio chiusura»
«Ora questa esperienza rischia di chiudere i battenti perché il gestore dell’affidamento, che finora riusciva a mantenere il conto economico in equilibrio, è sul punto di rinunciare alla gestione perché, con una decina di dipendenti a carico, da mesi non ha più entrate né la prospettiva di averne in maniera sufficiente: se dovesse riaprire ora il mondo delle scuole non avrebbe la possibilità di effettuare visite, l’organizzazione di eventi congressuali e formativi sarebbe in stallo e in generale si avrebbe una scarsissima affluenza di visitatori dovuta al momento ancora critico – ha concluso -. Il gestore, non essendo finanziariamente in grado di poter continuare a lungo l’attività in queste condizioni, chiede ai soci fondatori un sostegno straordinario fino a fine anno, periodo in cui presumibilmente potrebbero ripristinarsi condizioni normali di attività.

L’alternativa, con la rinuncia all’affidamento, vedrebbe vanificato quanto costruito in questi anni». 

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