La crisi da Covid cancella più di 300mila imprese, 57mila bar e ristoranti a rischio chiusura

Martedì 29 Dicembre 2020 di Maurizio Crema
La crisi da Covid cancella più di 300mila imprese, 57mila bar e ristoranti a rischio chiusura
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La pandemia colpisce duramente il terziario. Secondo la Confcommercio, a fine anno ci saranno più di 300mila imprese in meno nel settore, l'80% a causa del Covid.

Decine di migliaia i lavoratori e i professionisti a rischio. Il presidente Carlo Sangalli: «Il 2020 si chiude con un bilancio drammatico per il nostro sistema produttivo. Quasi mezzo milione tra imprese e lavoratori autonomi potrebbero chiudere l'attività. Oltre all'indispensabile vaccino sanitario, c'è bisogno del vaccino economico, cioè indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l'utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in modo l'economia del nostro Paese».


I PIÙ COLPITI

I settori più colpiti dalla pandemia e dal crollo dei consumi (spesi circa 120 miliardi in meno sul 2019): tempo libero, agenzie viaggio, abbigliamento, ristorazione, trasporti. Pesanti effetti della crisi da virus anche sulle attività professionali. L'ufficio studi dell'organizzazione stima che a fine anno «chiuderanno oltre 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato, fenomeno non compensato dalle 85mila nuove aperture». Il taglio netto è di quasi 305mila imprese (- 11,3%), 240mila esclusivamente a causa della pandemia. L'emergenza sanitaria con tutte le conseguenze che ne sono derivate, restrizioni e chiusure obbligatorie incluse - ha acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6% all'11,1%) e addirittura più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%). Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8% rispetto al 2019, mentre nel commercio la caduta è pari all'8,3%.


FILIERA

Tra i settori più colpiti, abbigliamento e calzature (-17,1%, 17mila aziende chiuse), ambulanti (-11,8%, meno 22mila imprese) e distributori di carburante (-10,1%, quasi 1800 in chiusura). Nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%, meno 3939 imprese), bar e ristoranti (-14,4%, chiudono in oltre 57mila) e trasporti (-14,2%, meno 23.266 imprese). C'è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente la sparizione di un'impresa su tre (- 23.931. Alla perdita di imprese conclude la nota di Confcommercio - va poi aggiunta anche quella relativa ai lavoratori autonomi, soggetti titolari di partita Iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria. Si stima la chiusura per circa 200mila professionisti, operanti nelle attività scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro. L'anno quindi potrebbe chiudersi con uno stop per mezzo milione di attività. I consulenti del lavoro stimano che con lo sbloccco dei licenziamenti a fine marzo potrebbe essere tagliato il 10% degli occupati nelle Pmi e quasi il 15% dei lavoratori autonomi. In base al sondaggio, il 70% dei consulenti ritengono che le aziende torneranno ai livelli di fatturato pre crisi solo «entro il 2022». Finanziamenti garantiti dallo Stato e moratorie attivate dal governo hanno dato una mano ma non sono dunque bastati. Secondo i dati presentati dal sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti sono state oltre 2,7 milioni a livello nazionale, per 301 miliardi. Oltre 124 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Pmi. In Veneto oltre 146mila le richieste di garanzia per un importo finanziato di 14,3 miliardi, media 98mila euro per azienda. Più di 85mila le richieste in Veneto di prestiti fino a 30mila euro per quasi 1,8 miliardi. Sospesi versamenti tributari per 262 milioni e prorogati acconti per 411 milioni.

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